
Il premio Goldman per l’ambiente va ad una contadina peruviana
Máxima Acuña è la vincitrice del Premio Goldman per l’Ambiente 2016, per il Centro e Sud-America. La contadina peruviana ha lottato per salvare la laguna di Azul dal suo triste destino: essere trasformata in una discarica di rifiuti tossici.
Máxima, ricevendo il premio Godman a San Francisco, ha dichiarato: “Chiedo solo di vivere tranquilla coltivando il mio terreno e che non contaminino la mia acqua”.
Il premio, istituito dall’imprenditore e filantropo Robert Goldman nel 1989, è il più prestigioso riconoscimento per l’attivismo ambientale e prevede ogni anno sei vincitori, uno per ogni regione terrestre abitata. Gli altri cinque vincitori di quest’anno sono stati: Edward Loure per l’Africa, Louis Jorge River Harrera per le isole, Destiny Watford per il Nord-America, Zuzana Capotova per l’Europa, Leng Ouch per l’Asia.
La storia di Máxima Acuña contro la compagnia mineraria Yanacocha
Nel 1993 la Yanacocha (di proprietà della compagnia mineraria statunitense Newmont, dell’impresa peruviana Bonaventura e dell’International Finance Corporation) aveva avviato lo sfruttamento dell’omonima miniera d’oro peruviana, la più grande del Sudamerica. In seguito al progressivo esaurimento delle risorse, la compagnia aveva intrapreso il progetto Conga, che prevedeva la creazione di una gigantesca miniera a cielo aperto. Per realizzarlo sarebbe stato però necessario impadronirsi delle terre che coprivano l’oro e prosciugare tre laghi e la laguna Azul, che sarebbe diventata una discarica per rifiuti tossici.
La fiera resistenza di una contadina
La compagnia non aveva però previsto che si sarebbe imbattuta nella fiera resistenza di Máxima, un’abitante del piccolo villaggio andino di Trocadero Grande. In gioco non c’era solo la sopravvivenza sua e della sua famiglia, ma anche la vita dell’intero ecosistema andino e della comunità. Per questo Máxima rifiutò di vendere il terreno alla compagnia. Da questo rifiuto ebbe inizio una lunga guerra giudiziaria, poiché la Yanacocha accusava Máxima di occupare abusivamente le sue proprietà.
Alle intimidazioni iniziali seguirono le aggressioni da parte della polizia e del team di sicurezza della compagnia (Securitas) e la costruzione di un filo spinato intorno a casa Acuña. In risposta, Máxima organizzò una feroce resistenza della sua comunità, creando i “guardiani della laguna” e attirando l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale.
La storia di Máxima Acuña Chaupe è stata raccontata da Simona Carnino in un videoreportage, Aguas de Oro, presentato il 7 ottobre 2015 al festival Cinemambiente di Torino ed ha vinto il primo premio del progetto europeo Dev Reporter Grant, un bando concepito per favorire l’informazione sullo sviluppo e la cooperazione internazionale.
Guarda il documentario Aguas de Oro
