
Inquinamento luminoso: cosa possiamo fare per combatterlo e ritornare ad ammirare le stelle!
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Ecco 5 buone pratiche che possiamo mettere in atto fin da subito per fermare i danni causati dall’uso smisurato dell’illuminazione artificiale sugli ecosistemi naturali e sulla nostra salute, e per lasciarci affascinare (nuovamente) dalla bellezza del firmamento.
Un mondo in cui tornare ad ammirare la bellezza delle stelle, anche stando in città: sebbene questa sia ancora al momento un’utopia, molte sono le buone pratiche che – sia ad un livello individuale che collettivo – possiamo mettere in atto fin da ora per ridurre quella “nebbia luminosa” che ci impedisce di scorgere le stelle anche durante le nottate più serene, e che prende il nome di inquinamento luminoso.
Sebbene si tratti di una problematica certamente non nuova – basti pensare che sono ormai passati più di vent’anni da quando la Repubblica Ceca ha approvato la prima legge al mondo per ridurre l’inquinamento luminoso – mai come oggi è importante agire tempestivamente per fermare questo fenomeno che sta sempre più mettendo a serio pericolo non solo la nostra capacità di ammirare la volta celeste, ma anche i delicati equilibri insiti all’interno degli ecosistemi naturali, inclusa la nostra stessa sopravvivenza in quanto specie umana.
In particolare, secondo quando emerso dallo studio Light pollution is a driver of insect declines, condotto da un team di ricercatori statunitensi, canadesi, australiani e neozelandesi e pubblicato sul magazine scientifico Biological Conservation, ha rivelato che la luce artificiale è in grado di causare profonde alterazioni nell’ambiente vitale di migliaia di specie di insetti che si sono evoluti proprio sfruttando la differenza di luce tra le diverse parti della giornata per orientarsi nello spazio e soddisfare i propri bisogni primari, tra i quali trovare adeguate fonti di cibo e riprodursi.
Tali effetti negativi sulla durata e qualità di vita degli insetti sarebbero talmente profondi da aver portato diversi entomologi a definire questo fenomeno come “insect apocalypse”, ovvero apocalisse degli insetti, un vero e proprio ecocidio che non risparmierà neppure la sopravvivenza dell’uomo sulla Terra. Basti pensare che i sistemi agricoli adibiti al nostro sostentamento dipendono fortemente dall’impollinazione da parte di alcune specie di insetti, i cosiddetti insetti impollinatori, che come abbiamo visto sono ormai a rischio di estinzione anche a causa dell’inquinamento luminoso.
In questo articolo, vedremo che cos’è l’inquinamento luminoso, e cosa possiamo fare per combatterlo.
Inquinamento luminoso: che cos’è e quali sono le cause?
L’inquinamento luminoso altro non è che l’eccessiva presenza di illuminazione artificiale nell’ambiente notturno, il cui flusso rivolto direttamente o indirettamente verso la volta celeste altera le normali condizioni di luce presenti nell’atmosfera, producendo una sorta di “nebbia luminosa” che limita la visibilità delle stelle anche in condizioni di bel tempo, con conseguenze anche di grave entità come l’alterazione dei ritmi biologici degli esseri viventi.
Tra le fonti più comuni di inquinamento luminoso troviamo sia l’illuminazione stradale e pubblica, che insegne pubblicitarie luminose e illuminazioni decorative, luci di negozi e centri commerciali, che spesso rimangono accese per tutta la notte, ma anche quelle provenienti da abitazioni e complessi residenziali, specie se non progettate in modo adeguato e proiettate verso parchi ed aree naturali.
Inoltre, l‘utilizzo di lampade inefficienti, come quelle con una bassa resa luminosa o che producono una quantità eccessiva di luce nella parte dello spettro visibile (come le lampade ad incandescenza tradizionali), è altresì collegato all’aumento di questa pericolosa problematica.
Questa forma di inquinamento che per molti versi può essere definita come “silenziosa” (in quanto a tutti gli effetti non è visibile ai più), si verifica principalmente nelle aree urbane, ma si sta sempre più estendendo anche verso le aree rurali con l’avanzamento dell’urbanizzazione. Si tratta quindi di un fenomeno che non è certamente destinato a fermarsi, se si considera che entro il 2050 più del 68% della popolazione globale vivrà in città.
Inoltre, sempre più spesso la foschia luminosa che si estende sopra le città “risale” dal fondovalle verso le montagne, compromettendo i delicati equilibri degli ecosistemi di alta quota che altrimenti non sarebbero toccati dal fenomeno.
Le 10 conseguenze dell’inquinamento luminoso sull’ambiente e sulla salute umana
Come abbiamo accennato poco fa, le conseguenze negative dell’inquinamento luminoso hanno importanti ripercussioni sia sui delicati equilibri ecosistemici che sulla nostra stessa salute.
