
Vino vegano: cos’è e come si riconosce
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Negli ultimi anni, il vegan ha conquistato anche il settore vitivinicolo. Ma che cos’è il vino vegano e come possiamo riconoscerlo tra gli scaffali della nostra enoteca di fiducia? Scopriamolo insieme.
Negli ultimi anni, l’offerta di vino vegano si sta rapidamente ampliando, complice la crescente domanda da parte dei consumatori di prodotti più naturali, etici e cruelty-free. Ma perchè il vino, una bevanda derivante dall’uva, potrebbe non essere un prodotto idoneo a chi sceglie di seguire uno stile di vita vegan? Che cosa si intende, quindi, per vino vegano? E, soprattutto, come possiamo riconoscere un vino vegan tra gli scaffali della nostra enoteca di fiducia?
Per rispondere a tutte queste domande, dobbiamo prima fare chiarezza intorno al significato di prodotto vegano e capire quali ingredienti o processi potrebbero trasformare una bevanda all’apparenza vegan-friendly come il vino in un prodotto da evitare per chi sceglie di adottare questo stile di vita.
Che cosa si intende per dieta vegana e quali alimenti devono essere evitati?
La dieta vegana è un regime alimentare che prevede l’esclusione di tutti i cibi che comportano l’uccisione, la tortura e/o lo sfruttamento diretto ed indiretto degli animali. Ciò significa bandire dalla propria alimentazione non solo carne, pesce, uova e derivati del latte, ma anche tutti i vari additivi, coloranti, emulsionanti, addensanti ed eccipienti di origine animale comunemente utilizzati nell’industria alimentare.
Tra questi possiamo ad esempio trovare la cocciniglia – o E120 (un colorante derivato dalla triturazione dell’omonimo insetto), la gelatina di origine animale e la colla di pesce, la gommalacca -, E409 (una secrezione prodotto dall’insetto Kerria lacca, spesso utilizzato come agente lucidante nell’industria dolciaria), e i mono e digliceridi degli acidi grassi, E471 (derivati da scarti animali della macellazione, come corna, unghie e grasso).
Ed è proprio a causa dell’uso di additivi di origine animale (i cosiddetti “coadiuvanti tecnologici”), spesso utilizzati durante il processo di “chiarificazione” della bevanda, che alcuni vini non possono essere considerati come “vegani”.
Vediamo più nel dettaglio perchè questi ingredienti di origine animale sono utilizzati nella produzione vinicola e da che cosa sono sostituiti nella produzione del vino vegano.
Dalla vite alla bottiglia: che cosa sono i “coadiuvanti tecnologici” utilizzati nella produzione del vino?
Il vino è una bevanda alcolica ottenuta attraverso la fermentazione dell’uva: che cosa può rendere quindi questa bevanda apparentemente vegan-friendly in una non adatta a chi sceglie di adottare uno stile di vita che esclude qualsiasi tipo di prodotto animale dalla propria dieta? Per scoprirlo, dobbiamo guardare alle tecniche di produzione utilizzate nelle cantine, e più nello specifico alla cosiddetta fase di chiarificazione.
Ma facciamo un passo indietro ad uno dei passaggi più importanti nella produzione del vino, la fermentazione del mosto. In questa fase, alcuni lieviti selezionati (generalmente si tratta del ceppo S. cerevisiae) vengono aggiunti al mosto al fine di convertire gli zuccheri presenti nel succo d’uva in alcool. Tuttavia, questo comporta anche il rilascio di alcuni sedimenti naturali nel mosto, che sono particolarmente evidenti nei vini più giovani, tipicamente torbidi e ricchi di tartrati, tannini e fenoli. Con il tempo, i sedimenti tendono a stabilizzarsi e scomparire naturalmente: ecco perché i vini più maturi, che hanno avuto tempo sufficiente per riposare in barrique sono generalmente più chiari.
Tuttavia, l’affinamento naturale richiede tempi molto lunghi ed il risultato finale spesso non è conforme agli standard sempre più elevati richiesti dai consumatori: ecco perché i produttori di vino spesso scelgono di “accelerare” il processo di affinamento attraverso l’uso di coadiuvanti tecnologici, noti anche come “agenti di affinamento” o chiarificanti. Questi coadiuvanti tecnologici agiscono come una sorta di calamita che “attrae” le particelle residuali intorno a loro. In questo modo, le particelle si sedimentano sul fondo della botte e possono essere più facilmente rimosse dalla bevanda.
Il problema sorge dal momento che spesso questi coadiuvanti tecnologici sono di origine animale. Tra i chiarificanti più comunemente usati nelle aziende vinicole troviamo infatti la caseina ed i caseinati (delle proteine del latte), l’albumina (ovvero il comune albume d’uovo), la colla d’ossa e la gelatina (una proteina che si ottiene per idrolisi dal collagene presente in tendini, legamenti, ossa e cartilagini degli animali) e l’isinglass (un chiarificante ottenuto dalla vescica del pesce).
