
Cucchiai commestibili contro lo spreco di plastica
I rifiuti di plastica sono uno dei maggiori responsabili dell’inquinamento del nostro pianeta.
Per questo in India è nato Edible Cutlery, un progetto che prevede la creazione di bio-posate che dopo essere state usate possono essere mangiate, o gettate nell’umido, o aggiunte al compost per le piante. Tutto inizia con un cucchiaio.
L’invasione della plastica
La plastica – un materiale derivato dal petrolio, contenente diverse tossine, alcune delle quali cancerogene – può essere riciclata, ma mai al 100%: la parte non riciclabile dei polimeri è destinata alla termo-valorizzazione o, dove mancano gli impianti, alla discarica. Eppure continuiamo a usarla in maniera massiccia: perché è comoda e perché costa meno di altri materiali. Solo negli Stati Uniti ogni anno vengono acquistati oltre 40 miliardi di utensili di plastica, stima che a livello mondiale è plausibilmente 16 volte superiore. La maggior parte di questi utensili viene utilizzata una volta e poi gettata via, in testa gli imballaggi (che rappresentano il 50% della plastica contenuta nei rifiuti urbani) e di seguito piatti e posate. Ne siamo, cioè, praticamente sommersi.
Una soluzione: cucchiai commestibili
Narayana Peesapaty, dall’India, ha “sfornato” una risposta al problema, molto avvertito nel suo Paese. Plurilaureato, già ricercatore della ICRISAT (International Crops Research Insitute for the Semi-Arid Tropics), impegnato nello sviluppo delle aree rurali e delle tecnologie per le energie rinnovabili, Peesapaty si domanda se non sia ora di agire concretamente, invece che continuare a rammaricarsi senza tuttavia fare nulla. È per questo che nel 2010 ha creato la Bakeys, una compagnia il cui business è sviluppare soluzioni alternative contro i crescenti problemi di inquinamento del nostro pianeta. È in questa missione che rientra il progetto Edible Cutlery: la creazione di posate edibili, con l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare il modo di mangiare.
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Buoni per la salute e per l’ambiente
Finora sono stati commercializzati i cucchiai, in 3 varietà:
- semplici, fatti solo di acqua, farina di riso, di miglio e soprattutto di sorgo (che grazie alla sua consistenza fa sì che le posate non si inzuppino e non diventino molli);
- dolci, a cui viene aggiunto un poco di zucchero;
- salati, con aggiunta di cumino, carambola, salgemma e pepe nero.
Possono perfino essere personalizzati, unendo vari ingredienti come piccanti, spezie, pomodoro, cipolla, aglio, zenzero… Adatti per qualsiasi tipo di piatto, non coprono i sapori dei cibi e sono ottimi per la salute: contengono fibre, ferro, proteine e calcio nelle giuste proporzioni, mentre sono privi di grassi, olii, burro, additivi chimici e conservanti. Vanno bene per i vegani, ma non sono ancora gluten free (work in progress!).
E, aspetto fondamentale, non hanno impatto sull’ambiente: se si preferisce buttarli, invece che mangiarli, si decompongono nel giro di 3-7 giorni. Senza contare il fatto che l’energia necessaria per produrre 100 di questi cucchiai equivale a quella necessaria per produrre un solo utensile di plastica. Le confezioni (di 50 pezzi) sono ancora di cellophane, ma la volontà è quella di abbandonarlo e utilizzare packaging alternativi, anch’essi biodegradabili, già in fase di sperimentazione.
Non sono ancora reperibili in altro modo che tramite il sito Bakeys – Edible Cutlery, ma nonostante ciò ne sono già stati venduti più di un milione e mezzo. Sono in cantiere le altre posate.
Vanno conservati in luoghi asciutti, dove resistono anche due anni conservando la loro consistenza croccante (non c’è bisogno di metterli in frigorifero). Maneggiare delicatamente… Alla fine sono sempre fatti di farina!
