
Animali in via d’estinzione: 10 specie a rischio in Italia e nel mondo
Indice dei contenuti
Cambiamento climatico, deforestazione e bracconaggio: sono solo alcune delle principali cause che portano ogni anno all’estinzione di centinaia di specie animali. Ma cosa possiamo fare per fermare questo triste fenomeno? Scopriamolo insieme.
Se pensiamo che il termine estinzione di massa riguardi solo un passato a noi molto lontano, ci sbagliamo di grosso. Secondo gli scienziati siamo, infatti, attualmente nel bel mezzo della sesta estinzione di massa della storia. L’unica differenza rispetto alle precedenti sta nel fatto che questa volta è l’azione dell’uomo – e non una catastrofe naturale – a spingere verso l’estinzione centinaia di migliaia di specie animali e vegetali, peraltro ad un ritmo mai sperimentato in precedenza. Tra le cause principali troviamo infatti varie tipologie di fenomeni, tutti di origine antropica, quali il riscaldamento globale, l’urbanizzazione, l’agricoltura intensiva e il bracconaggio.
E se, in parte, l’estinzione delle specie animali e vegetali è un fenomeno legato alla ciclicità della vita sulla Terra, dall’altra si stima che le attività antropocentriche abbiano accelerato questo tasso di perdita delle specie da 1.000 a 10.000 volte in più rispetto al ritmo naturale.
La buona – e allo stesso tempo cattiva – notizia è che, se l’uomo è il principale responsabile della devastazione ambientale a cui stiamo assistendo, è anche l’unica specie ad avere gli strumenti per difendere la sopravvivenza del nostro Pianeta e porre un freno all’allarmante impoverimento degli ecosistemi naturali a cui stiamo assistendo.
La chiave è dunque quella di ricostruire un rapporto più virtuoso con l’ambiente che ci circonda, un rapporto basato sul rispetto della biodiversità e delle risorse naturali invece che sul loro sfruttamento scellerato. Ma cosa possiamo fare concretamente, a livello individuale e collettivo, per salvare gli animali a rischio d’estinzione e fermare la devastazione ambientale a cui stiamo tutti – più o meno inconsciamente – prendendo parte? Per scoprirlo, dobbiamo innanzitutto capire che cosa si intende per “rischio d’estinzione”.
Animali in via d’estinzione: quante sono le specie a rischio secondo le liste rosse dell’IUCN?
Sebbene sia pressoché impossibile stimare il numero esatto di animali che si estinguono ogni anno (basti pensare che, delle circa 8.7 milioni di specie di piante e animali, l’uomo ne ha finora scoperte e identificate soltanto 1.2 milioni, in larga parte insetti), gli scienziati stimano che il 28% delle specie animali ad oggi conosciute siano a serio rischio d’estinzione. Tra queste, il 23% delle specie mammifere, 14% degli uccelli, il 25% dei rettili e il 41% degli anfibi.
Questi dati ci arrivano direttamente dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), che ogni anno, dal 1964, è impegnata nella compilazione della Lista Rossa degli Animali in Via d’Estinzione, il database di informazioni più completo sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il pianeta terrestre. Un documento molto influente, a tal punto che è spesso alla base delle politiche di conservazione approvate da diversi enti governativi e istituzioni europee.
Nello specifico, la Lista classifica le specie a rischio in base allo status di conservazione e alle minacce legate alla loro sopravvivenza. All’interno del database troviamo così un elenco sia di specie “estinte”, che “estinte in natura” (ovvero non più presenti in natura, ma che sopravvivono soltanto in coltivazioni, allevamenti o fuori dall’ecosistema d’origine), “in pericolo critico” (cioè che presentano una probabilità di estinzione del 50% nei prossimi 10 anni o tre generazioni), quelle “in pericolo” (se la probabilità di estinzione stimata è superiore al 20% in 20 anni o in cinque generazioni) e, infine, le “vulnerabili” (se la probabilità di estinzione è stimata superiore al 10% in 100 anni). Attualmente, la lista comprende 150.388 specie a livello globale, di cui oltre 42.100 sono prossime alla scomparsa e 5.000 in grave pericolo di estinzione.
La situazione in Italia non è certamente migliore. Infatti, secondo le liste rosse del Comitato Italiano dell’IUCN, 6 delle 672 specie di vertebrati valutate in Italia si sono estinte in tempi recenti, mentre le specie in via d’estinzione sono in totale 161 (138 terrestri e 23 marine), ossia il 28% delle specie valutate. In linea generale, le specie acquatiche (quali pesci cartilaginei, pesci d’acqua dolce e anfibi) sono più minacciate di quelle terrestri (rettili, uccelli e mammiferi).
