
Coltivare tartufo: 10 consigli per una tartuficoltura di successo
Coltivare tartufo è un’attività molto redditizia, che non necessita di grossi investimenti e dà grandi soddisfazioni
La coltivazione del tartufo inoltre contribuisce a uno sviluppo sostenibile e gioca un ruolo ecologico molto importante perché garantisce la tutela del territorio, il contrasto all’erosione del suolo, la prevenzione del dissesto idrogeologico, il ripristino della fertilità naturale dei suoli spossati e assorbe Co2.
Per coltivare tartufo non è necessario utilizzare fertilizzanti chimici né diserbanti nocivi per l’ambiente mentre è fondamentale conoscere bene le caratteristiche del suolo, il clima e le tecniche colturali. Ecco 10 semplici e pratici consigli da seguire per avviare una tartufaia di successo.
Che cos’è il tartufo?
Il tartufo è un fungo molto pregiato, richiestissimo in tutto il mondo. Quello italiano è probabilmente il più famoso e pregiato al mondo, per questo coltivare tartufi è diventato per molti imprenditori agricoli una buona occasione per diversificare le colture e avere ottimi guadagni.
La prima cosa da sapere se si desidera iniziare una tartufaia, è che il tartufo è un fungo simbionte, che non può cioè vivere da solo, ma solo in simbiosi con le radici di piante forestali come la Roverella, il Cerro, il Leccio e il Nocciolo. Gestire una tartufaia significa quindi gestire il territorio e il suolo dove crescono queste piante, curandole con il giusto apporto di nutrienti e acqua. Il tartufo infatti, essendo un fungo, ha bisogno di terreni sempre freschi e umidi per poter crescere.
Un’altra cosa molto importante da tenere in considerazione è che la coltivazione del tartufo ha tempi molto lunghi: dal momento in cui si decide di avviare una tartufaia al momento in cui si raccolgono i primi tartufi, passano dai 5 ai 7 anni.
Il vantaggio però è che, una volta avviata, la coltivazione del tartufo vi garantisce un reddito abbastanza stabile per molti anni: all’undicesimo anno di avvio si raggiunge l’apice produttivo che persiste anche fino a 80 anni.
Scopriamo quindi quali sono i consigli e i suggerimenti da seguire per avere successo nella coltivazione dei tartufi.
10 consigli per coltivare tartufi
1) Scegliere il luogo giusto
Uno dei requisiti fondamentali per avviare una tartuficoltura di successo è verificare la presenza del tartufo nei territori limitrofi in maniera spontanea. Le zone confinanti a quelle dove il tartufo nasce e cresce spontaneo sono risultate più produttive rispetto alle zone ex novo.
2) Scegliere la tipologia di tartufo in base al terreno
Le condizioni ambientali giuste sono essenziali per determinare il grado di qualità e la scelta del tartufo sarà diretta conseguenza della qualità e tipologia del terreno. Per questo è importante effettuare l’analisi pedologica (scienza che studia la composizione del suolo) del terreno in fase di avvio.Le analisi andranno fatte in laboratori specializzati e i risultati analizzati con un agronomo specializzato. In linea generale, il terreno più adatto alla coltivazione del tartufo è calcareo, con un ph intorno ad 8, con un ottimo drenaggio, arieggiato e “vivo” cioè con una buona presenza di attività biologica.
3) Effettuare la lavorazione del terreno
Dopo aver verificato la fattibilità della coltivazione di tartufo in base ai risultati dello studio preliminare del terreno, si passerà alla sua lavorazione, che dovrà essere effettuata durante il periodo estivo e consisterà nel rimuovere ogni tipo di pianta presente ma senza andare troppo in profondità per non danneggiare o alterare l’ecosistema del terreno.
4) Scegliere le piante giuste
Una volta pronto il terreno, si procederà nel piantare i giovani alberi opportunamente micorizzati, ovvero con il fungo già attaccato alla radice della pianta, che si trasformerà in tartufo. Esistono ditte specializzate che commercializzano questo tipo di piante e guidano nella scelta del tipo di tartufo e di pianta simbionte da coltivare, a seconda della zona dove avviare la tartufaia, del tipo di terreno e delle condizioni climatiche. Anche il numero di piante micorizzate da acquistare dipenderà dal tipo di piante e dallo spazio che avremo a disposizione.
5) Piantare gli alberelli nel modo corretto
Piantare gli alberi in novembre/dicembre, oppure in febbraio/marzo, in un suolo morbido né secco né bagnato, proteggendoli con una rete oppure, se le dimensioni del terreno ce lo consentono, con una Mini Serra costruita con dei tubi da 60 cm. Inoltre, optando per la costruzione di una Mini Serra, si avrà un maggiore risparmio energetico, in termini di acqua necessaria per l’irrigazione delle piante, perché aumenta la riserva d’acqua nel suolo e migliora l’ambiente dove crescono le piante.
