
Ecopelle, simil-pelle e finta pelle non sono sinonimi: ecco quali sono le differenze
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Quanti hanno hanno acquistato un capo di abbigliamento o una borsa in ecopelle pensando di avere tra le mani un prodotto realizzato interamente con materiali di origine sintetica? Purtroppo, questo è un equivoco ancora molto comune, derivante dal fatto che spesso i termini ecopelle e simil-pelle vengono utilizzati come sinonimi, quando in realtà non lo sono affatto. In questa guida, scopriremo come distinguere un prodotto in pelle vera da uno in pelle sintetica, e faremo una breve panoramica sui diversi sostituti del cuoio realizzati con materiali innovativi e di origine 100% vegetale, adatti anche a chi ha deciso di eliminare qualsiasi prodotto frutto di violenza sugli animali dalla propria vita.
Sebbene i termini ecopelle e similpelle siano spesso utilizzati in maniera intercambiabile, talvolta per fare leva sul crescente interesse verso stili di vita più etici e sostenibili, la verità è che dietro a questa scelta linguistica apparentemente così sottile si nascondono due realtà diametralmente opposte, non tanto da un punto di vista estetico, ma soprattutto etico. Oltre un miliardo sono infatti le vite animali che vengono sacrificate ogni anno per soddisfare la nostra richiesta di oggetti, scarpe, abiti ed accessori in pelle e cuoio.
Ecco perché è indispensabile conoscere qual è la differenza tra ecopelle e similpelle, soprattutto se l’obiettivo è quello di seguire uno stile di vita più etico e sostenibile, volto ad eliminare – per quanto possibile – qualsiasi forma di violenza verso gli animali.
In questa guida, vedremo quali sono le principali alternative alla pelle animale, che siano tessuti 100% sintetici o realizzati attraverso l’utilizzo di fibre vegetali di diversa provenienza che riproducono in maniera alquanto fedele l’aspetto e la texture della pelle “vera”.
Per fare questo, facciamo un passo indietro e analizziamo quali sono le principali problematiche associate alla produzione e al trattamento della pelle “vera”, ovvero di origine animale.
Pelle “vera” (o cuoio): cosa si nasconde dietro all’industria della pelle
Come tutti sapremo, la pelle è un prodotto di origine animale che, per quanto resistente all’usura e avvolto da un alone di prestigio, nasconde immense sofferenze per la vita di miliardi di animali, per la maggior parte giovani vitelli maschi.
Se nella concezione comune la pelle deriva dalla lavorazione degli scarti dell’industria animale, sempre più spesso è proprio la carne ad essere un sottoprodotto degli allevamenti destinati alla produzione della pelle. Senza contare che, indipendentemente dalla sua origine, la vendita della pelle rappresenta oltre la metà dei profitti dei mattatoi che macellano bovini, per un giro d’affari diretto che vale circa 50 miliardi di dollari all’anno.
Insomma, sostenere che la pelle sia un prodotto etico e sostenibile in quanto prodotta attraverso il riciclo di scarti che altrimenti andrebbero gettati è un’affermazione non solo lontana dalla realtà, ma anche – e forse soprattutto – volta a sostenere i profitti di un settore che ormai non ha più ragione di esistere.
Ormai esistono così tanti materiali completamente cruelty-free, spesso di recupero e, per di più relativamente economici che permettono di realizzare capi, scarpe e accessori dall’aspetto, dalla morbidezza e dal feeling pressoché identici a quelli della pelle animale, ma senza coinvolgere l’uccisione di alcun essere vivente. Non a caso, sempre più brand, anche di altra moda, si stanno allontanando da questo tipo di materiale per avvicinarsi ad altri più sostenibili sia da un punto di vista ambientale che etico.
Ma di questi parleremo più accuratamente a breve. Per ora, vogliamo soffermarci ancora brevemente sulle modalità di lavorazione della pelle per sfatare un altro grande mito, ovvero che il processo di produzione della pelle sia del tutto sicuro per l’ambiente e per la salute umana.
Per farlo, dobbiamo tornare indietro al momento in cui l’animale viene scuoiato e la pelle “grezza” viene essiccata e sottoposta ad un processo di conciatura, ovvero trattata con diversi prodotti ai fini di mantenerne inalterate nel tempo le caratteristiche tattili e visive e di aumentarne così la durabilità, diventando così a tutti gli effetti cuoio. Sebbene in tempi antichi questo processo implicasse l’utilizzo di sostanze naturali, quali estratti di erbe e bacche, con il tempo queste sono state sostituite da composti chimici che si sono rivelati dannosi non soltanto per la salute del Pianeta, ma anche per quella umana. I fumi tossici sprigionati all’interno degli stabilimenti di lavorazione del cuoio possono portare a danni anche permanenti all’apparato respiratorio, sintomi quali vertigini, capogiri ed emicrania e, nei casi più gravi, addirittura all’insorgenza di tumori a carico delle cavità nasali e dei seni paranasali.
