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Gola del Furlo nelle Marche: come arrivare e cosa vedere nella riserva naturale

Gola del Furlo: alla scoperta della biodiversità marchigiana

Le Marche sono l’unica regione italiana ad aver conquistato un posto nella classifica Best in Travel 2020 della guida turistica Lonely Planet, un riconoscimento che accende i riflettori sulle bellezze naturali e paesaggistiche, come la Gola del Furlo, e invita i viaggiatori a scoprire la sorprendente ricchezza storica, artistica e gastronomica del territorio marchigiano.

Destinazione perfetta per gli appassionati di trekking in Italia e meta ideale per tutti gli amanti del turismo sostenibile e responsabile, la riserva naturale statale Gola del Furlo, area protetta istituita dal Ministero dell’Ambiente il 6 febbraio 2001, è il meraviglioso canyon italiano tutto da scoprire.

Poco distante dalla suggestiva Urbino, città natale del grande architetto e pittore rinascimentale Raffaello, la gola, chiamata anche passo del Furlo, si trova in provincia di Pesaro-Urbino e confina con i comuni di Acqualagna, Cagli, Fermignano e Fossombrone. Il territorio della riserva include parte delle unioni montante dell’Alta valle del Metauro, del Catria e Nerone e dell’ormai ex Comunità montana del Metauro soppressa nel gennaio del 2011.

La riserva è un eden di eccezionale valore naturalistico che si estende per 3.907 ettari e ospita specie in via d’estinzione. Qui, protetta dalle enormi pareti rocciose della gola, nidifica l’aquila reale ma si possono ammirare anche altri specie di rapaci come l’albanella minore, il falco pellegrino, il Falco biarmicus, conosciuto con il nome di lanario, il gufo reale, il rondone alpino, la rondine montana, il passero solitario e il picchio muraiolo. 

All’interno della riserva ci sono anche altri animali come:

  • mammiferi: lupo, donnola, faina, tasso, puzzola, cinghiale, capriolo daino
  • rettili: ramarro occidentale, lucertola muraiola, lucertola campestre, matrice tassellata, vipera comune, biacco
  • anfibi: tritone crespato italiano, rospo comune, raganella italiana, rana verde, geotritone italiano, rana appenninica
  • pesci: carpa, gobione, lasca, cavedano, rovella, cobite comune, alborella, ghiozzo padano, granchio di fiume
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Anche la flora della Gola del Furlo è particolarmente ricca e variegata e tra le specie botaniche più rare e interessanti si possono osservare il giacinto del pennacchio, il liloasfodelo maggiore e l’onosma, oltre a specie mediterranee e termofile tipiche dei territori caldi e a piante che caratterizzano il paesaggio dell’Appennino Umbro-Marchigiano. Non mancano alberi e arbusti come la rovella, il cerro e il faggio, l’orniello, il carpino nero e bianco, gli aceri, i biancospini, i ginepri, le rose selvatiche e molti altri.

gola del furlo come raggiungere la riserva naturale

 

Gola del Furlo: come nasce il canyon nel cuore delle Marche

Il territorio della Gola del Furlo è importante non solo da un punto di vista paesaggistico e naturalistico ma anche sotto il profilo geologico, geomorfologico e paleontologico.

La Gola del Furlo è il risultato dell’erosione del fiume Candigliano che scorre tra il Monte Pietralata (889 m) e il Monte Paganuccio (976 m) e il complesso montuoso è formato da rocce sedimentarie risalenti al periodo compreso tra 240 e 15 milioni di anni fa noto con il nome di successione mesozoica umbro-marchigiana. La successione delle unità litostratigrafiche comprende Calcare Massiccio, Corniola, Rosso Ammonitico,  Formazione del Bugarone, Calcari Diasprigni e Calcari e Marne a Posidonia, Calcari a Saccoma ed Aptici, Maiolica, Marne a Fucoidi, Scaglia Bianca, Scaglia Rossa, Scaglia Variegata, Scaglia Cinerea, Bisciaro, Schlier.

Sono numerosi i fossili ritrovati tra le maestose pareti rocciose del canyon marchigiano tra cui ammoniti, come i generi Furloceras e Furlites e la specie Taffertia furlensis, molluschi e cefalopodi a conchiglia ritorta diffusi nei mari del Mesozoico da 225 a 65 milioni di anni fa.

