
Foca monaca a Capraia: l’isola “chiude” il mare per salvare l’animale
Capraia, avvistata una foca monaca: l’isola chiude il tratto per proteggere uno dei più rari mammiferi d’Europa
Nei pressi dell’isola di Capraia è stata avvistata una foca monaca, uno dei più rari mammiferi presenti in Europa attualmente catalogato come “specie in pericolo critico” dall’IUCN (International Union for Conservation of Nature). Infatti, la foca monaca è oggi uno degli animali a più elevato rischio estinzione con appena 700 esemplari in tutto il Pianeta.
Per tutelare l’animale è stata firmata un’ordinanza dal Presidente dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Giampiero Sammuri, che vieta l’accesso al tratto di costa occidentale dell’isola compreso tra Punta delle Cote Nord e la Baia a Sud di Punta delle Cote.
Infatti, è proprio in questa zona che è stata avvistata per l’ultima volta la foca circa 10 giorni fa, più precisamente tra Punta della Fica e Cala di Ceppo. In questa occasione un turista è riuscito a riprendere il muso della foca fare capolino dall’acqua.
Questi avvistamenti, sommati a quelli di pochi anni fa nelle Egadi, fanno ben sperare per un ritorno della specie in acque italiane (dove la foca monaca non si riproduce ormai da più di 50 anni).
L’ordinanza approvata dall’Ente afferma che:
“Considerato che nelle ultime tre settimane, si sono registrate segnalazioni relative alla presenza di un esemplare di Foca monaca (Monachusmonachus) nell’area protetta a mare dell’Isola di Capraia, all’interno del perimetro del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, è fatto divieto di accesso, in ogni forma e con ogni mezzo nel tratto di mare già classificato come zona B, compreso tra Punta delle Cote a nord e la Baia a sud di Punta delle Cote”.
Stando all’ordinanza, l’accesso al mare intorno all’isola di Capraia sarà concesso esclusivamente ai mezzi autorizzati dall’Ente Parco utilizzati per ricerca, monitoraggio, sorveglianza e sicurezza.
In seguito ai primi avvistamenti, data la condizione critica della specie, il Parco ha deciso di prendere contatti immediati con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.