Quali sono le principali cause che portano ogni anno all’estinzione di un numero così elevato di specie animali?
L’azione dell’uomo e la minaccia per le specie a rischio d’estinzione: cambiamento climatico, deforestazione e bracconaggio tra le cause principali.
Come accennato in precedenza, l’estinzione delle specie faunistiche è, in una certa misura, un fenomeno del tutto normale e legato ai normali cicli naturale (tra le cause principali possiamo trovare il mutamento improvviso dell’ambiente in cui vive la specie, la comparsa di una specie concorrente o di una specie predatrice). Tuttavia, l’azione dell’uomo sugli ambienti e sugli habitat naturali a contribuito ad accelerare -se non addirittura ad innescare- il tasso naturale di estinzione delle specie. Vediamo in che modo.
- Cambiamento climatico e riscaldamento globale: tra le cause principali dell’estinzione delle specie animali a rischio è il cambiamento climatico causato dalle attività antropiche. Secondo un recente rapporto dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite), intitolato Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità, il 48% delle specie animali e vegetali è oggi a rischio estinzione proprio a causa del cambiamento climatico. Il riscaldamento globale sta infatti contribuendo ad “estremizzare” eventi meteorologici quali pioggia e siccità, causando rispettivamente inondazioni incontrollabili, incendi boschivi e inaridimento dei terreni, con conseguenti pericoli sia per il delicato equilibrio ecosistemi naturali che per i loro abitanti.
Inoltre, l’innalzamento delle temperature medie globali è una delle cause primarie di fenomeni che hanno dirette conseguenze sulla capacità di sopravvivenza delle specie animali, quali lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari e l’acidificazione degli oceani. - Deforestazione ed urbanizzazione: la deforestazione su larga scala non costituisce soltanto una minaccia diretta alla sopravvivenza di migliaia di specie animali, che si vedono private della propria “casa”, ma riduce anche la possibilità delle foreste di assorbire anidride carbonica, aggravando così in modo indiretto il fenomeni legati al cambiamento climatico e tutti i rischi per la sopravvivenza animale ad essi connessi. Basti pensare che più di 8mila specie vegetali e 2.300 animali stanno rischiando l’estinzione a causa della distruzione messa in atto dagli esseri umani nella foresta amazzonica. Simile discorso vale per l’urbanizzazione: si prospetta che entro il 2030 il 70% della popolazione globale vivrà in città. Questo porterà ad una pressione senza precedenti sulle già altamente sfruttate risorse naturali, nonché all’intensificarsi di problemi ambientali quali inquinamento e cambiamento climatico che, come abbiamo visto, portano a serie minacce per la sopravvivenza degli ecosistemi naturali.
- Inquinamento idrico, acustico, luminoso e atmosferico: l’inquinamento, sia esso idrico, acustico, luminoso o atmosferico, pone anch’esso seri rischi alla sopravvivenza di diverse specie animali. Basti pensare che i fumi di scarico di automobili e camion “confondono” gli insetti impollinatori, con conseguenze che non si limitano soltanto alla loro sopravvivenza, ma arrivano ad alterare interi ecosistemi naturali, con conseguenze anche per l’uomo e per la sua capacità futura di coltivare diverse tipologie di cibo. Similmente, l’inquinamento dei corpi idrici, spesso frutto di attività industriali, è in grado di alterare gli equilibri degli ecosistemi marittimi e lacustri, con conseguenze che possiamo tutti immaginare per diverse specie di pesci ed anfibi.
- Caccia e bracconaggio: secondo un rapporto della CMS (Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals), caccia e bracconaggio impattano in modo notevole sulla sopravvivenza di diverse specie animali, ancora più se queste sono già gravemente a rischio d’estinzione. Il Csm ha infatti evidenziato che oltre 34 specie inserite nella lista rossa dell’IUCN vengano cacciate per essere usate in modo diretto (ovvero da privati individui per scopi privati), mentre 27 sono oggetto di commercio internazionale e e 22 di commercio internazionale.
- Agricoltura intensiva e introduzione di specie aliene vegetali o animali: l’ultima impellente minaccia posta dall’uomo alla sopravvivenza di migliaia di specie animali è quella legata all’uso di pesticidi, fertilizzanti artificiali e altre sostanze chimiche sulle colture intensive, le quali pongono sia rischi diretti che indiretti alla sopravvivenza di diverse specie di insetti. Allo stesso modo, l’introduzione di colture geneticamente modificate e di specie animali o vegetali aliene contribuisce ad alterare l’equilibrio di interi ecosistemi naturali, minacciando la sopravvivenza delle specie animali che ne sono parte integrante.
