
Carne sintetica: un’alternativa davvero sostenibile?
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La carne sintetica (o “clean meat”), negli ultimi anni, si è profilata come una soluzione più etica e sostenibile agli allevamenti intensivi. Ma è davvero così? E, soprattutto, quando arriverà nei nostri supermercati?
Carne artificiale, carne da laboratorio, clean meat (“carne pulita”) o carne “in provetta”, la sostanza non cambia: la carne sintetica promette di essere una soluzione più etica, sostenibile e sicura rispetto alla tradizionale “carne d’allevamento”. Ma è davvero così? E perché, fin da subito, il nuovo governo ha cominciato una vera e propria crociata contro la “carne pulita”, arrivando addirittura a parlare di “cibo degenerato”? Per scoprirlo, vediamo innanzitutto che cos’è la carne sintetica e come viene prodotta.
Carne sintetica: cos’è e come viene prodotta
La carne sintetica – anche nota come “Lab Grown Meat” (“carne di laboratorio”), “Cultured Meat” (“carne in vitro”), Ethical Meat (“carne etica”) o “Synthetic Meat” (“carne sintetica”) – è una tipologia di carne prodotta interamente in laboratorio partendo da cellule animali, dunque senza il bisogno di allevare e macellare animali.
Ecco perché la carne sintetica non è, almeno da un punto di vista tecnico, un prodotto vegano, in quanto la sua produzione dipende ancora dalla presenza degli animali per l’estrazione delle cellule staminali, né deve essere confusa con la cosiddetta “fake meat”, o carne vegetale, ovvero un prodotto che cerca di imitare il sapore e la consistenza della carne “vera” attraverso una combinazione di ingredienti esclusivamente di origine vegetale (avremo ormai tutti sentito parlare – se non assaggiato – di Beyond Burger o Impossible Meat).
Ma come viene prodotta quindi, nello specifico, la carne sintetica? I tessuti di fibre muscolari che andranno a costituire la carne sintetica vengono ottenuti attraverso la proliferazione di cellule staminali all’interno di un bioreattore. Le tecniche utilizzate possono essere diverse, ma hanno tutte in comune quattro passaggi chiave:
- Estrazione di cellule staminali muscolari attraverso la biopsia eseguita su un animale;
- Moltiplicazione delle cellule su piccola scala grazie ad un mezzo di coltura generalmente formulato con carboidrati, grassi, proteine e minerali;
- Espansione delle cellule in un bioreattore, che consente di ottenere miliardi di cellule;
- Specializzazione delle cellule staminali in tessuto muscolare, connettivo ed adiposo e, successivamente, loro assemblaggio in quella che sarà poi a tutti gli effetti la cosiddetta “carne sintetica”.
Il risultato è, dunque, un prodotto incredibilmente simile alla carne, sia per consistenza che per valori nutrizionali, sapore ed aspetto, che potrebbe addirittura contribuire a risolvere il problema degli allevamenti intensivi (che, come abbiamo visto qui, è tra le prime cause di inquinamento atmosferico e degrado ambientale, nonché della morte di miliardi di animali uccisi ogni anno soltanto per soddisfare il nostro palato). E no, non stiamo parlando di un’utopia, visto che la carne sintetica viene già prodotta e consumata in Paesi quali Stati Uniti e Singapore.
I vantaggi della carne sintetica: meno morte, meno sprechi, meno rischi per la salute
Nonostante le prime teorizzazioni di una carne totalmente indipendente dalle attività di macellazione risalgano addirittura ai primi anni Venti, è soltanto dopo la pubblicazione nel 2018 del libro di Paul Shapiro Clean Meat: How Growing Meat Without Animals Will Revolutionize Dinner and the World (in italiano traducibile come “Clean Meat: come produrre carne senza animali rivoluzionerà il mondo”) – un vero e proprio “manifesto” della produzione di “prodotti animali senza animali” – che la popolarità della carne sintetica è andata progressivamente aumentando, con investimenti che sfiorano diversi miliardi di dollari all’anno.
Ma a che cosa è dovuto tutto questo interesse verso la clean meat? E quali sono i principali vantaggi della carne sintetica?
