droni per salvare la foresta amazzonica, la tecnologia al servizio dell'ambiente

Droni per salvare la foresta Amazzonica dalla deforestazione

I droni possono essere utilizzati per contribuire alla riforestazione del polmone verde della Terra, la foresta Amazzonica, che negli ultimi anni è stata disboscata in maniera indiscriminata.

La tecnologia può quindi essere finalizzata anche alla salvaguardia dell’ambiente, non soltanto applicata in ambito militare e commerciale, come per esempio ha intenzione di fare Amazon per velocizzare le consegne dei prodotti. I droni sono comunque già impiegati per contrastare il bracconaggio di specie in estinzione come i rinoceronti.

L’idea di Lauren Fletcher, un ingegnere che ha lavorato per la NASA e fondatore di BioCarbon Engineering, è quella di far sorvolare e mappare le zone che necessitano degli interventi più urgenti. Gli stessi droni provvederebbero a lanciare con una propulsione ad aria compressa i semi germinati da un’altezza di 2/3 metri: per garantire massima efficienza, le sementi sono incapsulate in un idrogel ricco di sostanze nutritive per evitare che finiscano facile bottino degli animali erbivori. Con questo sistema si prevede di piantare circa un miliardo di nuovi alberi ogni anno, controbilanciando il riscaldamento globale.

Una risposta attiva alla deforestazione selvaggia imposta dall’agricoltura e dall’industria di legname e mineraria. Inoltre, i droni sono estremamente economici (costando circa il 15% di quanto ci vuole per una piantumazione manuale) e rapidi (un solo drone potrebbe piantare 10 semi al minuto).

Guarda il video di Lauren Fletcher, fondatore di BioCarbon Engineering

Al momento comunque non sono ancora disponibili dati sperimentali per verificare che il sistema sia applicabile su larga scala e che dia i risultati sperati, poiché la piantumazione a mano ha il vantaggio di piantare i semi alla giusta profondità e nel modo più appropriato. Inoltre, il saldo negativo degli alberi “persi” in un anno è di 11 miliardi (26 abbattuti o bruciati, 15 piantati): quindi si tratterebbe comunque di un palliativo, anche se una delle poche soluzioni che sembrano poter essere presto sviluppate e applicate.

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