10 specie a rischio d’estinzione in Italia e nel mondo
Ecco 10 specie correntemente a rischio d’estinzione, 5 in Italia e 5 nel mondo. Molte di queste sono entrate da tempo nell’immaginario collettivo, come il koala o la tartaruga comune (Caretta Caretta), altre sono meno conosciute, ma non per questo meno affascinanti. In entrambi i casi, riteniamo che dare una “volto” a questo preoccupante fenomeno sia utile per realizzare la portata dei danni che stiamo collettivamente causando e a chiederci attivamente che cosa possiamo fare per porvi rimedio.
Le specie a rischio d’estinzione in Italia
Orso bruno marsicano
Attualmente si contano soltanto una cinquantina di esemplari di questo maestoso animale montano, raccolti prevalentemente all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Tra le cause dell’estinzione una notevole riduzione degli spazi forestali e boschivi che questa specie era solita abitare, ma anche caccia illegale ed attività di bracconaggio.
Caretta Caretta
La Caretta Caretta (o tartaruga marina comune) è la specie più diffusa nel Mediterraneo, oggi a rischio di estinzione a causa della cattura accidentale che spesso avviene durante le battute di pesca, la distruzione dei siti riproduttivi ad opera delle attività di estrazione mineraria in alto mare e la presenza di rifiuti (soprattutto reti ed altri oggetti in plastica) che spesso ne causano la morte.
Aquila fasciata (o aquila del Bonelli)
L’aquila del Bonelli deve il suo nome al naturalista dell’800 Franco Andrea Bonelli, che ne ha scoperto per la prima volta l’esistenza. Ad oggi in Italia sopravvivono circa 50 coppie di questa specie, locate quasi esclusivamente in Sicilia e, più raramente, in Calabria e Sardegna, dove è in corso un progetto di reintroduzione della specie.
Pernice bianca
Bianca d’inverno e scura d’estate, questo uccello che vive in prevalenza nelle praterie alpine è stato da qualche anno inserito nella lista rossa delle specie a rischio di estinzione in Italia come specie “Vulnerabile”. Cambiamenti climatici e caccia indiscriminata sono tra le allarmanti cause del declino di questa specie unica nel suo genere.
Diverse specie di farfalle diurne
Tanto belle quanto fragili, circa 37 delle 288 specie autoctone di farfalle diurne inserite nella Lista Rossa è oggi classificato come a rischio estinzione in Italia. Tra le cause, la diffusione su larga scala dell’agricoltura intensiva, così come l’abbandono delle aree rurali a favore della città ed il conseguente riforestamento di aree fino ad allora adibite a piccole colture di sussistenza, particolarmente amate dalle farfalle.
Le specie a rischio d’estinzione nel mondo
Rinoceronte di Giava
Il rinoceronte di Giava, anche noto come “rinoceronte della sonda”, era in passato una specie molto diffusa in diverse aree del territorio asiatico. Tuttavia, a causa di attività di bracconaggio (praticato soprattutto per il commercio illegale del suo corno), ad oggi se ne contano soltanto una sessantina di esemplari, tutti al confine del parco nazionale Ujung Kulon, tanto che a partire dal 2011 il rinoceronte di Giava è considerato come “specie estinta”.
Bradipo pigmeo
Il bradipo tridattilo pigmeo, specie endemica dell’isola Escudo de Veraguas (Panama), è una delle specie più rare a rischio di estinzione: ne esistono infatti circa 100 esemplari. Questo simpatico mammifero, che solitamente vive sulle mangrovie dell’isola, negli ultimi anni è stato minacciato dal loro taglio indiscriminato ad opera dei pescatori locali.
Koala
Il koala, uno degli animali più amati da grandi e piccini, nonché simbolo del continente australiano è ad oggi anch’esso a grave rischio d’estinzione. Gli incendi di inizio 2020 hanno infatti devastato milioni di ettari di foreste dove questi animali erano soliti vivere, oltre ad aver ucciso e gravemente ferito oltre tre miliardi di esemplari. La cosa ancora più preoccupante è che i koala mal si adattano ad altri ambienti, mentre l’aumento della CO2 nell’aria (legata in gran parte alle attività antropiche) impoverisce la qualità nutritiva delle foglie di eucalipto tanto amate da questi simpatici mammiferi, riducendo le loro fonti primarie di sussistenza.