Ecco perché consumatori e grandi aziende hanno cominciato a spingere verso la ricerca di tecniche e prodotti relativamente più sostenibili e sicuri per la lavorazione della pelle grezza, il che ha portato a coniare il termine “ecopelle”.
Ecopelle: cos’è la pelle “ecologica”?
Nonostante il termine “ecopelle” possa far pensare ad un materiale sostenibile e di origine vegetale, la realtà è ben diversa. L’ecopelle è infatti pelle animale a tutti gli effetti. L’unica differenza con la pelle “normale” di cui abbiamo parlato sopra risiede infatti nelle modalità e nei prodotti con la quale questa viene lavorata, definite come a “basso impatto” ambientale e più sicure per la salute del consumatore finale e del produttore stesso.
Tali pratiche sono regolamentate da una specifica normativa – UNI 1127:2011, che ne garantisce il minor impatto ambientale. Da qui il termine ecopelle, abbreviazione per pelle “ecologica”.
Per queste ragioni, l’ecopelle è generalmente più costosa del cuoio prodotto con tecniche e prodotti di bassa qualità o potenzialmente pericolosi dal punto di vista della salute umana e di quella del Pianeta. Detto questo, non si tratta comunque di un prodotto etico, in quanto presuppone l’uccisione e lo sfruttamento animale.
Similpelle (o finta pelle): quali sono le differenze con l’ecopelle?
Sebbene spesso confusa con l’ecopelle, la similpelle è in realtà un materiale di origine sintetica che si è andato sempre più diffondendo a partire dagli anni Novanta come alternativa economica e cruelty-free alla pelle animale.
La similpelle viene infatti generalmente ottenuta attraverso uno specifico processo di lavorazione della fibra sintetica, che viene successivamente ricoperta con un sottile strato di materiale plastico trattato in modo da ricreare in maniera quanto più fedele la trama della pelle animale.
Sebbene non sia ancora di un prodotto perfetto da un punto di vista ambientale, in quanto derivante dalla lavorazione di derivati del petrolio, per di più difficili da riciclare e destinare a nuovo uso, e la sua durabilità sia di gran lunga inferiore a quella di pelle ed ecopelle, si tratta di un materiale adatto anche a chi ha deciso – o sta cercando – di eliminare qualsiasi forma di violenza nei confronti degli animali dalla propria vita, capi di abbigliamento ed oggetti di arredamento compresi.
Pelle vegana: un’alternativa etica e sostenibile alla pelle “vera”
Versatilità, sostenibilità ed eticità: ecco i grandi vantaggi dei diversi tipi di pelle vegana (concettualmente un sottoinsieme della finta pelle) che si stanno diffondendo negli ultimi anni, alternative alla pelle animale realizzate a partire da materiali di origine vegetale, molto spesso realizzate a partire dagli scarti di altre lavorazioni industriali, ecologiche, sicure per l’ambiente, ma anche per la salute umana.
Tra le tipologie di pelle vegana più amate troviamo la cosiddetta WineLeather, realizzata con gli scarti di produzione del vino, ma anche la Desserto Agave, la cui materia prima sono i “rifiuti” dell’industria della tequila, la Celium, un prodotto innovativo derivante dalla fermentazione batterica, la Fleather, una pelle vegana realizzata in India partendo da vecchi fiori donati ai templi che altrimenti verrebbero gettati per strada, e la Appleskin (in italiano “pelle-mela”) di Alberto Volcan.
Altri materiali utilizzati per realizzare alternative vegane alla pelle animale sono scarti della frutta, funghi, carta, sughero, cotone cerato, foglie di tè kombucha e germe di grano, ognuno utilizzabile per la creazione di diverse tipologie di capi di abbigliamento, scarpe, borse e oggetti di arredamento.
Si tratta dunque di materie prime a bassissimo impatto ambientale, in quanto permettono il recupero di materiali che altrimenti sarebbero gettati, totalmente cruelty-free, poichè di origine completamente vegetale (e dunque utilizzabili anche da chi ha scelto di seguire uno stile di vita volto a preservare il benessere degli animali) e perfettamente sicure anche da un punto di vista salutistico, in quanto trattate attraverso l’utilizzo di miscele naturali e ipoallergeniche.
In conclusione, sebbene i termini ecopelle e similpelle siano spessi confusi e usati in maniera intercambiabile, la realtà è che si tratta di tessuti completamente diversi, a partire dalla materia prima utilizzata nella loro produzione – di origine animale nel primo caso, di origine sintetica e/o vegetale nel secondo caso. Insomma, una grande differenza per chi ha a cuore il benessere degli animali e anche quello del Pianeta.
