
Papavero: 10 segreti di questo splendido fiore
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Papavero: dai campi alla mitologia greca
I mesi a cavallo tra la primavera e l’estate sono il tempo che lo scrittore francese Albert Camus, nei suoi Taccuini, definisce la stagione rossa perché l’albero di ciliegio regala i suoi gustosi frutti e il papavero fa bella mostra di sé colorando campi di grano, terreni coltivati e giardini.
Quando l’inverno lascia spazio alle temperature più calde, Madre Natura dipinge con piccole macchie rosse ogni spazio verde, dai prati agli orti e fino ai bordi delle strade, per regalare agli uomini un fiore semplice e delicato: il papavero.
Il Papaver è un genere di piante erbacee appartenente alla famiglia delle Papaveracee e comprende 55 specie conosciute, più semplicemente, con il nome di papaveri.
La specie più nota, e ampiamente diffusa in Italia, è il Papaver rhoeas, o papavero comune o rosolaccio, che cresce spontaneo nei campi e perfino tra i binari delle ferrovie. Alta fino a 80-90 cm, è una pianta annuale e latifoglie con il fusto coperto di peli rigidi e le foglie, rivestite anche loro da sottile peluria, sono verdi e con i bordi dentati.
I boccioli, a forma di oliva e penduli, sono verdi e i petali, fragili e di colore rosso, presentano una macchia nera alla base. Neri sono anche gli stami mentre il frutto è una capsula che contiene numerosi semi di piccole dimensioni, reniformi e reticolati.
Si tratta di un fiore dalla storia molto antica le cui proprietà erano già conosciute dalla civiltà mesopotamica. Inoltre, in passato le donne utilizzavano la tintura rossa ricavata dai petali per colorare labbra e guance.
Narra un’antica leggenda greca che i papaveri siano nati dopo il rapimento di Persefone, figlia di Demetra, dea della fertilità e dell’agricoltura, e di Zeus, padre degli dei. La fanciulla fu trascinata nel regno degli inferi da Ade, dio delle ombre e dei morti, che desiderava sposarla.
Demetra, preda del dolore e decisa a riavere indietro sua figlia, cominciò a cercarla abbandonando la terra al suo destino. Molto presto ogni cosa avvizzì e Zeus, preoccupato per la sorte degli uomini, promise a Demetra che avrebbe fatto il possibile per ripotare indietro sua figlia. Persefone però aveva mangiato alcuni semi del melograno e le regole prevedevano che chiunque consumasse cibi e bevande degli inferi era obbligato a vivere per l’eternità nel regno delle ombre.
Tuttavia, Zeus riuscì a raggiungere un accordo con Ade: Persefone sarebbe rimasta negli inferi per tanti mesi quanti erano i semi di melograno che aveva mangiato (alcuni racconti dicono quattro, altri sei) e avrebbe trascorso il resto dell’anno con sua madre Demetra. Quando Persefone tornò sulla terra i prati cominciarono a ricoprirsi di erba e fiori e tra le spighe di grano sbocciarono dei papaveri di colore rosso scarlatto che dovevano ricordarle la passione che Ade nutriva nei suoi confronti.
Secondo gli studiosi il nome del genere è legato alla parola araba papámbele e a quella sanscrita papavara che significa “succo pernicioso”. Tuttavia l’ipotesi più accreditata vuole che il nome derivi dal termine latino papaver che a sua volta proviene dal celtico papa ovvero “pappa per bambini” con riferimento all’antica usanza di mescolare i papaveri con i cibi destinati ai bambini per conciliare il sonno dei più piccoli.
Siete curiosi e volete saperne di più sul papavero? Noi vi sveliamo i dieci segreti del fiore soprannominato rosa dei campi.
Papavero: i 10 segreti nascosti tra i petali
Quanti misteri possono nascondersi tra i petali di un fiore? Noi vi sveliamo dieci segreti sul papavero che non tutti conoscono.
1) Memoria: nei paesi anglosassoni, e in particolare nel Regno Unito, i papaveri sono il simbolo dei soldati caduti sul campo di battaglia durante la prima e la seconda guerra mondiale. In Inghilterra e nei paesi del Commonwealth, in occasione delle celebrazioni del Remembrance Day di novembre, conosciuto anche con il nome di Poppy Day (Giorno dei Papaveri), i veterani appuntano un fiore rosso sull’occhiello della giacca in memoria delle vittime dei due conflitti mondiali. Per rispondere alla grande richiesta di papaveri, sempre più alta nel mese di novembre, la British Legion ha fondato a Londra la Poppy Factory, una fabbrica di fiori artificiali. Ma perché sono stati scelti i papaveri? La risposta è la poesia In Flanders Fields (Nei campi delle Fiandre) scritta da John McCrae, medico militare e tenente colonnello canadese. Ispirato dai tragici eventi della battaglia di Ypers, McCrae scrisse la poesia che fu poi pubblicata su una rivista e conquistò una professoressa americana: Moina Belle Michael. La donna iniziò a utilizzare i papaveri in occasioni di manifestazioni in memoria dei soldati morti in guerra e l’idea ebbe un tale successo che i fiori cominciarono a essere venduti con l’obiettivo di destinare il ricavato alle famiglie dei reduci.
2) Il guerriero: si narra che Gengis Khān, condottiero e soldato mongolo, dopo ogni vittoria aveva l’abitudine di spargere semi di papavero sui campi di battaglia in ricordo dei soldati caduti con onore.
