
Greenways: ferrovie abbandonate trasformate in piste ciclabili
Negli ultimi decenni, a partire dagli Stati Uniti per arrivare in Europa e più di recente anche in Italia, è cominciata una lenta e progressiva riqualificazione dei binari ferroviari dismessi, riconvertiti in piste ciclabili.
L’obiettivo è quello di recuperare totalmente un patrimonio immenso, conservando la memoria storica di luoghi e paesaggi e restituendo all’uso, pur con funzione diversa, tasselli dimenticati di una rete nazionale di percorribilità.
La costruzione della rete ferroviaria italiana, avvenuta a cavallo fra Ottocento e Novecento, ha rappresentato un momento significativo di unità e progresso del nostro Paese. Ma a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, lo sviluppo della rete stradale e dell’industria automobilistica ha portato alla dismissione di migliaia di chilometri di linee ferroviarie, che oggi ammontano a 7.500 km, fra tracciati interamente chiusi al traffico, dismessi in seguito alla realizzazione di varianti e mai completati.
Queste ferrovie dismesse costituiscono un patrimonio di infrastrutture unico e irripetibile: i percorsi si snodano nel territorio nazionale collegando città e borghi, fra paesaggi di inestimabile bellezza, territori di rilevanza storica e architettonica, ponti, viadotti, gallerie e vecchie stazioni, abbandonati all’incuria del tempo e dell’uomo e in balia della natura, che lentamente se ne riappropria.
Però arriva una bella notizia: tale patrimonio è in gran parte riutilizzabile e riutilizzato, convertito in percorsi verdi, dedicati alla mobilità non motorizzata, naturalistici o semplicemente alternativi al traffico dei centri abitati.
Dalle ferrovie abbandonate alle greenways
Molti enti hanno già raccolto la sfida, a partire dalla FIAB (la Federazione Italiana Amici della Bicicletta), che si impegna a promuovere le iniziative, numerose, a sostegno di tale riconversione. Uno di questi eventi è la Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, istituita da Co.Mo.Do., la Confederazione Mobilità Dolce. L’iniziativa è dedicata a far conoscere i percorsi ciclabili e pedonali nati in tutta la Penisola dalle ceneri delle vecchie ferrovie e incentivarne di nuovi. L’edizione di quest’anno, protrattasi per un mese intero (dal 6 marzo al 6 aprile scorso) con convegni, mostre e passeggiate, ha festeggiato i risultati di un impegno già decennale.
L’Associazione Italiana Greenways Onlus svolge interessanti attività di promozione e valorizzazione di diversi tracciati, su territorio nazionale, quali i canali fluviali, o le strade rurali e i sentieri di montagna, per ridare nuova vita ai vari percorsi. In collaborazione con il Touring Club Italiano, però, ha fatto di più: ha creato il marchio “Binari Verdi”. Oltre a promuovere e sostenere concretamente la conversione del maggior numero possibile di infrastrutture ferroviarie dismesse in greenways, ne favorisce il riconoscimento come nuova forma di turismo sostenibile, uno dei modi più intelligenti per valorizzare il territorio attraversato, con i suoi beni storici, architettonici, naturalistici e tipici.
Anche l’Italia si avvia così a seguire l’esempio europeo e statunitense. Dalla Via delle Risorgive in Piemonte, alla Ferrovia Valmorea in Lombardia. Dalla Ora–Predazzo in Trentino-Alto Adige, alla Ciclovia Alpe Adria in Friuli-Venezia Giulia. Dalla Modena–Vignola in Emilia-Romagna, alla Spoleto–Norcia in Umbria. Dalla Godrano–San Carlo in Sicilia, alla Calangianus–Monti in Sardegna. Ogni regione ha le sue greenways.
Il tema delle ferrovie dismesse e del turismo sostenibile, era già stato affrontato in occasione di Expo 2015, quando l’Università degli Studi di Milano e il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali avevano promosso il recupero delle ferrovie dimenticate, proponendo inoltre la valorizzazione dei vecchi caselli ferrovieri trasformati in punti di ristoro alla fine dei percorsi.
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