
Perché le api sono importanti per il futuro del nostro Pianeta?
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Uso spropositato di pesticidi, cambiamenti climatici e perdita di habitat naturali sono solo alcuni tra i fattori che stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza delle api sul nostro Pianeta, con conseguenze di non poco conto per gli ecosistemi terrestri e, di conseguenza, per il futuro dell’uomo sulla Terra. Fortunatamente, però, siamo ancora in tempo per fermare questo allarmante fenomeno. Ecco cosa possiamo fare.
Simbolo di operosità ed ingegno, le api sono tra gli insetti che per più lungo hanno abitato il nostro Pianeta. Resti fossili di oltre 100 milioni di anni fa hanno infatti evidenziato come non solo le api esistessero ben prima della comparsa dell’uomo sulla Terra, ma anche come fossero già allora indispensabili per l’impollinazione e la propagazione di diverse specie vegetali. Stupefacente, no?
Ancora oggi, la coltivazione di circa il 75 per cento delle colture a scopo alimentare è resa possibile dall’incessante lavoro degli insetti impollinatori, tra cui le api sono la specie più conosciuta e diffusa. Ma non è tutto: le api garantiscono anche la riproduzione del 90% delle specie di piante e fiori selvatici, a loro volta fondamentali per garantire l’equilibrio interno dei diversi ecosistemi naturali. Ecco perché le api sono considerate “sentinelle” dell’ambiente, in grado di rivelare lo stato di salute e biodiversità di un determinato territorio.
Tuttavia, non sempre siamo in grado di tutelare quanto di più prezioso abbiamo: l’estinzione delle api, causata in gran parte dalle attività antropiche, rappresenta una delle emergenze ecologiche più gravi e urgenti dei nostri tempi. Se, da un parte, alcuni ricercatori si spingono a sostenere che l’estinzione delle api potrebbe portare a quella della vita sulla Terra, dall’altra non dobbiamo dimenticare che, in quanto principali artefici di questo disastro, abbiamo anche il potere di fermarlo -o, perlomeno, di rallentarlo.
Ma prima di scoprire insieme cosa possiamo fare concretamente per salvare le api, facciamo un passo indietro e vediamo come e perché le api sono importanti per il futuro del nostro Pianeta.
Perché le api sono importanti per il futuro dell’uomo sulla Terra?
Qual è la prima cosa che pensiamo quando sentiamo parlare di api? Che sia il miele, il magico mondo dell’ape Maia (protagonista del cartone che ha accompagnato l’infanzia della stragrande maggioranza dei Millennials) o il ronzio fastidioso che preannuncia la loro comparsa, quello che spesso dimentichiamo di menzionare è come questi piccoli insetti ricoprano un ruolo essenziale per la salute dei nostri habitat naturali.
Le api (ed in particolare l’ape domestica, o Apis Mellifera) sono infatti responsabili dell’impollinazione e del ciclo di fioritura della quasi totalità delle piante presenti sulla Terra. Trasportando sulle zampe posteriori piccole quantità di polline dallo stigma di un fiore a quello di un altro, le api consentono infatti l’impollinazione incrociata di 71 delle 100 colture che costituiscono il 90% della produzione globale di generi alimenti, tra cui soia, girasoli, mandorle, caffè, pomodori e agrumi. In poche parole, senza impollinazione tutte queste piantagioni sarebbero destinate a scomparire molto rapidamente, mettendo a rischio anche la nostra sicurezza alimentare.
A sua volta, la scomparsa di queste colture provocherebbe delle profonde modifiche agli assetti idrogeologici di alcune zone ed eliminerebbe i principali mezzi di sostentamento di molte altre specie animali. Insomma, non esisterebbe più la Terra come la conosciamo oggi.
L’incidenza economica di questi danni è stimata in oltre 361 miliardi di dollari all’anno a livello globale. Insomma, non c’è da stupirsi se le api sono considerate, perlomeno da un punto di vista meramente economico, come il terzo animale da reddito più importante al mondo.
Ma c’è di più. Senza api verrebbe a mancare anche il foraggio comunemente utilizzato per nutrire gli animali da allevamento, con conseguenze di non poco conto per la produzione globale di carne e derivati, purtroppo ancora indispensabili per sfamare una popolazione mondiale in rapida e costante crescita.
Senza api, gli scaffali dei supermercati sarebbero dunque mezzi vuoti. Ma d’altronde questo lo sapevamo già dieci anni fa, quando la catena di supermercati “bio” statunitense Whole Foods aveva deciso di rimuovere temporaneamente dai propri scaffali tutti quei prodotti che non avremmo più potuto acquistare se le api fossero sparite dalla Terra. Le immagini del “prima” e del “dopo” sono impressionanti: reparto ortofrutta svuotato, niente più formaggio, panna, yogurt, gelato e latte e, ovviamente, miele sugli scaffali.
Insomma, le api non sono soltanto “fabbriche” di miele, ma la vere e proprie colonne su cui poggia il sistema alimentare globale. Perché, allora, stiamo le stiamo portando all’estinzione?
Come mai le api stanno scomparendo (e perché, ancora una volta, è colpa nostra)?