Sebbene questi agenti chiarificanti vengano rimossi dal vino assieme alle particelle “catturate”, minuscole tracce potrebbero ancora trovarsi all’interno del vino, rendendolo non adatto a chi ha scelto di seguire un’alimentazione 100% vegetale. Inoltre, spesso chi si approccia ad uno stile di vita vegan tende ad evitare non soltanto i prodotti contenenti ingredienti di origine animale, ma anche quelli che in un qualche modo hanno comportato lo sfruttamento di altri esseri viventi. Ne consegue che, se anche il vino in questione non dovesse contenere tracce degli agenti chiarificanti menzionati poco sopra, questo non potrebbe comunque essere considerato come vegano in quanto i coadiuvanti tecnologici sono ottenuti mediante processi che implicano lo sfruttamento animale.
Inoltre, molte cantine utilizzano la cera d’api per impermeabilizzare i tappi di sughero, nonché colle di origine animali per incollare le etichette alle bottiglie. Un simile discorso vale anche per il letame utilizzato nella coltivazione delle vigne. Insomma, i prodotti di origine animale utilizzati nella produzione di una buona bottiglia di rosso sono molti più di quanto si potrebbe pensare.
La buona notizia è che, se fino a qualche anno fa i vegani avevano vita dura nel trovare un bevanda che rispettasse appieno i loro valori, negli ultimi anni le cose stanno rapidamente cambiando. Il crescente interesse verso questo stile di vita ha portato molte cantine ad ampliare la propria offerta di vini vegani, prodotti utilizzando agenti di affinamento di origine 100% vegetale.
Ad oggi, infatti, il vegan è, assieme al biologico, uno dei trend emergenti nel mondo del vino, con investimenti che superano i 10 milioni di euro all’anno. Insomma, è davvero arrivato il momento di acquistare una buona bottiglia di vino vegano!
Che cos’è il vino vegano e come viene prodotto?
Un vino può essere definito come “vegano” soltanto quando la sua produzione non implica l’uso di alcun ingrediente che comporti l’uccisione, l’abuso o lo sfruttamento animale. Ne consegue che, in ogni fase della sua produzione – dalla raccolta dell’uva, alla fermentazione del mosto, fino al confezionamento e all’etichettatura – non possono essere utilizzati ingredienti e/o procedimenti che implichino l’uccisione dell’animale (come nel caso della gelatina o della colla di pesce) o il suo sfruttamento (come nel caso dell’albumina d’uovo, della caseina e dei caseinati). Questi ultimi, i cosiddetti “derivati”, possono però essere utilizzati nella produzione di vini adatti a chi segue un’alimentazione vegetariana.
Fortunatamente ad oggi esistono eccellenti agenti chiarificanti di origine 100% vegetale, in grado di catturare i residui contenuti nel vino “giovane” e di migliorarne aspetto e qualità organolettiche. Tra questi troviamo ad esempio il carbone attivo, la caseina vegetale, la bentonite (un minerale argilloso di origine vulcanica) o diverse tipologie di gelatina vegetale (tra quelle più comunemente utilizzate troviamo l’agar agar, estratto dalle alghe, e la pectina, una fibra solubile presente in diverse tipologie di frutta). Un’altra valida alternativa è invece costituita da speciali filtri a rete derivati dalla cellulosa, che riescono a catturare particelle di dimensione fino ai 0,5 micron.
Per i tappi, invece, la cera d’api può facilmente essere sostituita dalla gommalacca o dalla cera di soia, mentre vitigni possono essere trattati e concimati con prodotti naturali (come il compost vegetale) anziché con il letame, spesso scarto dell’industria della carne. Insomma, le alternative vegan non mancano certamente!
Queste alternative non sono soltanto più etiche rispetto a quelle di derivazione animale, ma anche più naturali, sicure e spesso qualitativamente superiori. Tutte caratteristiche sempre più apprezzate e ricercate anche dal consumatore medio.
Come riconoscere un vino vegano?
Nonostante quello del vino vegano sia un settore in rapida espansione, riconoscere un vino vegano da uno non vegano è talvolta ancora molto complicato. Questo perché, a differenza del vino biologico (ad oggi l’unico regolamentato a livello europeo tramite i due Regolamenti Europei 834/2007 e 203/2012), non esistono ancora delle chiare normative a livello nazionale, comunitario o internazionale che identifichino i requisiti necessari per etichettare un vino come “vegano” o “vegetariano”.
Queste restano soltanto diciture facoltative, che possono essere poste volontariamente in etichetta dal produttore, a patto che rispettino i principi generali previsti dal regolamento comunitario in materia di etichettatura (Reg. CE 1169/2011), ovvero quelli di veridicità, non ingannevolezza ed oggettività. Inoltre, la normativa attuale non prevede neppure l’obbligo per il produttore di inserire gli agenti di chiarificazione in etichetta, il che complica ulteriormente la ricerca di una bottiglia di vino vegano.
