
Solar Voyager, la prima barca a energia solare
Dagli Stati Uniti al Portogallo in quattro mesi, sfruttando solo energia solare: è questo l’obiettivo di Solar Voyager, la prima barca fotovoltaica impegnata in un’impresa mai riuscita prima.
Nelle stesse ore in cui il Solar Impulse 2 sorvola l’oceano Atlantico verso le tappe finali del suo straordinario giro intorno al mondo, un “parente” compie la stessa traversata via mare. E ancora una volta protagonista è l’energia solare.
Solar Voyager alla conquista dell’Oceano
Nel 2013 Isaac Penny e Christopher Sam Soon, il primo ingegnere meccanico statunitense e il secondo ingegnere elettronico e programmatore originario delle Mauritius, hanno deciso di dedicare il loro tempo libero a un progetto ambizioso: realizzare una barca funzionante solo a energia solare, in grado di compiere traversate oceaniche. Dopo 4 anni di lavoro e una partenza fallita nel 2015, il loro Solar Voyager è evoluto da fragile kayak di plastica a imbarcazione con un insolito scafo di alluminio, e i due ricercatori sono più che mai vicini al raggiungimento dell’obiettivo. Salpato lo scorso 1° giugno da Gloucester, una località nei pressi di Boston (Massachusetts), il Solar Voyager dovrebbe approdare a Lisbona – a più di 3.000 km di distanza – in autunno.
Costruito per attraversare l’Atlantico
Penny e Soon, che per lavoro si occupano di attrezzature di chirurgia robotica, hanno costruito il Solar Voyager da zero, senza avere alle spalle finanziamenti di aziende, compagnie o istituzioni, ma con la collaborazione pratica di molti (in termini di materiali e infrastrutture). E soprattutto hanno realizzato il tutto artigianalmente, infatti solo i moduli fotovoltaici e alcuni pezzi standard del motore erano già pronti per l’uso.
Lunga 4 metri e larga 1, la barca ospita due pannelli solari da 240 Watts complessivi, in grado di generare 7 chilowattora al giorno d’estate e 3 chilowattora al giorno d’inverno. Nelle ore diurne i pannelli immagazzinano più energia possibile per consentire al Solar Voyager di proseguire la traversata anche nel corso della notte.
Questo è il suo aspetto:
Alluminio all’esterno e un computer come pilota
Lo scafo, a differenza di quelli comuni in vetroresina, è fatto di alluminio, il che rende l’imbarcazione più pesante (250 kg) e più lenta (fino ad ora ha raggiunto massimo i 5-6 km/h), ma più resistente e soprattutto più stabile, più facile da mantenere in una direzione costante. Il Solar Voyager, infatti, non ha un conducente umano, ma è controllato da un computer che segue un percorso tracciato via GPS. Agganciato al sistema satellitare Iridium, trasmette la sua posizione e le sue condizioni ogni 15 minuti (è possibile seguire le tappe del suo viaggio sul sito del progetto). L’esito dell’impresa non è scontato, ma anche se il Solar Voyager ha ancora molta strada da fare, per il momento procede tranquillo, tenendo il passo di un viaggio che potrebbe entrare nella storia.
