
Acidificazione degli oceani: le prime a soffrire sono le cozze
Una veloce e improvvisa acidificazione degli oceani sta mettendo a dura prova la leggendaria “forza” delle cozze e la loro abilità di aggrapparsi e tenersi strette agli scogli, nonostante le onde e le correnti.
A causa dell’inquinamento atmosferico, purtroppo, le acque di mari e oceani di tutto il globo sono sempre più acide: una variazione chimica che si sviluppa a una velocità pericolosa, minacciando, ancora una volta, la biodiversità.
Acidificazione degli oceani
Negli ultimi due secoli le attività umane hanno influito in modo sostanziale sugli equilibri del nostro pianeta. L’inquinamento atmosferico sta provocando gravi cambiamenti: il primo e più evidente è senza dubbio il riscaldamento globale, ma ve ne è anche un secondo, ugualmente pericoloso, che minaccia mari e oceani.
Una buona parte dell’anidride carbonica (CO2) presente nell’atmosfera, infatti, si scioglie nelle acque terrestri, trasformandosi in acido carbonico (H2CO3), e ne aumenta l’acidità. Questa mutazione avviene a ritmi tanto veloci da non dare il tempo all’ecosistema marino di adattarsi, e rende gli oceani un ambiente sempre più ostile per le specie che lo popolano. Secondo un recente studio della University of Washington, presentato nel corso del congresso annuale della Society for Experimental Biology, tra le prime a fare le spese dell’acidificazione degli oceani vi sono proprio le cozze. Di questo passo presto non potremo più dire “sei appiccicoso come una cozza!”
Mitili in pericolo
Per ancorarsi con sufficiente saldezza agli scogli – o alle boe, alle cime, alle reti usate per l’allevamento, ecc. – le cozze hanno bisogno di un determinato livello di pH (cioè di acidità) nell’acqua: più diminuisce il pH (cioè più aumenta l’acidità), più i filamenti che le reggono si fanno deboli. E questo rappresenta una seria minaccia alla loro sopravvivenza.
Questi molluschi, infatti, trascorrono la loro esistenza nelle acque superficiali perché riescono a filtrarvi il plancton, loro nutrimento, al riparo dai predatori. Se non riescono a rimanere ancorate a qualche superficie precipitano sul fondo del mare, dove sono totalmente indifese, facile preda di pesci, crostacei e altri animali.
Attualmente il pH degli oceani è circa a 8 (anche il Mar Mediterraneo è su valori simili), ma si teme che possa raggiungere presto un pericoloso 7,8. Oltretutto si tratta di valori medi: in molte aree essi sono già inferiori. Se scende sotto un valore di 7,6 il danno è fatto: la tanto “appiccicosa” cozza sarà solo un ricordo.
L’acidificazione degli oceani potrebbe avere quindi un catastrofico impatto sulla biodiversità marina (nuoce, infatti, allo stesso modo a organismi come ostriche, vongole, coralli e ricci) e colpire pesantemente quelle popolazioni la cui dieta e la cui economia si basano sul pesce. E, in fondo, tutti noi.
Guarda il video sugli effetti dell’acidificazione degli oceani presentati a Expo 2015