Cosa possiamo fare allora se vogliamo acquistare un buon vino vegano? Fortunatamente, esistono diversi strumenti che possono aiutarci nell’individuare le bevande 100% vegetali. Vediamo insieme quali sono.
I marchi volontari di certificazione
Attualmente esistono diversi marchi di certificazione privati che vengono concessi in uso ai produttori di vino in base a specifici regolamenti interni. Questi vengono generalmente apposti in etichetta (generalmente sotto forma di piccolo simbolo e/o dicitura) ed hanno lo scopo di aiutare il consumatore ad identificare in modo semplice ed immediato la caratteristica vegan del vino.
Tra i marchi di certificazione più noti in Italia -e non solo- troviamo:
- Il marchio Vegan, promosso dalla Vegan Society;
- I certificati Qualità Vegetariana Vegan e V Label, promossi dall’Associazione Vegetariana Italiana;
- Il Certificato Vegano, rilasciato CCPB (un organo che certifica diversi prodotti biologici ed eco-sostenibili in tutto il mondo);
- I marchi di certificazione Vegan e Bio Vegan, rilasciati dall’ICEA (Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale).
Identificare la presenza dei rispettivi simboli in etichetta è ovviamente il miglior modo per essere sicuri di trovarci di fronte ad un prodotto 100% vegetale. Tuttavia, se questi non fossero presenti, esistono altre tre strategie da mettere in atto.
Utilizzare l’app Barnivore
Un altro modo per capire se il vino che vogliamo acquistare è effettivamente vegan è quello di affidarci all’app Barnivore. Si tratta di una sorta di database contenente un ampissimo catalogo di alcolici, che ci consentirà di appurare in pochi secondi se la bevanda che desideriamo acquistare contiene ingredienti di origine animale.
Optare per vini non filtrati
Come abbiamo spiegato sopra, tra i principali ingredienti di origine animale utilizzati nella produzione del vino vi sono i coadiuvanti tecnologici, utilizzati per chiarificare ed affinare il vino. Ecco perchè scegliere vini non filtrati consente di non correre il rischio di trovare questi ingredienti indesiderati nel nostro bicchiere. Va però detto che questo non garantisce che prodotti di origine animale non siano stati utilizzati in fase di imbottigliamento ed etichettatura, così come nella coltivazione della vigna.
Chiedere direttamente al produttore
Infine, se sussistono ancora dubbi sulla provenienza degli ingredienti e sulle procedure utilizzate nella produzione della nostra bottiglia, non esitiamo a rivolgerci direttamente al produttore (anche tramite il sito web dell’azienda vinicola), che saprà chiarire ogni nostro dubbio in merito.
I migliori vini vegani: 5 etichette 100% vegetali e cruelty-free
Per finire, ecco cinque tra le migliori etichette di vino vegano, adatte a diversi gusti ed esigenze.
- Franciacorta DOCG Brut Green Vegan di Quadra
ottenuto da un blend di Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero, il Franciacorta Brut Vegan è un spumante con un perlage fine e persistente, con note agrumate e di frutti bianchi, accompagnate da un sentore di crosta di pane. Fresco ed armonico al palato, è ideale per accompagnare piatti a base di verdura ed aperitivi. - Nero d’Avola DOC Sicilia di Cantine Nicosia
prodotto a partire da uve Nero d’Avola selezionate con cura, questo vino biologico e vegano è espressione autentica del principale vitigno autoctono siciliano. Colore intenso dai riflessi violacei, ha un aroma ricco con note di ciliegia, lampone e prugna, mentre in bocca risulta morbido, strutturato e persistente. Ideale per accompagnare cibi speziati, couscous di verdure, timballi di pasta e primi piatti al pomodoro, ed altri sapori tipici della cucina mediterranea. - Müller Thurgau Bio Vegano della Cantine di Aldeno
prodotto alle pendici del Monte Bondone (in provincia di Trento), si tratta di un vino fresco e vivace, con spiccate note di salvia, rosmarino e sambuco. Ideale come aperitivo, accostato a stuzzichini vegani o primi piatti di pesce. - Zibibbo di Mannirà Bio
un vino vegano e biologico lineare ed armonico. Caratterizzato da un profumo intenso e deciso, viene prodotto nel pieno rispetto del territorio d’origine e secondo una procedura che non prevede l’utilizzo di solfiti o sostanze chimiche. Perfetto sia con piatti di pesce che con verdure e pietanze vegane. - Prosecco Rosé Doc di La Gioiosa
per concludere, un rosè floreale e fruttato (dominanti sono le note di frutti di bosco), dal sapore fresco, leggero e frizzante. Ideale come aperitivo, ma anche con primi piatti della cucina Mediterranea.
