
Kamikatsu, dove tutto si ricicla
C’è una cittadina, in Giappone, che si è posta un ambizioso obiettivo: entro il 2020 riciclare tutto quanto viene consumato.
Se il progetto dovesse andare a buon fine, sarebbe un esempio da seguire anche in altre parti del mondo, per dismettere discariche e inceneritori, dannosi per l’ambiente e la salute dell’uomo.
Una raccolta differenziata scrupolosa
A Kamikatsu, una cittadina di circa 1700 abitanti che sorge sull’isola giapponese di Shikoku, qualche anno fa è iniziata una campagna di sensibilizzazione ambientale che prevede un notevole impegno e una particolare attenzione da parte della popolazione locale. I suoi cittadini, al momento, devono smistare il riciclo tra 34 differenti contenitori, una quantità incredibile se pensiamo ai 3 o 4 con cui a fatica abbiamo a che fare noi.
Le bottiglie di plastica, che in Italia ci limitiamo a schiacciare per ridurle di volume, sono suddivise per colore e per tipologia di liquidi contenuti: quelle della salsa di soia e dell’olio sono separate da quelle dell’acqua minerale e del tè verde. I tappi vanno poi smaltiti a parte.
Per quanto concerne il vetro, invece, le bottiglie di sakè – la bevanda nazionale, una specie di birra che si ottiene dalla fermentazione del riso – devono essere separate dalle altre. Ma anche altri oggetti, che qui da noi si buttano semplicemente via, hanno il loro contenitore, come per esempio accendini e rasoi elettrici.
Una sorta di magazzino invece ospita il cartone, che semplicemente deve essere legato insieme. Perché la carta non viene riciclata tutta assieme: giornali, riviste e volantini sono distinti. Infine per i barattoli, bisogna prestare la massima attenzione a dividere quelli in alluminio dalle bombolette spray e da quelli contenenti acciaio.
Tre R: Riciclare, Riutilizzare, Ridurre
Per facilitare il compito dei diligenti cittadini, ogni contenitore per lo smaltimento è numerato, e accanto a esso si trova un esempio del campione di prodotto che deve essere lì smaltito, mentre cartelli ed etichette descrivono la destinazione finale nella filiera del riciclo e quanto si è guadagnato in termini di impatto ambientale.
Ogni cosa deve essere accuratamente lavata e fatta asciugare, ed è questa la normativa che meno piace: non è raro quindi vedere all’esterno delle abitazioni, accanto ai panni, anche cartoni del latte, contenitori di tofu o addirittura sacchetti di plastica stesi ad asciugare al sole.
Esiste una specie di negozio dove consegnare tutto quello che è ancora integro o in buone condizioni: chi vuole può portare a casa ciò che gli interessa, per riutilizzarlo, in modo da ridurre la dipendenza da prodotti nuovi. Inoltre, in una piccola fabbrica le donne più anziane confezionano vestiti o giochi per bambini usando vecchi kimono o scampoli di tessuto ormai inutilizzati. Una vera e propria fabbrica di riciclo creativo e fai da te.
A Kamikatsu non esistono automezzi che raccolgono i rifiuti: spetta ai cittadini suddividerli con attenzione e trasportarli direttamente al centro di raccolta. Sorgendo in una zona collinosa circondata da boschi, Kamikatsu è tappezzata di numerosi orti e coltivazioni disposti su dei terrazzamenti costruiti ad arte: gli scarti organici sono quindi numerosi e il consumo di frutta e verdura costituisce gran parte della dieta alimentare.
Tutte le famiglie contribuiscono in maniera consistente al compostaggio, al quale concorrono anche i residui della potatura e le foglie delle piante. Le vaschette con gli avanzi di cibo vengono svuotate in appositi apparecchi elettrici, situati all’esterno delle abitazioni e comprati, per modico prezzo, con sussidi statali. Il consumo di elettricità di questi compattatori, nonché l’impiego delle automobili private con cui alcuni consegnano i rifiuti nel centro raccolta, costituisce uno degli inconvenienti a cui ovviare in un prossimo futuro.
Nuove Kamikatsu crescono…
Al momento, gli abitanti di Kamikatsu riciclano l’80% dei rifiuti prodotti, destinando il resto (soprattutto lampadine e batterie) a una discarica. Chissà se nel futuro tale percentuale salirà e se tale modello sarà applicabile e fattibile anche in realtà più complesse e di maggiori dimensioni. Confortanti dati provengono da numerose (e popolose) città di altre parti del mondo: per esempio in California, San Francisco con i suoi circa 800.000 abitanti fa registrare un valore del 70%, ma anche in Italia i “Comuni virtuosi” sono sempre di più.
Per Kamikatsu si tratta comunque di un successo se si pensa che prima di incominciare con la raccolta differenziata i rifiuti venivano gettati indifferentemente in un fuoco a cielo aperto, recando danni incalcolabili all’ambiente e agli abitanti, che poi respiravano quell’aria contaminata. In Giappone la sensibilità verso queste problematiche è sempre più alta. Le imprese hanno rigidi vincoli in ambito di riciclo, ma anche i privati sono tenuti a osservare alla lettera la legislazione vigente: per esempio a Yokohama, la seconda città del Paese, i cittadini ricevono un manuale di 27 pagine a cui attenersi. Alla fine, come testimoniano gli abitanti di Kamikatsu, è soltanto una questione di abitudine, poi diventa qualcosa di naturale, da farsi come tante altre.
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