Tra quelle principali troviamo infatti:
- Compromissione del senso di orientamento di diverse specie animali: l’inquinamento luminoso può alterare l’orientamento degli animali notturni, come uccelli, insetti e tartarughe marine, che si affidano alle stelle o alla luce lunare per la navigazione, influenzandone sia gli schemi migratori che la possibilità di fare provviste di cibo;
- Alterazione degli ecosistemi: strettamente collegato al punto precedente, la forte luminosità può alterare negativamente il ciclo della fotosintesi clorofilliana notturna, con effetti negativi a cascata anche su tutte le specie che popolano il bosco. Ad esempio, l’eccessiva illuminazione durante le ore serali può influire sui comportamenti di caccia e riproduzione degli animali notturni, creando poi squilibri nell’intera catena alimentare;
- Cambiamenti nell’ecologia del polline: l’inquinamento luminoso può influire sulla dispersione del polline, interrompendo l’interazione tra piante e insetti notturni che si affidano alla luce per comunicare tra di loro e con l’ambiente circostante;
- Problemi per la salute umana: l’esposizione a livelli elevati di luce durante la notte può interferire con il ritmo circadiano naturale del nostro corpo e con la produzione di melatonina, l’ormone del sonno. Questo, a lungo andare, può portare a problemi di insonnia, anche cronica, nonché a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, come ipertensione e ictus. Inoltre, l’esposizione costante a fonti luminose artificiali può influire sul benessere mentale e sulla salute psicologica, contribuendo all’insorgenza di ansia, depressione e disturbi dell’umore;
- Riduzione della visibilità delle stelle e degli oggetti celesti: l’eccessiva illuminazione notturna rende difficile l’osservazione delle stelle, riducendo non solo la visibilità, ma anche la nitidezza degli oggetti celesti, intralciando così il lavoro degli astronomi. Questo perché l’inquinamento luminoso può compromettere la precisione delle immagini e delle misurazioni astronomiche e limitare così le possibilità di fare nuove scoperte;
- Consumo energetico ed emissioni di gas serra: l’illuminazione eccessiva e non regolamentata comporta uno spreco significativo di energia elettrica, causando a sua volta un aumento nelle emissioni di gas serra, tra le principali responsabili del cambiamento climatico globale;
- Costi finanziari: l’inquinamento luminoso è spesso collegato a notevoli costi causati dall’utilizzo eccessivo dei sistemi di illuminazione elettrica. Costi che potrebbero essere evitati – o perlomeno considerevolmente ridotti – attraverso l’adozione di soluzioni di illuminazione più efficienti ed economiche;
- Punto di vista della sicurezza stradale: l’illuminazione eccessiva e non correttamente orientata può ridurre la visibilità della segnaletica stradale e degli altri veicoli, aumentando così il rischio di incidenti e compromettendo la sicurezza delle persone sulla strada;
- Impatto sul turismo astronomico:i turisti che visitano luoghi di valore naturalistico e paesaggistico spesso desiderano ammirare il cielo stellato. L’inquinamento luminoso diminuisce la visibilità delle stelle, compromettendo l’esperienza dei visitatori e riducendo l’attrattiva turistica di queste aree;
- illuminazione inappropriata di monumenti e opere d’arte: infine, l’illuminazione eccessiva e inadeguata di monumenti storici, edifici artistici e opere d’arte può alterarne l’aspetto estetico originale, distorcendo forme e colori, e falsando la percezione dell’opera d’arte stessa.
Ma come si misura l’entità di questo fenomeno, e come siamo messi in Italia in termini di inquinamento luminoso?
Inquinamento luminoso: come si misura?
Per comprendere l’entità di questo fenomeno che purtroppo viene ancora troppo spesso preso sotto gamba e identificare le aree più esposte alla “foschia luminosa”, sono state sviluppate diverse mappe di monitoraggio dell’inquinamento luminoso. Tali mappe sono basate sul concetto di brillanza (o luminosità) del cielo notturno, un’unità di misura espressa in magnitudini per arcosecondo quadro (mag/arcsec2), i cui valori si collocano normalmente tra i 17 e i 22 mag/arcsec2. Nello specifico, valori più alti di brillanza corrispondono ad un cielo più buio e dunque a minori livelli di inquinamento luminoso.
Tali valori possono essere misurati anche con strumenti relativamente semplici da utilizzare, quali lo “Sky Quality Meter” (SQM), un piccolo palmare dotato di un sensore che, se posto in posizione fissa e orientato verso lo zenith, è in grado di misurare la brillanza di un determinato punto sulla volta celeste. Questo strumento è particolarmente utile quando si tratta di misurare le variazioni della luminosità del cielo nel corso di un periodo di tempo più o meno lungo, e dunque di monitorare l’avanzamento dell’inquinamento luminoso generato in un certo territorio.
