
Animali in città: il rapporto di Legambiente 2016
È un quadro con più ombre che luci quello che emerge dall’analisi di Legambiente sulla vita degli animali nelle città italiane.
Randagismo diffuso in alcune regioni, anagrafe canina a cui ricorrono in pochi, controlli esigui e campagne di sterilizzazione pressoché assenti.
Spese elevate e molti ostacoli
Anche a fronte di cifre da capogiro spese per le politiche inerenti agli animali da compagnia (250 milioni di euro), le amministrazioni locali e le aziende sanitarie non riescono a gestire la situazione in maniera efficiente e con troppe lacune, basti pensare che per esempio mentre a Terni risulta registrato un cane ogni 3,5 abitanti, ad Avellino se ne conta uno ogni 722; a Fabriano ci sarebbe un gatto ogni 22,5 cittadini, a Nuoro uno ogni 7949. Disparità si riscontrano anche nella sistemazione degli animali che arrivano nei canili: a Bolzano uno su 2 trova un padrone, a Trapani uno su 30.
Anche contro il randagismo si fa poco e male, mancando tra l’altro un coordinamento a livello nazionale e una normativa all’altezza, che quindi lascia spazio a regole differenti, spesso del tutto ignorate, e non consente controlli capillari, non risolvendo i problemi e facendo lievitare i costi a carico degli enti locali e quindi della collettività. È quest’ultima, alla fine, a dover trovare il modo di coesistere con gli animali in città. Del randagismo si parla infatti soltanto in occasione di fatti di cronaca.
Alcune esperienze positive
Bisogna invece fare tesoro delle esperienze positive che alcune realtà hanno messo in pratica, perché solo in questo modo, e con lo sforzo comune di pubblico e privato, si può risolvere un problema che è anche economico, ma che soprattutto riguarda il benessere degli animali.
Ci sono Comuni che hanno uno speciale nucleo di Polizia municipale addetto ai controlli, dotato di lettore microchip, così come aziende sanitarie che intervengono per contrastare il maltrattamento degli animali. In alcuni casi esistono mappature delle specie animali presenti per monitorare la biodiversità del territorio, in altri si aggiungono speciali norme nei regolamenti edilizi oppure si realizzano infrastrutture per evitare incidenti stradali.
Spesso sono costruite strutture appositamente pensate per gli animali domestici: a Pordenone, per esempio, portare a spasso un cane è cosa agevole, poiché ci sono aree dedicate ai cani ogni 2,5 chilometri, quindi a una distanza facilmente raggiungibile e che consente di fare anche una salutare passeggiata.
Infine, nel 65% dei casi analizzati, l’accesso nei locali pubblici in compagnia degli animali è regolamentato, così come molti Comuni costieri esiste una normativa per la fruizione delle spiagge.
E noi cittadini cosa possiamo fare?
Anche i cittadini, in qualità di padroni di cani e gatti, possono aiutare a risolvere il problema in diversi modi.
Per prima cosa, pensando bene all’impegno e all’attenzione che possono realmente dedicare al loro nuovo amico a 4 zampe, prima di scegliere di averne uno, e valutando anche lo spazio che hanno a disposizione prima di scegliere la razza. Così facendo, si ridurrebbe il fenomeno dell’abbandono, ancora molto diffuso nel nostro paese.
Inoltre è importante educare il nostro amico a 4 zampe alle regole della città, per evitare che vada in giro libero in aree non autorizzate. Per agevolare ai padroni questo difficile compito, sul mercato sono nati diversi dispositivi di localizzazione GPS che ti aiutano a tenere sempre sotto controllo gli spostamenti del tuo cane o del tuo gatto.
È da queste piccole (ed elementari) cose che bisogna partire per far sì che in tutto il territorio nazionale gli animali che vivono in città siano tutelati e protetti e non abbandonati a se stessi e all’incuria.
Foto di apertura: © Dimaberkut – Dreamstime.com
