olio di palma va consumato oppure no?

L’olio di palma sostenibile e insostenibile

C’è chi sostiene che l’olio di palma sia ricco di acidi grassi saturi e causa di deforestazione massiccia; e chi invece afferma che si tratta di un alimento sano e sostenibile.

Certo è che l’olio di palma è presente in moltissimi alimenti in commercio (snack, biscotti, grissini ma anche molti prodotti biologici) in quanto – oltre al basso costo – rispetto ad altri oli risulta più “stabile” nel processo di cottura.

Questa capillare diffusione fa sì che nella dieta di ognuno di noi l’assunzione totale di acidi grassi saturi sia quindi elevata. Secondo l’Istituto di Superiore di Sanità, questi non dovrebbero rappresentare più del 10% delle calorie totali assunte dall’organismo mentre quasi sempre tale soglia viene superata, soprattutto nella fascia d’età 3-10 anni, ossia bambine e bambini di solito restii a consumare frutta e verdura, e che sono i principali fruitori delle cosiddette merendine. Superare il limite del 10%, infatti, aumenta il rischio di patologie cardiovascolari, dello sviluppo di placche aterosclerotiche nelle arterie e di obesità.

L’olio di palma Sostenibile

Basta demonizzazioni e campagne denigratorie, chiede l’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile, di fronte alle petizioni e alle notizie allarmistiche diffuse dai mass media e su internet. Nello spot che tutti quanti abbiamo visto in televisione, l’olio è presentato come “di origine naturale… un ingrediente versatile” e sostenibile per quanto riguarda la sua produzione e il riutilizzo degli scarti.

L’olio di palma, insomma, non è dannoso in sé ma, contenendo molti grassi (principalmente l’acido palmitico), va consumato con moderazione, un po’ come accade con il burro, per esempio.  Inoltre contiene vitamina A, vitamina E, magnesio, carotenoidi e tocoferoli, sostanze salutari di cui il nostro corpo ha bisogno. Non esistono valide prove scientifiche che dimostrino la nocività dell’olio di palma (né che sia cancerogeno), che quindi può essere parte integrante della dieta di un individuo sano che conduca una vita attiva.

Secondo Giuseppe Allocca, presidente dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile “l’argomento è stato spesso generalizzato lasciando spazio a luoghi comuni e banalizzazioni che non trovano riscontro quando si vanno ad approfondire i temi con informazioni e dati. Con questa campagna vogliamo far arrivare un messaggio semplice e rassicurante ai consumatori italiani, raccontando questo ingrediente per quello che è: un olio vegetale di origine naturale, conosciuto e utilizzato da cinquemila anni, ricavato dalla spremitura della sola polpa del frutto della palma da olio, che non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata e che, se prodotto in modo sostenibile, aiuta a rispettare la natura e le comunità locali” .

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Olio di palma: la verità sull'ingrediente che ha invaso le nostre tavole

L’olio di palma INsostenibile

Secondo i promotori della petizione contro la campagna promossa dall’Unione Olio di Palma Sostenibile, le cose sono ben diverse: la produzione di questo alimento su così grande scala (solo l’Italia ne importa ogni anno 1.660.000 tonnellate) è causa di incendi e disboscamento di vaste aree tropicali soprattutto del Sudest asiatico, in particolar modo Malesia e Indonesia, dove danneggia la biodiversità, riducendo l’habitat naturale di molte specie animali, tra le quali gli oranghi. Nel 2007 lo United Nations Environment Programme (UNEP) ha decretato, infatti, la coltivazione dell’olio di palma come la causa principale di distruzione delle foreste pluviali e si stima che andando aventi di questo passo, entro il 2020 le foreste indonesiane saranno definitivamente distrutte.

Secondo Mirko Busto, deputato del Movimento 5 stelle: “le ripercussioni a livello di cambiamenti climatici sono notevoli, con un incremento globale di emissioni di CO2 rilasciate nell’atmosfera. Le stime indicano che le emissioni causate dalla deforestazione in Indonesia siano attorno ai 200 milioni di tonnellate di carbonio ogni anno, ma secondo altre fonti potrebbero raggiungere i 400 milioni di tonnellate. Negli ultimi anni molti Enti e Associazioni hanno denunciato la scomparsa di centinaia di specie“.

Ma anche su quest’aspetto l’opinione dell’Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile è diverso: parliamo comunque di resa molto alta e quindi di minor terreno necessario rispetto ad altre colture, oltre che di opportunità di lavoro e sussistenza economica per milioni di persone.

Che cosa fare quindi?

La catena di supermercati Esselunga, in seguito a una petizione lanciata da Great Italian Food Trade e da Il Fatto Alimentare,  è stata la prima Azienda a rinunciare all’olio di palma: nei suoi scaffali potrete trovare 10 tipi di biscotti e 16 varietà di cracker e di grissini senza olio di palma, sostituito con l’olio di oliva, di mais e di girasole, senza che il prezzo del prodotto aumentasse.

Come singoli cittadini e consumatori, cosa possiamo fare per ridurre il nostro impatto ambientale e contribuire alla tutela dell’ambiente e della nostra salute? Partire dal nostro piccolo e magari, invece di uno snack, scegliere la frutta di stagione, come spuntino o come merenda da dare ai nostri figli da portare a scuola.

Guarda la puntata dedicata all’olio di palma di Ballarò

 

Foto di apertura: © Tanteckken Dreamstime.com.

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