Per una misurazione qualitativa dell’inquinamento luminoso, certamente meno accurata ma decisamente più immediata e alla portata di tutti, possiamo affidarci alla cosiddetta “scala di Bortle”, una scala numerica sviluppata dall’astronomo John E. Bortle per descrivere l’intensità dell’inquinamento luminoso in un dato luogo e valutare quindi la qualità del cielo notturno. La scala è composta da nove livelli, che vanno da 1 (cieli più scuri) a 9 (cieli più luminosi). Ogni livello della scala di Bortle fornisce una descrizione delle caratteristiche del cielo notturno corrispondente a quella specifica intensità di inquinamento luminoso: ad esempio, il livello 1 corrisponde a “cielo buio assoluto” (il cielo è completamente privo di inquinamento luminoso, consentendo l’osservazione chiara e dettagliata delle stelle, della Via Lattea e di oggetti celesti deboli), mentre il livello 9 a “cielo interamente luminoso” (nessuna stella è visibile, ad eccezione delle poche più luminose come Venere o la Luna. L’inquinamento luminoso è estremamente intenso).
Inoltre, diverse sono le app che, tramite la fotocamera del nostro smartphone, sono in grado di fornire una misura più o meno accurata dell’effettiva luminosità della volta celeste sopra le nostre teste: tra le più utilizzate troviamo Dark Sky Meter e Loss of the Night, disponibile anche per cellulari Android.
Inquinamento luminoso in Italia: una mappa
Diverse sono le organizzazioni italiane che – attraverso strumenti sofisticati come il satellite VIIRS (Visible Infrared Imaging Radiometer Suite) – si sono impegnate a creare delle vere e proprie “fotografie” dell’inquinamento luminoso che sovrasta il nostro Paese.
Tra quelle più accurate e semplici da consultare troviamo la Light Pollution Map, particolarmente amata anche da astronomi professionisti ed amatori in quanto permette di identificare quali sono le zone buie più adatte all’osservazione del cielo notturno.
Tra le zone che presentano i più alti livelli di inquinamento luminoso in Italia spicca la Pianura Padana, che tra l’altro è segnalata anche come una delle aree più vaste su tutto il globo interessate da questo fenomeno. Non va meglio per il resto della Penisola, con l’eccezione di alcune zone della Sardegna, della Maremma Toscana, del Gargano in Puglia, del Trentino e del Veneto.
Al tempo stesso, non dobbiamo dimenticare che l’inquinamento in una determinata località non è prodotto esclusivamente dal flusso di luce artificiale proveniente dalla località stessa, ma è altresì dipendente anche da quello originato dalle aree urbane limitrofe a quella di osservazione, fino a distanza di centinaia di chilometri!
Inquinamento luminoso: 5 semplici modi per combatterlo tramite
Il cielo notturno è in pericolo, ma la buona notizia è che, se uniamo le forze, possiamo fare molto per ridurre l’inquinamento luminoso ed i danni da esso causati.
Oltre a fare pressione sulle autorità locali per promuovere regolamentazioni più stringenti sull’illuminazione esterna e promuovere l’utilizzo di lampadine ad alta efficienza energetica, diverse sono gli accorgimenti che, come singoli, possiamo mettere in atto per ritornare ad ammirare il cielo stellato!
Tra quelle più efficaci troviamo:
- Utilizzare l’illuminazione solo quando necessario: in particolare, accendere le luci solo quando servono e spegnerle quando non sono più necessarie può contribuire in modo significativo nel ridurre l’inquinamento luminoso;
- Optare per lampadine a basso consumo energetico/alta efficienza energetica: non solo le lampadine a LED sono più efficienti rispetto a quelle a incandescenza, ma in genere possono anche essere orientate in modo da ridurre la dispersione della luce verso l’alto;
- Utilizzare dispositivi di illuminazione adatti all’ambiente esterno: utilizzare apparecchi di illuminazione progettati specificamente per l’uso esterno, come proiettori a bassa intensità o lampioni a illuminazione diretta verso il basso, aiuta a evitare la dispersione della luce nell’atmosfera e a concentrarla dove serve;
- Utilizzare timer o sensori di movimento: installare timer o sensori di movimento per l’illuminazione esterna è un ottimo modo per limitare l’uso dell’illuminazione artificiale, soprattutto quando non necessaria e, cosa da non sottovalutare, ridurre i nostri consumi energetici;
- Diffondere la consapevolezza: ultimo, ma non meno importante, sensibilizzare chi ci sta accanto sull’importanza di ridurre l’inquinamento luminoso può portare all’adozione di comportamenti più consapevoli, il che è fondamentale per fermare l’avanzamento dell’inquinamento luminoso su vasta scala.
