Referendum sulle trivelle che cosa votare e perchè

Referendum sulle trivelle: cosa si va a votare e perché

Cosa contiene il quesito referendario del 17 aprile? Il giorno del voto si avvicina: è il momento di fare chiarezza.

Domenica 17 aprile saremo chiamati a esprimere il nostro parere riguardo al quesito referendario che riguarda le trivellazioni in mare per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, tra cui petrolio e gas.

È un referendum abrogativo, promosso (non come solitamente avviene, tramite la raccolta di 500.000 firme) dai dieci consigli regionali di Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto, che rappresentano il comitato ufficiale per il Sì.

Il quesito referendario abrogativo

Il popolo italiano sarà chiamato a rispondere alla seguente domanda: “Volete abrogare l’articolo della legge italiana secondo cui, alla scadenza delle concessioni già in atto, un impianto di estrazione di gas o petrolio situato entro le 12 miglia dalla terraferma possa prolungare la sue attività fino alla durata utile del giacimento?

Se vince il , il comma viene abolito e il giacimento dovrà chiudere i battenti alla scadenza della concessione; se vince il No (o se non viene raggiunto il quorum), il giacimento potrà continuare le sue attività fino a che ci sarà gas o petrolio da estrarre in quel punto. Perché il referendum sia valido è necessario che il 50% più uno degli aventi diritto al voto si rechi alle urne.

Gli impianti entro le 12 miglia dalla costa

Il quesito referendario è l’unico, dei 6 proposti, ad essere stato valutato “ammissibile” dalla Corte di Cassazione, poiché, nel dicembre 2015, le modifiche alla legge di stabilità, avanzate dal governo, recepivano gli altri 5 quesiti. Il referendum, pertanto, include soltanto un aspetto della questione: riguarda la durata delle concessioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa che in Italia attualmente sono 21 (2 in Basilicata, 5 in Calabria, 2 in Emilia-Romagna, 1 nelle Marche, 3 in Puglia, 7 in Sicilia e 1 in Veneto). A questo link la mappa delle concessioni già in atto: www.ilsole24ore.com

Potrebbe interessarti:  Cotton fioc di plastica: in Italia arriva lo stop dal 2019

Le altre (più di un centinaio) sono off-shore, quindi oltre le 12 miglia, e non sono interessate dal referendum. Inoltre la legge attuale già vieta la concessione di nuovi impianti lungo la costa, possibili solo oltre il limite off-shore oppure sulla terraferma.

Quali sono i giacimenti interessati?

I giacimenti subito interessati dall’eventuale abrogazione del comma sarebbero quelli più vecchi, sorti negli anni ’70, per i quali la legge prevede una durata di 30 anni, prorogabili per altri 10 una prima volta e poi altri 5 + 5 fino a un massimo di tre proroghe complessive.

I giacimenti tuttora attivi in Italia – considerando i 130 impianti totali, entro le 12 miglia e off-shore – producono fonti fossili necessarie a soddisfare il 10% del fabbisogno annuo nazionale.

Le ragioni del Sì

Striscione greenpeace stop trivelle

Oltre al comitato NoTriv, numerose associazioni ambientaliste – tra cui Greenpeace e Legambiente – si sono schierate dalla parte del Sì cercando in tanti modi di attirare l’attenzione e di sensibilizzare sul tema. Il rischio di non raggiungere il quorum è infatti alto: c’è un solo giorno per votare, ed è necessario raggiungere il 50% più uno perché il referendum sia valido.

Allora perché il referendum ha sollevato tanta attenzione dal punto di vista mediatico? Perché, dicono i sostenitori del Sì, si tratta di una scelta “politica”: dimostrare al governo di non approvare le politiche energetiche che puntano a un maggiore sfruttamento dei combustibili fossili a discapito di un maggior impiego di fonti energetiche alternative, con gravi conseguenze sull’ambiente e sul fenomeno del riscaldamento globale.

Gli spot sul web

Videoclip, immagini, pubblicità circolano in rete per promuovere il Sì: una nota marca italiana di pasta ha scelto di sponsorizzare le ragioni a favore attraverso i propri fusilli: “le uniche trivelle che ci piacciono sono quelle che si possono mangiare” così come, parallelamente, diverse case vitivinicole hanno associato la trivella al cavatappi. Lo chef Antonio Bufi, di Bari, ha inventato un piatto ad hoc, chiamandolo NoTriv, la cui composizione sembra un piccolo mare inquinato di nero (di seppia), schierandosi in tal modo a favore del Sì.

Potrebbe interessarti:  Un dispositivo portatile che misura l’inquinamento

piatto dello chef Antonino Bufi a favore del si sul referendum anti-trivelle

Le ragioni del No

Sono sorti anche comitati a favore del No, uno su tutti quello degli “Ottimisti e razionali” che ritengono che l’estrazione di gas e petrolio in patria consenta di limitare l’inquinamento poiché la produzione interna riduce i passaggi e il trasporto, oltre ai costi di importazione delle risorse. Sostengono, inoltre, che se l’Italia fosse (in parte) autosufficiente dal punto di vista energetico, resterebbe al riparo da sbalzi di prezzo di eventuali crisi internazionali che giocano proprio sui costi del greggio.

I comitati a favore del No fanno leva anche sulle migliaia di posti di lavoro a rischio in caso di chiusura dei giacimenti, considerando, infine, il referendum lo strumento “sbagliato” o almeno non quello adeguato, per chiedere al governo maggiori investimenti a favore delle energie rinnovabili.

 

Condividi questo articolo


Iscriviti alla newsletter di Hellogreen