Agricoltura: in Europa cresce il biologico

L’agricoltura biologica è in forte crescita in Europa: dal 2010 ad oggi, ci sono 2 milioni di ettari in più coltivati seguendo i metodi del biologico. 

Ma per ridurre l’inquinamento ambientale e contrastare i cambiamenti climatici, questo risultato non basta. Occorre aumentare i terreni coltivati biologicamente fino al 20%  del totale dei terreni agricoli Europei.

Se si riuscisse a raggiungere questo obiettivo, ci sarebbe un abbattimento di 92 milioni di tonnellate dell’emissione globale di CO2 un traguardo importante per la sostenibilità del nostro pianeta. È quanto affermano gli studiosi del settore, riunitisi a Napoli e Capua nei giorni scorsi nel 34° convegno dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica .Il convegno è stato organizzato con il patrocinio dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, del FAI Fondo Ambiente Italiano, dell’Ordine Nazionale degli Agronomi e di Demeter Italia. Sul sito dell’associazione, tra poche settimane, saranno disponibili i video dei vari interventi del convegno.

In questo settore è l’Italia a imporsi come modello, con una percentuale di coltivazione biologica dei campi pari all’11,7 % della superficie agricola complessiva, il doppio dell’Europa (in cui solo il 6,2 % della superficie è coltivato biologicamente).

Metre i dati Eurostat (l’istituto Europeo di statistica) certificano la classifica degli stati Europei più dediti all’agricoltura biologica, mettendo al primo posto l’Austria, dove un quinto dei terreni agricoli sono liberi da pesticidi, seguita dalla Svezia, con il 7,1% dei terreni agricoli biologici e l’Estonia, con il 15,7%.

Se però si prende come riferimento il valore assoluto, ovvero la quantità di terreno coltivato biologicamente, allora ai primi posti ci sono i paesi del sud dell’Europa: Spagna e Italia, con più di un milione gli ettari coltivati a biologico. Al terzo posto c’è la Francia, con 645000 ettari. Complice è il clima favorevole alla coltivazione di molti dei prodotti alimentari più richiesti dal mercato, come olive, grano, agrumi e riso. Nella tabella che trovate sul sito del Sole 24 ore, si può selezionare il tipo di prodotto e vedere in quale paese viene prodotto maggiormente con metodi biologici e anche viceversa, selezionare il paese e scoprire quali sono gli alimenti che vengono più coltivati.

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agricoltura biologica in crescita in Europa

L’effetto serra nell’agricoltura

Ma che ruolo gioca l’agricoltura biologica nella lotta all’effetto serra? Per capirlo è necessario innanzitutto analizzare l’impatto dell’agricoltura tradizionale nel fenomeno. Le principali emissioni di gas serra da parte del settore agricolo sono costituite in misura maggiore dal metano (prodotto dalla bruciatura delle biomasse, dal compattamento dei suoli per l’uso di macchinari pesanti e dalla fermentazione dei ruminanti) e dall’azoto (legato all’uso di fertilizzanti chimici a base di nitrato d’ammonio e alle deiezioni degli animali).

Nell’agricoltura biologica le emissioni di azoto e metano sono ridotte grazie all’uso di concimi naturali al posto dei fertilizzanti chimici e al divieto di bruciatura delle biomasse. Inoltre, la fertilizzazione del suolo ottenuta attraverso pratiche come la letamazione, il sovescio (l’interramento di piante, soprattutto leguminose, in grado di sottrarre azoto all’atmosfera e fissarlo nel suolo) e la rotazione delle colture fa sì che vi sia un maggiore accumulo di carbonio organico nel terreno, il cosiddetto “sequestro del carbonio”.

Secondo il presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica Carlo Triarico la bioagricoltura produce, nel complesso, il 40 % di gas serra in meno rispetto a quella tradizionale; entrambe dovrebbero necessariamente procedere in parallelo. Va tenuto conto infatti che la sostenibilità dell’agricoltura biologica dev’essere comunque messa in relazione alla sua produttività, che per il momento risulta ancora inferiore rispetto a quella dell’agricoltura convenzionale.

 

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