Ridurre l’impatto degli allevamenti intensivi sull’ambiente
È ormai un dato di fatto come il consumo su larga scala di carne ed altri prodotti animali non sia più compatibile con la crisi ambientale e climatica che stiamo vivendo. E no, non stiamo esagerando: la produzione di carne (ed in particolar modo quella di carne rossa) è infatti responsabile, da sola, di più del 15% delle emissioni globali di gas serra, oltre che di deforestazione su larga scala, inquinamento di aria e acqua e dello spreco di risorse idriche, alimentari ed energetiche. Ecco che ridurre – o, ancora meglio – eliminare carne e derivati dalle nostre tavole sta diventando sempre più imperativo. Tuttavia, siamo anche consapevoli che non tutti sono disposti a privarsi di un cibo che da secoli occupa un ruolo centrale all’interno della dieta occidentale.
Ecco che la carne sintetica può profilarsi come una soluzione più sostenibile ed eco-friendly per tutti coloro che non vogliono rinunciare al gusto della carne.
Uno studio dell’Università di Oxford dal titolo Environmental Impacts of Cultured Meat Production ha, infatti, concluso che, rispetto alla carne prodotta in modo tradizionale, la carne di laboratorio potrebbe ridurre le emissione di gas serra del 96%, con un consumo di acqua inferiore dall’82 e il 96% (a seconda del tipo di carne considerata) ed energetico di circa il 7–45%. Inoltre, sostituire, almeno in parte, la domanda di carne tradizionale con quella di laboratorio consentirebbe di recuperare una quantità di suolo sufficiente a sfamare una popolazione mondiale in rapida crescita.
Salvare la vita di miliardi di animali ogni anno
Ogni anno, più di 170 miliardi di animali vengono uccisi per soddisfare il nostro palato, con polli, manzi e maiali al primo posto per numero di morti. Parliamo di oltre 300.000 animali ogni minuto e più di 5.390 animali al secondo. Tutte vite che potrebbero essere risparmiate solamente sostituendo la carne “tradizionale” con quella “da laboratorio” la quale, nonostante sia prodotta partendo da cellule animali, non comporta -almeno in linea teorica- la morte di alcun essere vivente.
Una carne più sana
Se pensiamo che la carne – ed in particolare quella rossa e gli insaccati – siano un cibo sano e “naturale”, ci sbagliamo. Infatti, negli allevamenti intensivi vengono usate enormi quantità di farmaci (in primis antibiotici ed ormoni della crescita) al solo fine di mantenere in vita animali allevati in condizioni di vita estreme e sicuramente poco dignitose. Il consumo eccessivo di questi farmaci da parte degli animali può portare allo sviluppo di batteri antibiotico resistenti che possono rimanere sulla carne cruda e venire trasmessi agli esseri umani, sia tramite la manipolazione della carne cruda che il consumo di carne poco cotta. In questo senso, la carne sintetica potrebbe scongiurare il pericolo di antibiotico resistenza negli essere umani (in quanto la sua produzione non implica l’uso né di ormoni della crescita né di antibiotici) e di zoonosi (come l’influenza suina o l’aviaria), ovvero malattie trasmesse dagli animali all’uomo. Ultimo, ma non meno importante, un altro vantaggio di produrre la carne in laboratorio sarebbe quello di poter alterare la composizione delle sostanze nutritive normalmente contenute nella carne, eliminando ad esempio gli acidi grassi trans ed i trigliceridi e sostituendoli con sostanze ben più benefiche per il nostro organismo, come antiossidanti ed Omega 3.
La “carne di Frankenstein”
Quali sono le critiche più diffuse alla carne sintetica (e perché, il più delle volte, non hanno alcun fondamento)? “Carne degenerata” o “carne di Frankenstein”: così è stata definita, rispettivamente dal ministro italiano dell’’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e dalla Coldiretti (la Confederazione nazionale dei coltivatori diretti, ovvero la principale organizzazione agricola a livello nazionale), la carne sintetica. Ma da dove deriva questa crociata tutta italiana alla “carne in provetta” e perché, nella maggior parte dei casi, le critiche mosse alla carne sintetica sono fondate su assunzioni errate? Scopriamolo insieme, sviscerando una ad una le principali critiche.
Una delle obiezioni più comunemente mosse alla carne sintetica riguarda proprio la sua sicurezza: nelle parole della Coldiretti, «l’alto tasso di proliferazione cellulare può indurre instabilità genetica delle cellule sostenendo la potenziale proliferazione di cellule cancerose sporadiche». La realtà è che le tecnologie su cui si basa la moltiplicazione cellulare che consente la produzione di carne sintetica sono ormai così ampiamente applicate nell’industria alimentare che non serve nemmeno più un’autorizzazione per poterle utilizzare.