 

Gola del Furlo: breve storia e curiosità di una meraviglia della natura

In origine il nome della Gorla del Furlo era Saxa Intercisa che significa “pietra spaccata” o “sasso rotto” e successivamente fu ribattezzata Petra Pertusa ovvero “pietra forata”. In particolare Furlo deriva dal latino forulum vale a dire “piccolo foro” successivamente trasformato in forlo e poi furlo.

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Gli etruschi furono i primi a capire che la gola sorgeva in una posizione strategica per lo sviluppo commerciale e costruirono la strada di collegamento tra Roma e Rimini che due secoli più tardi sarà lastricata dal console Flaminio e prenderà il nome di via Flaminia. In seguito, tra il 76 e il 77 d.C., l’aumento del traffico di merci e persone spinse l’imperatore romano Vespasiano a costruire una nuova galleria, ancora oggi in funzione, lunga 38,30 m, larga circa 5,47 m e alta 5,95 m.

Scenario di battaglie storiche tra Goti e Bizantini, la gola negli anni trenta del 1200 entrò a far parte del territorio dei Montefeltro per poi passare sotto il controllo dello Stato Pontificio nel 1631.

gola del furlo profilo del duce

Dopo un lungo periodo di abbandono e trascuratezza nel 1797 la gola fu bonificata dai francesi per ospitare un comando militare e nel 1861 entrò a far parte del neonato regno d’Italia. Sotto la guida dei Savoia il passo del Furlo fu reso sicuro e liberato dalla presenza dei banditi che fino a quel momento avevano trovato rifugio nella zona.

Sopravvissuta alla prima guerra mondiale, la storia della Gola del Furlo è legata a doppio filo alla figura di Benito Mussolini che negli anni venti del Novecento, durante i suoi viaggi tra Roma e Predappio, era solito fermarsi nella locanda dell’albergatore Candiracci. Pochi anni più tardi, e più precisamente nel 1936, la Milizia Nazionale Forestale decise di rendere omaggio a Mussolini realizzando sul Monte Pietralata un profilo del Duce che modificò profondamente la conformazione originaria della montagna. Quando la guerra era ormai agli sgoccioli il partigiano Bruno Bocchio della brigata Maiella piazzò delle mine che fecero saltare parte del mento e delle labbra e oggi del profilo non restano che alcune tracce.

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Negli anni settanta il paesaggio fu rovinato dalle attività delle cave di pietra e solo negli anni ottanta saranno costruite due nuove gallerie di 3391 m in cui oggi si riversa il traffico della Flaminia. Un progetto che ha permesso di salvaguardare l’incredibile bellezza della Gola del Furlo e restituirla agli amanti della natura.

 

Riserva naturale statale Gola del Furlo: cosa vedere e come raggiungerla

All’interno della riserva naturale statale Gola del Furlo, oltre a osservare da vicino la ricca fauna e la variegata flora, è possibile visitare:

  • il Museo del Territorio “Lorenzo Mannozzi-Torini”
  • la grotta del Grano
  • la Galleria Piccola
  • la diga del Furlo
  • il chiavicotto
  • le Epigrafi e la Mutatio “ad Intercisa”


Inoltre alle pendici del Monte di Pietralata si trovano anche il castello di Pietralata, una costruzione risalente ai primi anni del XI secolo, e il Santuario della Madonna della Misericordia del Pelingo.

È possibile raggiungere la Gola del Furlo in moto o in auto percorrendo due diverse strade:

  • Da Fano: percorrere la strada provinciale Fano-Grosseto in direzione Fossombrone e dopo aver superato Fossombrone proseguire per Roma e prendere l’uscita Furlo-Calmazzo. Proseguire sulla strada Flaminia per circa 6 km o in alternativa prendere l’uscita Furlo e continuare sulla Strada Flaminia seguendo le indicazioni per Furlo per circa 1,5 km.
  • Da Gubbio: percorrere la strada provinciale Fano-Grosseto in direzione Fano e dopo aver superato Cagli prendere la prima uscita Furlo e proseguire sulla Strada Flaminia seguendo le indicazioni per Furlo per circa 2 km.
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