Le api sono a rischio d’estinzione. E no, non stiamo esagerando. A parlare sono i dati resi disponibili dall‘Ipbes (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, la piattaforma intergovernativa istituita nel 2021 al fine di migliorare la comunicazione tra scienza e politica sulle questioni riguardanti la tutela della biodiversità e dei vari servizi ecosistemici) che hanno rivelato come, solo in Europa e negli ultimi 30 anni, il numero di api si sia ridotto di quasi il 70%. Allo stesso modo, la durata media della loro vita è passata da cinque a tre anni per le api regine e da trenta a quindici giorni per quelle operaie.
Ancora, dati del Consiglio Nazionale di Ricerca Scientifica e Tecnologica dell’Argentina (Conicet), rivelano come, dagli anni Novanta ad oggi, si sia registrato un calo di oltre il 25% nelle segnalazioni delle diverse specie di api che popolano il Pianeta.
Insomma, i dati sono particolarmente allarmanti, soprattutto alla luce del ruolo fondamentale che le api ricoprono per la sopravvivenza dei nostri ecosistemi naturali. E, cosa forse ancora più allarmante, la colpa è in larga parte nostra..
Infatti, tra le cause principali che stanno portando all’estinzione delle api troviamo:
- L’uso fitofarmaci, insetticidi ed altri pesticidi “killer” chimici (tra cui i pericolosissimi neonicotinoidi), utilizzati nelle monocolture e nelle colture intensive, che contribuiscono a rendere le campagne un luogo sempre più inospitale per le api e per gli altri insetti impollinatori;
- Collegato al punto precedente, la migrazione delle api dalle campagne alle zone urbane, dove però non trovano i mezzi adatti al proprio sostentamento;
- Malattie, virus e parassiti delle api, tra cui possiamo trovare la varroatosi, l’acariosi e la peste europea, così come la diffusione di specie aliene invasive (come vespa velutina, ape resinosa gigante, formica faraone e formica argentina), spesso facilitata dalle attività umane;
- L’inquinamento dell’aria associato al numero crescente di gas serra nell’atmosfera, che riduce la capacità delle api di sentire il profumo dei fiori anche a molti metri di distanza;
- Le conseguenze del cambiamento climatico, in primis il riscaldamento globale. In particolare, le temperature invernali, più miti rispetto alla media di stagione, confondono gli insetti impollinatori, che iniziano a sciamare come fosse primavera pur non trovando fiori da impollinare. Questo provoca loro un forte stress, che spesso li porta alla morte;
- La diminuzione delle piante mellifere spontanee (quali ortiche, trifoglio e borragine), spesso soppiantate da altre coltivazioni, che incide direttamente sulla capacità delle api di vivere e riprodursi.
Si tratta dunque prevalentemente di cause di tipo antropico, legate alla nostra incapacità di stabilire un rapporto di scambio reciproco -e non di incontrollato sfruttamento- con l’ambiente naturale che ci circonda. Tuttavia, questo significa anche che siamo gli unici a poter agire per prevenire questa catastrofe ecologica.
Ecco cosa possiamo concretamente fare per prevenire l’estinzione delle api.
Cosa possiamo fare per salvare le api? 7 azioni concrete
Le api sono a serio rischio d’estinzione. Tuttavia, se agiamo tempestivamente, siamo ancora in tempo per fermare questa catastrofe ecologica sempre più imminente.
Tra le azioni concrete che possiamo mettere in atto da subito, sia livello individuale che collettivo, troviamo:
- Adottare un approccio all’agricoltura più sostenibile, meno incentrato sulle monocolture e che preveda la riduzione delle sostanze chimiche e de fertilizzanti comunemente utilizzati nelle colture intensive e che, al contrario, prediliga pratiche quali il vertical farming e la valorizzazione della biodiversità naturale;
- Utili anche alcune pratiche di “ingegneria ecologica”, quali il posizionamento di siepi o filari ai bordi dei campi ai fini di agevolare la presenza degli impollinatori selvatici;
- Piantare nel nostro orto o giardino alcuni fiori e piante particolarmente amati dalle api, come lavanda, calendula, borraggine e tarassaco (i cosiddetti «fiori amici delle api»);
- Acquistare frutta e verdura da agricoltura biologica certificata, che non preveda l’utilizzo di pesticidi di origine chimica, tra cui i pericolosissimi neonicotinoidi (ovvero insetticidi neurotossici derivanti dalla nicotina), il cui uso è stato tra l’altro già fortemente ristretto dall’Unione Europea;
- Se scopriamo un nido di api all’interno delle mura domestiche, cerchiamo di allontanarle senza ucciderle. Esistono infatti numerosi rimedi completamente naturali che ci consentiranno di allontanare le api in modo completamente indolore, Tra questi, troviamo intrugli a base di olii essenziali di eucalipto, lavanda e citronella, così come l’uso di fondi di caffè, aglio in polvere e bucce di cetriolo;
- Se ne abbiamo la possibilità, un’altra soluzione molto efficace è quella di costruire o acquistare un rifugio adatto ad ospitare le api selvatiche, come questo;
- Infine, possiamo adottare un alveare! Progetti quali 3Bee consentono non solo di adottare o regalare un alveare con un solo click, ma anche di restare costantemente aggiornati sulla sua crescita e cambiamenti interni (consultabili direttamente dall’app dedicata) e di ricevere una piccola parte del miele prodotto. A loro volta, questi dati – raccolti mediante un dispositivo fisico che può essere installato su qualsiasi alveare – saranno utili a creare una banca data che consentirà di analizzare eventuali evoluzioni all’interno delle popolazioni delle api mellifere e selvatiche.