Inoltre, le carenze nutrizionali che secondo la più grande associazione italiana per la difesa degli agricoltori sarebbero collegate al consumo di carne sintetica non sono assolutamente supportate da alcun fondamento scientifico, tanto più che, come spiegato in precedenza, la carne di laboratorio potrebbe addirittura essere più salutare rispetto che quella “vera”.
Pareri simili sono anche quelli espressi dalla neo ministro italiano all’agricoltura Lollobrigida, che ha commentato la decisione della Food and Drug Administration (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentare e farmaceutici) che dava il via libera al consumo umano di carne in provetta negli Stati Uniti con le seguenti irrevocabili parole «Il governo è contrario a cibo sintetico e artificiale e ha intenzione di contrastare in ogni sede questo tipo di produzioni». Affermazioni che, quasi con assoluta certezza, nascondono interessi economici e politici che non possiamo ignorare: guarda caso il settore agricolo è uno dei più remunerativi e sussidiarizzati sia a livello europeo che italiano (basta pensare che la sola zootecnia legata alla carne bovina registra un fatturato in Italia di circa 10 miliardi di euro l’anno). Esprimersi a favore della carne artificiale costituirebbe dunque un chiaro affronto ai milioni di agricoltori che ogni anno godono di questi aiuti, nonché potrebbe creare delle perdite economiche non indifferenti (soprattutto in un primo periodo).
Opposizione alla carne sintetica deriva anche, forse inaspettatamente, da una fetta di ambientalisti e vegani che sostiene come la produzione della carne di laboratorio non sia -almeno allo stato attuale- totalmente indipendente dalle attività di macellazione e dunque non possa essere considerata come etica. La critica deriva dal fatto che, oltre alle cellule staminali che vengono prelevate –in modo più o meno indolore- dall’animale, molte aziende necessitano ancora dell’uso di un siero, il Siero Fetale Bovino (FBS), per innescare ed agevolare il processo di riproduzione cellulare. Il FBS, oltre ad essere particolarmente costoso, è un prodotto secondario dell’industria della carne e viene raccolto presso i macelli commerciali, che si vedono in questo modo arricchiti anche attraverso la produzione della Clean Meat.
Da ultimo, buona parte della popolazione italiana esprime ancora forte perplessità nei riguardi della carne sintetica, ancora una volta in gran parte legata ad una poca conoscenza delle tecnologie che stanno dietro alla sua produzione. Infatti, secondo un report commissionato dalla stessa Coldiretti, il 95% degli italiani non solo non si fida della carne sintetica ma non vuole neppure assaggiarla. A questo si unisce poi il ruolo centrale che la carne ricopre nell’immaginario culturale e culinario italiano.
Carne sintetica: un bilancio
Seppure la carne di laboratorio stia raccogliendo sempre più consensi (storica la sentenza della FDA che ne liberalizza produzione e consumo negli Stati Uniti), nonché abbia attratto miliardi di dollari in investimenti, gli ostacoli alla sua diffusione su larga scala sono ancora molteplici.
In primo luogo, il costo della carne artificiale è ancora proibitivo per i più, nonostante la compagnia statunitense Good Meat abbia recentemente annunciato la costruzione della serie di bioreattori più grandi al mondo per la realizzazione di carne sintetica, che potrebbero rendere i costi della carne coltivata più competitivi e conformi a quelli della “carne tradizionale”. Inoltre, si stanno sviluppando nuove tecniche di clonazione basate su cellule estratte da un solo animale, che consentirebbero la rapida produzione di elevate quantità di carne da mettere in commercio per tutte quelle persone che non riescono ancora a farne a meno.
In seconda battuta, dobbiamo considerare anche l’impatto economico che la produzione su larga scala di carne sintetica potrebbe avere sul settore zootecnico, ed in particolare la perdita di milioni di posti di lavoro in tutto il mondo e la necessaria riconversione delle aziende in realtà produttive diverse. Ovviamente sarà un cambiamento progressivo e graduale ed è dunque impossibile pensare che da un giorno all’altro la carne di laboratorio sostituirà completamente quella di origine animale.
Infine, manca ancora un quadro normativo di riferimento che consenta la vendita della carne sintetica nei Paesi dell’Unione Europea (secondo fonti non ufficiali potrebbe arrivare già nella primavera di quest’anno) e, forse ancora più importante, le istituzioni dovranno essere in grado di fornire ai cittadini i mezzi per potersi informare correttamente circa i vantaggi e le potenzialità della carne sintetica nell’ottica della tanto necessaria lotta al cambiamento climatico. La strada è dunque ancora in salita, ma sicuramente i recenti sviluppi nel settore sono sempre più incoraggianti.
