Informatica ecosostenibile riduce impatto ambientale

Green computing: anche l’informatica è ecosostenibile

Computer, monitor e stampanti possono essere progettati e realizzati con un impatto ambientale molto limitato o addirittura nullo, mantenendo comunque bassi i costi e alte le prestazioni tecnologiche.

Altamente inquinanti, oggi gli strumenti informatici si smaltiscono e si riciclano con estrema difficoltà: si stanno quindi sperimentando soluzioni sostenibili e facilmente attuabili.

L’intero processo può essere suddiviso in quattro punti:

1) progettazione verde, con attenzione al prolungamento della vita del prodotto finale (troppo spesso le moderne apparecchiature si cambiano, per diversi motivi, dopo pochissimo tempo), ma anche all’espandibilità dello stesso (prevedere un facile incremento di memoria RAM invece che la sostituzione di un intero macchinario);

2) fabbricazione verde, avvalendosi di fonti energetiche rinnovabili nel processo di produzione industriale, impiegando prodotti biodegradabili oppure riutilizzando gli scarti della lavorazione;

3) utilizzo verde, con la riduzione del consumo di energia da parte di computer efficienti, ma anche soltanto adottando semplici accorgimenti come lo sleep mode (modalità di attesa);

4) smaltimento verde, con il riutilizzo di vecchi computer (donandoli a organizzazioni no-profit) o il riciclo di tutto ciò che non è più impiegabile, evitando così di mandare in discarica materiali altamente inquinanti come il cromo esavalente, il mercurio o il piombo. Stesso discorso vale per le cartucce delle stampanti e le batterie.

L’obiettivo di un’informatica verde è perseguito a più livelli. Per esempio, sul piano normativo, l’Unione Europea ha emanato due direttive sulla riduzione delle sostanze pericolose presenti negli strumenti informatici (2002/95) e la sostituzione dei metalli pesanti e ritardi di fiamma nelle apparecchiature elettroniche.

informatica ecosostenibile riduce impatto ambientale

© Kiosea39 | Dreamstime.com

Esistono poi diverse istituzioni che valutano l’impatto ambientale dell’intero processo informatico: per esempio il Green Electronics Council ha elaborato un indice di valutazione, l’Electronic Product Environmental Assessment Tool (EPEAT), basato su decine di criteri di efficienza e sostenibilità e da alcuni anni tutti gli organismi federali statunitensi sono tenuti a osservarlo.

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Da alcuni anni è disponibile uno standard industriale, l’Advanced Configuration and Power Interface (ACPI), che consente di controllare il risparmio energetico dell’hardware, disattivando quando non servono componenti come i display oppure spegnendo (o ibernando) CPU oppure RAM. Esistono anche alcuni programmi per settare manualmente il voltaggio della CPU, diminuendo il calore generato e l’elettricità consumata.

Inoltre, si stanno studiando modifiche agli algoritmi dei motori di ricerca: si calcola che ogni ricerca produca 7 grammi di CO2, che moltiplicati per i miliardi di utenti di Internet generano una quantità enorme di anidride carbonica che poi si riversa nell’atmosfera.

È una tendenza ormai avviata e anche le aziende produttrici di apparecchiature informatiche e software si stanno adeguando. Ognuno di noi, fin da ora, può contribuire cambiando la modalità di impiego del computer seguendo qualche accorgimento:

1) acquistando computer certificati a basso consumo energetico, monitor – a cristalli liquidi – adatti al lavoro che si deve svolgere (rispetto a un 17 pollici, un monitor a 19 consuma il 40% in più) o alimentatori con un’efficienza minima dell’80% (il resto dell’energia viene sprecata sotto forma di calore);

2) utilizzando, soprattutto negli uffici, i terminal server (che utilizzano sistemi operativi che condividono dati e applicazioni), che fanno in modo che il singolo utente consumi 8 volte meno energia rispetto a una lavorazione normale, in quanto gran parte delle operazioni sono condivise;

3) ricorrendo ai solid-state drive (unità a stato solido), che rispetto ai classici hard disk magnetici consumano meno energia in quanto non hanno parti mobili:

4) evitando di archiviare dati o fare back up online, pratica sempre più in uso a scapito dell’immagazzinamento dati offline o su altro supporto;

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5) stampando il meno possibile e utilizzando il carattere Century Gothic (che necessita del 30% in meno di inchiostro rispetto all’Arial);

6) lavorando in remoto (risparmiando su riscaldamento e illuminazione) oppure interagire mediante teleconferenze (riducendo l’emissione di gas serra dovuti agli spostamenti).

Nemmeno tanta fatica, quindi, ma sufficiente per ridurre sensibilmente l‘impatto ambientale dei nostri consumi energetici e per inquinare meno, mantenendo comunque alti livelli di efficienza e costi contenuti.

Guarda il video sulla Green Computing

 

Immagine di apertura: © Weerapat Kiatdumrong | Dreamstime.com

 

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