Zebra di Grevy
450 kg di peso per il più grande animale selvatico della famiglia dei cavalli. Purtroppo, la zebra di Grevy è oggi a grave rischio d’estinzione (ne sono rimasti circa 2.400 esemplari, concentrati per lo più in Kenya), minacciata dalla presenza di allevamenti intensivi e dalla cattiva gestione delle risorse idriche allocate all’agricoltura per scopi alimentari nei territori abitati da questo animale.
Cebo Dorato
Il Cebo Dorato (o “cappuccina dorata”) è una buffa specie di primate endemica del Brasile, purtroppo sotto grave minaccia da parte delle disastrose attività di deforestazione della foresta Amazzonica, così come dallo sfruttamento minerario e dall’urbanizzazione del suo habitat d’origine. Ad oggi esistono soltanto 180 esemplari di cebi dorati, di cui il 50% sembra essere destinato a scomparire nei prossimi decenni
Come salvare gli animali in via d’estinzione: 3 semplici abitudini quotidiane
Come abbiamo visto nel corso di questo articolo, l’uomo è la causa primaria dell’accelerazione nel tasso di estinzione delle specie vegetali ed animali. E se da un lato questo testimonia il nostro egoismo come specie, dall’altra è un monito che possiamo attivamente fermare questo fenomeno, anche solo apportando alcune semplici modifiche alle nostre abitudini quotidiane. Ecco come.
- Ridurre il nostro consumo di plastica: dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari ogni anno. Tra questi troviamo sia reti da pesca abbandonate, che rifiuti umani, i quali entrano in mare sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani e dai fiumi. Poiché la maggior parte di questi rifiuti è di dimensioni millimetriche, questi vengono spesso ingeriti da diverse specie animali, tra cui tartarughe, balene, uccelli marini e pesci, causando lesioni intestinali, soffocamento o intossicazioni. Porre fine a questo abominio è tanto semplice quanto ridurre la nostra produzione di rifiuti domestici, sia evitando l’acquisto di prodotti usa e getta che di imballaggi, bottiglie e altri prodotti di uso comune in plastica, privilegiando invece confezioni in vetro, alluminio o carta riciclata.
- Adottare un alimentazione più sostenibile: meno carne e derivati animali, più frutta e verdura biologica e a km-zero. Adottare un’alimentazione -più- plant-based è il modo migliore per ridurre il nostro impatto sul pianeta (come abbiamo spiegato qui, l’industria animale è -da sola- responsabile per oltre il 15% delle emissioni di gas serra su scala globale). Come abbiamo visto, il riscaldamento globale è, a sua volta, una delle principali minacce alla sopravvivenza di migliaia di specie animali. Allo stesso modo, evitare il consumo di frutta e verdura prodotte attraverso l’uso di pratiche agricole intensive e prediligere invece prodotti freschi, biologici e di stagione ci permette di ridurre ulteriormente l’impatto ambientale della nostra alimentazione e di ridurre i rischi legati all’uso di prodotti chimici per diverse specie di insetti e piccoli mammiferi.
- Utilizzare mezzi di trasporto più ecologici: il settore degli autotrasporti è uno dei più inquinanti in assoluto, causando l’emissione di più dell’11,9% delle emissioni di gas serra a livello globale, derivanti quasi interamente da vetture alimentate a benzina, diesel, metano e gpl. Perché non puntare quindi ad usare mezzi di trasporto più ecologici per i nostri spostamenti quotidiani, quali bici o monopattino elettrico, ma anche mezzi di trasporto pubblici o – nel caso di spostamenti più lunghi – servizi di car sharing ed auto elettriche? Questo gesto così, piccolo per noi, aiuterà enormemente a ridurre la nostra impronta ecologica, beneficiando al contempo l’ambiente, gli animali, e pure la nostra salute.
In aggiunta, ricordiamoci anche che sostenere aree naturali, centri di conservazione delle specie selvatiche e progetti di ripopolamento. Contestualmente alla nostra azione, anche gli enti governativi nazionali e locali dovranno intervenire per conservare le specie a rischio prima che sia troppo tardi. La tempestività è infatti cruciale nel ridurre i costi degli interventi necessari e nell’aumentare le probabilità di successo delle azioni di conservazione. Per fare questo, le istituzioni sono in possesso di uno strumento potentissimo, quali le liste dell’IUCN, che consente di monitorare periodicamente i risultati di queste azioni e -se necessario- suggerire le dovute modifiche.