3) Potere: “alti papaveri” è un modo di dire che sta a indicare coloro che occupano posti di potere, nel mondo della politica, della finanza e dell’amministrazione pubblica, particolarmente importanti. La locuzione si rifà all’aneddoto che Tito Livio, storico romano, racconta nell’antica opera Ab Urbe condita libri CXLII, nota più semplicemente con il nome di Ab Urbe condita o, in italiano, Storia di Roma. Nei 142 libri che spiegano la nascita di Roma a partire dalla sua fondazione, l’autore cita la storia che vede protagonisti Tarquinio il Superbo, settimo e ultimo re di Roma, e suo figlio Sesto Tarquinio. Narra la leggenda che Sesto Tarquinio chiese al padre come conquistare la città di Gabii e il re gli suggerì di uccidere i personaggi più autorevoli della città. Per rispondere al figlio, Tarquinio il Superbo fece ricorso a un’allegoria e tagliò tutti i papaveri più alti del suo giardino.
4) Musica: i papaveri sono protagonisti di alcune delle più famose canzoni della musica italiana. Al Festival di Sanremo del 1952, la cantante e attrice Nilla Pizzi si aggiudicò il secondo posto della kermesse con Papaveri e papere. Il brano, apparentemente leggero e infantile, in realtà era carico di satira politica con i potenti indicati come i “papaveri alti, alti” e le papere a rappresentare tutti coloro che il potere lo subisco. La canzone riscosse un successo così grande che venne tradotta in quaranta lingue e fu incisa da artisti del calibro di Bing Crosby, Eddie Constantine, Yves Montand e Beniamino Gigli. La guerra di Piero, del cantautore genovese Fabrizio De Andrè, è un’altra celebre canzone in cui compaiono i papaveri. Contenuto nell’album Tutto su Fabrizio De Andrè del 1966, il brano è considerato un inno contro la guerra e l’attacco recita: “Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi ma son mille papaveri rossi”.
5) Pittura: sono tanti gli artisti che hanno subito il fascino dei papaveri nel corso degli anni e tra loro c’è anche Claude Monet, pittore francese considerato uno dei padri dell’Impressionismo, che al rosso fiore ha dedicato il quadro Le Coquelicots (I papaveri). Realizzata nel 1873, l’opera è conservata al Musée d’Orsay di Parigi.
6) Cucina: semi di papavero ma non solo. Ci sono anche altre parti della pianta che vengono utilizzate in cucina. Un piatto tipico delle tavole friulane sono i confenòs, un cespo di foglie che cresce intorno alla radice della pianta all’inizio della primavera e viene consumato lesso o saltato in padella. In Veneto la pietanza è chiamata rosoina, pevarel o batis’ciosoe mentre in Romagna le foglie ricavate dalla pianta prendono il nome di rosole e si utilizzano come ripieno del famoso crescione. E ancora, in Salento le piantine più tenere sono l’ingrediente base della paparina, una ricetta tipica che prevede anche l’uso di aglio, peperoni, olive nere, olio, sale e, a piacere, finocchio o bietole. I petali dei papaveri, invece, sono utilizzati per produrre golosi sciroppi, ideali anche per la preparazione di dolci, o infusi rilassanti che contrastano ansia, insonnia e tosse.
7) Oppio: della grande famiglia delle Papaveraceae fa parte anche il Papaver somniferum conosciuto con il nome di papavero da oppio. L’oppio è una sostanza lattiginosa contenuta nella capsula seminifera della pianta e contiene sostanze alcaloidi, come morfina, codeina, papaverina, noscapina e tebaina, che svolgono un’azione analgesica ed euforizzante. Allo stato grezzo è utilizzato come materia prima di farmaci e stupefacenti. Le proprietà della pianta erano già note ai Sumeri, ai Caldei e agli assiro-babilonesi che ne introdussero l’uso in Egitto. Anche gli antichi Greci e Romani utilizzavano l’oppio come sedativo. Ippocrate consigliava l’uso della pianta dedicata a Morfeo, dio del sonno, come rimedio contro diversi mali. Sembra che Marco Aurelio, imperatore, filosofo e scrittore romano, ne usasse grandi quantità tanto da essere considerato dagli storici il primo imperatore oppiomane. In Cina, nel XVII secolo, il divieto di utilizzare tabacco da fumo spinse la popolazione a fumare oppio puro. In Asia, l’oppio è stato anche al centro di due conflitti, passati alla storia come Guerre dell’oppio, che hanno coinvolto l’impero cinese e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Oggi, l’Afghanistan è il primo produttore mondiale di oppio destinato al mercato illegale mentre in Italia la coltivazione del Papaver somniferum è soggetta ad autorizzazione secondo quanto stabilito dalla legge 1041/54 del 22 ottobre 1954.
8) Colori: non solo rossi, esistono papaveri di diverso colore in base alla varietà. I petali del già citato Papaver somniferum sono bianchi, rosa, rossi o violacei con macchie scure alla base, il Papaver miybeanum è giallo e il Papaver rupifragum, originario della Spagna, ha un bel colore arancio mandarino. E ancora, le sfumature del Papaver orientale, detto anche papavero orientale o papavero d’oriente, vanno dal rosso al rosa salmone passando per il giallo e fino al bianco. Unica nel suo genere è la cultivar di Meconopsis betonicifolia, conosciuta più comunemente con il nome di papavero dell’Himalaya, che produce splendidi fiori di colore blu con il centro giallo o bianco.
9) Linguaggio dei fiori: spesso il significato di un fiore cambia in base al suo colore, una regola che vale anche per i papaveri. Bianco è simbolo di sfortuna, giallo indica successo e ricchezza, rosa è segno di serenità mentre rosso è il colore dell’oblio e del sonno.
10) Biodiversità: margherita e papaveri hanno un cuore ricco di polline che attira le api, tra gli insetti utili in agricoltura, la cui sopravvivenza è sempre più a rischio a causa dei cambiamenti climatici e del massiccio uso di fertilizzanti e pesticidi.