6) Prendersi cura della nostra tartufaia nel modo corretto
Una volta piantati i nostri alberelli micorizzati, è necessario effettuare una serie di lavorazioni colturali per garantirci la conservazione e il miglioramento della nostra tartufaia nel tempo, tra cui le più importanti sono:
- irrigazione del terreno (che dovrà essere costante e continua per mantenere le condizioni climatiche umide e fresche necessarie per la crescita del tartufo, ma senza ristagni d’acqua che potrebbero far marcire le radici delle piante)
- potatura ( da effettuarsi durante il periodo di riposo vegetativo, a dicembre/gennaio, e solo dei rami che sorgono alla base delle piante per garantirgli una maggiore areazione)
- lotta ai parassiti (usando degli insetti biologici o rimedi naturali; insetticidi e prodotti chimici potrebbero rovinare l’equilibrio simbiotico fungo-pianta).
7) Fare attenzione alla fase iniziale di avvio della coltivazione
Per la lavorazione colturale, preferire l’utilizzo di attrezzi manuali rispetto alle macchine, soprattutto nella fase iniziale di avvio della tartufaia. Questa fase infatti è sempre molto delicata: basta che una pianta infestante qualsiasi entri in conflitto con la crescita del tartufo per buttare al vento tutti gli sforzi fatti fin qui. Per questo è importante controllare con attenzione il terreno e fare un lavoro di ripulitura minuzioso e preciso. Per fare questo lavoro si possono utilizzare attrezzi dentati, come forche e forconi, che vadano a smuovere il terreno fino a un massimo di 10 cm di profondità.
8) Individuare il cosiddetto “pianello”
Quando il tartufo inizia a crescere, si nota intorno alla pianta una zona priva di vegetazione chiamato pianello. Questa zona va costantemente monitorata e protetta, per dare spazio di crescita al nostro tartufo. Ricordarsi di favorire la corretta concimazione e fertilizzazione del suolo con compost organico, per correggere eventuali carenze del terreno. I pianelli si formano perché il tartufo durante la crescita, rilascia sostanze chimiche tossiche per le altre piante, è una vera e propria “guerra” dove le piante si contendono luce, acqua e nutrienti. I pianelli possono essere di varie dimensioni, da pochi centimetri fino a svariati metri, km quadri dove non cresce nulla, neanche un filo di erba!
9) Proteggere la coltivazione dagli attacchi dei cinghiali, feroci divoratori di tartufi.
I metodi per difenderci da questi animali selvatici che agiscono soprattutto di notte, sono diversi: dai dissuasori ottici e acustici agli emettitori di ultrasuoni, fino ai sistemi di recinzione elettrificati, non molto economici ma efficaci, soprattutto in caso di terreni di grandi dimensioni. Per allestire un recinto elettrificato, occorre inoltre fare attenzione alla potenza dell’impianto (che non deve superare i 3500 volt) in modo che il recinto non diventi pericoloso per persone, animali e per l’ambiente circostante.
Se invece non abbiamo un terreno molto grande da difendere e non vogliamo utilizzare sistemi potenzialmente pericolosi e con un impatto visivo importante sull’ambiente, possiamo provare a proteggere la nostra tartufaia con un sistema semplice, economico e 100% naturale: il peperoncino. Il cinghiale, come tutti i mammiferi selvatici, ha un olfatto molto sviluppato che usa per cercare il cibo, ma anche per fiutare situazioni di pericolo. Cospargendo ogni 10 giorni circa, abbondanti quantità di peperoncino in polvere (il più piccante che trovate in commercio) lungo tutto il perimetro del vostro terreno, allontanerete non soltanto i cinghiali, ma anche insetti e altri piccoli roditori. Se poi al peperoncino aggiungerete dell’aglio sminuzzato, potrete ripetere l’operazione con minore frequenza, da momento che l’odore dell’aglio persiste molto a lungo.
10) Avere dei buoni cani da tartufo.
La legge italiana, in merito alla ricerca del tartufo, prevede l’uso obbligatorio di un cane addestrato. Le razze canine più utilizzate sono il Bracco, il Pointer e il Lagotto Romagnolo, anche se in teoria quasi tutte le razze canine potrebbero essere utilizzate per la ricerca dei tartufi, l’importante è che il cane sia ben addestrato e abbia un buon rapporto con il suo padrone: un cane intelligente, che si diverte nella cerca del tartufo, instancabile e motivato è il cane da tartufo ideale, qualsiasi sia la razza a cui appartiene. Anche i “bastardini” incroci di razze come il Bracco e il Lagotto, possono essere degli ottimi cani da tartufo.
Qualunque sia la razza di cane che scegliamo, dobbiamo però addestrare i cani alla ricerca del tartufo fin da piccoli, gradualmente e con tecniche di gioco a premi divertenti e stimolanti, che gli facciano riconoscere l’odore del tartufo e preparino il fisico alle lunghe ore di ricerca nei boschi. L’addestramento del cane da tartufo è importante: da lui dipende infatti il successo o l’insuccesso della nostra tartufaia. Per questo è bene informarsi prima di cominciare l’addestramento, con manuali specifici e, nel caso di cani che mostrano segni di difficoltà nell’apprendimento, ci si può rivolgere ad addestratori esperti.
