Le 5 cose da sapere sulla bioenergia

Le 5 cose da sapere sulla bioenergia

Pulita, facilmente programmabile e rinnovabile, la bioenergia può rappresentare una valida alternativa all’uso dei combustibili fossili. Tuttavia, ci sono delle criticità associate al suo uso a cui è necessario prestare particolare attenzione.

Il potenziale della bioenergia, ovvero l’energia prodotta attraverso la combustione di scarti di materiali organici, è di frequente sottovalutato all’interno del dibattito italiano sulle fonti di energia rinnovabile, che troppo spesso si concentra esclusivamente su fonti più conosciute ed utilizzate, quali l’energia termica, idrica o solare.

Tuttavia, includere la bioenergia nel pool delle fonti rinnovabili fondamentali per attuare una sempre più necessaria transizione energetica appare oggigiorno indispensabile, sia per il ruolo crescente che le biomasse e i biocarburanti hanno acquisito negli ultimi cinque anni all’interno del “mix energetico” italiano, che per le controverse interazioni tra il settore delle bioenergie e quello agricolo e zootecnico, entrambi particolarmente rilevanti all’interno dell’economia italiana.

Ecco le 5 cose principali da sapere per capire che cos’è la bioenergia, quali sono le sue potenzialità e quali invece le criticità connesse alla sua produzione.

La bioenergia in 5 punti: produzione, vantaggi e controversie

Che cos’è la bioenergia?

Da definizione, la bioenergia è una fonte di energia rinnovabile generata attraverso la combustione della biomassa. Con il termine biomassa intendiamo qualsiasi sostanza di matrice organica, vegetale o animale, che può essere destinata a fini energetici.

Più nel concreto, questa materia organica può provenire da scarti dell’industria alimentare, forestale o agricola, quali ad esempio legna, noccioli di oliva e gusci di noce, ma anche olii vegetali, sterco o reflui animali e rifiuti urbani.

La facilità nel reperimento di questi materiali fa sì che le bioenergie siano una fonte energetica continua, facilmente programmabile e modulabile a seconda dei bisogni del momento, relativamente economica e, infine, “pulita”, in quanto la sua produzione non genera emissioni di diossido di carbonio.

Tuttavia, non è una fonte energetica inesauribile, in quanto la produzione di bioenergia è vincolata al rispetto dei cicli naturali che permettono ai materiali da biomassa di ricostituirsi. Ecco perché, nel lungo termine, il concetto di sostenibilità è necessariamente insito alla produzione di bioenergia, come vedremo meglio in seguito.

Come si produce la bioenergia?

Il processo di produzione della bioenergia (o biopower) parte dallo stoccaggio delle biomasse, che vengono triturate per ridurne le dimensioni ed omogeneizzarne la pezzatura.

Questi frammenti sono poi bruciati nelle camere di combustione delle centrali a biomassa. Il calore sprigionato dalla combustione permette l’evaporazione dell’acqua che si trova nel circuito termodinamico. Questo vapore fa quindi ruotare una turbina che, essendo collegata ad un alternatore, produce corrente elettrica alternata. Questa corrente può essere poi utilizzata sia a scopo domestico che industriale.

L’ultimo passaggio prevede poi che il vapore che esce dalla turbina venga trasformato nuovamente in acqua tramite un condensatore e poi reintrodotto nella caldaia degli impianti a biomasse, facendo ripartire il processo. Le scorie e i rifiuti di produzione sono invece trasportati in discariche dedicate al loro smaltimento.

Simili principi sottintendono il funzionamento delle caldaie a biomassa, che sono sempre più spesso utilizzate come soluzione “green” alle caldaie a gas, generalmente utilizzate per riscaldare l’acqua ad uso domestico.

Quali sono i vantaggi delle bioenergie?

Oltre ad essere una fonte di energia rinnovabile, “pulita” e facilmente programmabile in base alle esigenze dei consumatori, la produzione di bioenergia favorisce anche il recupero ed il riutilizzo degli scarti agricoli ed industriali, risolvendo quindi le criticità -sempre più pressanti- relativi al loro stoccaggio e smaltimento.

Inoltre, la produzione di bioenergie è relativamente economica, in quanto non necessita di tecnologie particolarmente sofisticate o di materie prime costose o difficilmente reperibili. Ecco perché esportare questo “modo di fare energia” in Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo potrebbe aiutare a prevenire -o perlomeno alleggerire- la loro dipendenza da combustibili fossili.

La bioenergia ha inoltre il vantaggio di avere un prezzo finale stabile e poco soggetto a variazioni, a differenza dell’energia elettrica prodotta tramite l’uso di gas naturale.

E quali gli svantaggi dell’uso di bioenergie?

Sebbene le biomasse possano costituire una valida alternativa all’uso di combustibili fossili o gas naturale nella produzione energetica, l’utilizzo di bioenergie su larga scala potrebbe presentare delle nuove ed importanti sfide a livello ambientale e sociale.

Infatti, l’espansione nella produzione di bioenergie richiede necessariamente una quantità crescente di biomasse, che spesso eccede la capacità delle risorse naturali di rigenerarsi. Il problema in questo caso è duplice.

Da un lato, i fornitori energetici hanno cominciato a deforestare intere aree per accaparrarsi nuove risorse organiche necessarie per la produzione di bioenergia, lasciando il suolo impoverito e difficilmente utilizzabile per la produzione agricola ad uso alimentare ed animale.

Dall’altra, per ovviare questo problema si è sempre più ricorso all’utilizzo di combustibile solido secondario (ossia ottenuto dalla componente secca – quale plastica, carta, fibre tessili – dei rifiuti non pericolosi, sia urbani che speciali), la cui combustione potrebbe però essere potenzialmente dannosa per la salute umana.

Dati ufficiali di EEA (European Environment Agency) e di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), mostrano inoltre come ogni anno decine di migliaia di persone muoiano prematuramente a causa delle PM2 emesse dall’uso della biomassa di alberi e boschi come combustibile.

Ultimo ma non meno importante, l’inquinamento atmosferico e lo spreco di risorse connesso alla lavorazione delle biomasse. Non dobbiamo infatti dimenticare che il trasporto delle biomasse verso le centrali elettriche è causa di un inquinamento atmosferico non indifferente, mentre migliaia di ettolitri di acqua vengono usati ogni giorno per refrigerare le turbine delle centrali a biomasse (acqua inquinata che è poi spesso rilasciata in fiumi e falde acquifere).

Il futuro della bioenergia

L’energia elettrica prodotta dalla combustione delle biomasse è un’energia pulita, a basso ridotto ambientale e conveniente. Non per niente, è tra le fonti rinnovabili in maggior sviluppo nel nostro Paese, preceduta soltanto dall’energia eolica e solare.

Tuttavia, affinché le bioenergie possano ricoprire un ruolo sempre più importante all’interno del nostro mix energetico, sarà necessario trovare una soluzione alle problematiche legate ad un eventuale aumento nella sua produzione.

In primo luogo, sarà  imperativo porre maggior attenzione alla pianificazione delle attività agricole, in modo da bilanciare le esigenze energetiche con quelle alimentari. L’obiettivo è quello di evitare che la produzione di materie prime per la bioenergia sottragga spazio e risorse alle coltivazioni alimentari.

Sarà altresì opportuno limitare la tentazione di ricorrere in modo indiscriminato a pascoli, foreste o terre vergini nel tentativo di accaparrarsi nuove fonti di biomasse, poiché ciò potrebbe finire per generare più inquinamento ambientale di quello che l’uso di bioenergie dovrebbe prevenire.

A questo riguardo, l’EEA (European Environment Agency) consiglia di ricorrere all’uso di rifiuti organici e di residui agro-forestali, poiché non richiedono il consumo di nuova terra e si sono dimostrati in grado di diminuire gli sprechi idrici connessi all’accaparramento e lavorazione delle biomasse, così come i potenziali rischi per la salute umana.

In conclusione, le biomasse saranno fondamentali nella transizione verso una produzione energetica sempre più svincolata dall’uso di combustibili fossili e gas naturale, a patto che si riesca a creare un equilibrio sostenibile nel lungo termine tra la produzione di bioenergia, le esternalità ambientali ad essa connesse e le necessità agricole ed alimentari di una popolazione globale in costante crescita.

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