La rivoluzione della micromobilità elettrica: che cos'è e come funziona

La rivoluzione della micromobilità elettrica: che cos’è e come funziona

Non solo monopattini ma anche hoverboard, segway e bici elettriche: ecco come si prospetta il futuro della mobilità urbana.

Un modo di muoversi più agile, più economico e, soprattutto, più attento all’ambiente: la micromobilità elettrica sta progressivamente rivoluzionando il modo in cui concepiamo gli spostamenti urbani.

Testimoni di questo trend positivo sono i dati in costante aumento riguardanti gli acquisti di monopattini elettrici, segway, hoverboard e bici elettriche. Sempre più popolari anche i servizi offerti dalle società di micro-sharing, che sono ormai presenti in modo capillare nelle maggiori città italiane (prima tra tutte Milano, che ha fatto da vera apripista su questo tema, come vedremo meglio in seguito).

A conferma della crescente importanza di incentivare l’uso di mezzi di trasporto alternativi e più ecologici è anche il recente adeguamento del Codice Stradale tramite il decreto-legge 68/2022 (“Decreto infrastrutture e mobilità sostenibili”, ora legge 108/2022), che ha avuto l’obiettivo di disciplinare e rendere più sicura la micromobilità urbana.
Ma facciamo un passo indietro: che cos’è, nello specifico, la micromobilità urbana e perché oggigiorno è così importante investire in essa?

Micromobilità elettrica: che cos’è e perché è cosi importante investire in essa?

Il termine micromobilità elettrica indica il nuovo modo di intendere la mobilità urbana che si sta facendo strada negli ultimi anni e che privilegia l’uso di dispositivi a ridotto impatto ambientale (generalmente a propulsione elettrica), poco ingombranti e dunque adatti a muoversi agilmente nel traffico cittadino, generalmente pensati per coprire distanze medio-brevi e relativamente economici.

Tra questi dispositivi troviamo mezzi quali l’hoverboard, divertente e semplice da guidare, il monoruota elettrico (o monowheel), che richiede invece una buona dose di equilibrio e dimestichezza con il mezzo, il segway, una variazione del monopattino elettrico, insieme ai tanto amati monopattino elettrico e bici elettrica.

Sebbene ognuno di essi abbia specifiche caratteristiche e sia adatto a soddisfare diverse esigenze, tutti i veicoli elettrici hanno delle caratteristiche in comune che possono portare a notevoli vantaggi su più fronti. Ecco i principali.

Ridotto impatto ambientale

I veicoli elettrici stanno assumendo un ruolo sempre più centrale all’interno dell’attuale transizione ecologica. Questi mezzi sono infatti apprezzati per il loro ridotto impatto ambientale, sia in termini di emissioni di gas serra che di inquinamento acustico, reso possibile dall’uso di batterie al litio sempre più efficienti, leggere e facilmente smaltibili.

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D’altra parte, sarebbe riduttivo concepire la micromobilità elettrica soltanto come una soluzione “green” al problema dell’inquinamento urbano. Mezzi come monopattini elettrici e hoverboard stanno infatti cambiando in modo radicale anche il modo in cui concepiamo gli spostamenti urbani, a favore di maggior agilità, sicurezza e praticità.

Un modo di spostarsi più conforme alle esigenze di uno stile di vita impegnato e dinamico

I mezzi elettrici sono leggeri, compatti (spesso si possono ripiegare su se stessi) e facili da trasportare. Possono inoltre essere parcheggiati pressoché ovunque e sono in grado di sfrecciare agilmente anche in strade trafficate, il che risulta particolarmente conveniente nelle ore di punta.

Ecco dunque che la micromobilità elettrica può diventare una soluzione ai problemi legati al traffico stradale e alla mancanza di parcheggi e aree di sosta sul suolo cittadino, problematiche che sono in netta contrapposizione con le esigenze dello stile lavorativo che caratterizza i nostri giorni, dinamico e pieno di impegni.

Sono poi ideali per coprire tutte quelle brevi distanze (dette anche “extra-mile”) difficilmente soddisfabili con i mezzi di trasporto pubblico, come il tragitto tra casa o lavoro e la fermata della metro.

Economici e “democratici”

Tutti i mezzi citati sopra sono anche particolarmente convenienti dal punto di vista economico: il loro acquisto permette infatti di ridurre (se non azzerare) il costi relativi all’uso e mantenimento di un automobile (come bollo, assicurazione e carburante/benzina), così come i costi per l’abbonamento ai mezzi pubblici (anche se possono comunque essere intesti come una valida integrazione a questi ultimi). Inoltre, negli ultimi anni, il governo ha periodicamente predisposto delle importanti agevolazioni per l’acquisto di mezzi elettrici, quali il bonus mobilità elettrica 2022 (scaduto a maggio di quest’anno).

Ultimo ma non meno importante, la micromobilità è democratica: tutti i mezzi citati sopra sono infatti relativamente semplici da guidare (anche se consigliamo delle lezioni teoriche e pratiche per chi è alle prime armi) e non necessitano di particolari requisiti per essere guidati (se non l’aver compiuto i 14 anni di età). Si tratta inoltre di mezzi relativamente “sicuri” per la salute individuale (soprattutto se comparati ai mezzi di trasporto pubblici, che sono spesso troppo affollati), aspetto che è stato particolarmente apprezzato durante la recente pandemia da Covid-19.

La micromobilità elettrica si pone quindi come una rivoluzione a tutto tondo nel mondo della mobilità urbana, da cui si potrà trarre sempre più beneficio sia in termini ambientali, che economici e di efficienza ed accessibilità.

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Tuttavia, soprattutto negli ultimi anni, non è stato raro sentir parlare di incidenti (talvolta anche mortali) che hanno coinvolto l’uso di piccoli mezzi elettrici. Ecco perché il governo ha recentemente deciso di aggiornare il Codice della Strada, includendo normative più stringenti circa l’utilizzo di monopattini elettrici ed altri mezzi equiparabili, con il fine ultimo di disciplinare la loro circolazione e migliorare la sicurezza alla guida.

Più sicurezza nell’uso dei mezzi elettrici: il decreto “Micromobilità Elettrica” e le modifiche al Codice Stradale

Il boom nell’acquisto di mezzi di trasporto elettrici, verificatosi soprattutto a partire dall’inizio della pandemia da Covid 19, ha costretto le istituzioni a stabilire norme più chiare e precise in un’area legislativa precedentemente trascurata e, per certi versi, di difficile interpretazione: quella riguardante la micromobilità elettrica.

La Legge Micromobilità 2020

La prima normativa riguardante la micromobilità risale a marzo 2020 (“Legge Micromobilità 2020”, parte del “Decreto Mille Proroghe”). Questa ha puntato a definire le “condizioni di base” per la guida dei mini-veicoli elettrici, quali l’età minima del conducente (fissata a 14 anni), l’obbligo di casco per minorenni (anche se fortemente consigliato per tutte le fasce d’età) e, infine, l’obbligo di portare il giubbotto retroriflettente in condizioni di scarsa visibilità.

Altre specifiche riguardano poi l’uso dei monopattini elettrici, che possono viaggiare senza targa o immatricolazione a patto che il motore abbia una potenza inferiore ai 500 W e non sia dotato di sedile (in caso contrario, il mezzo viene equiparato ad un ciclomotore).

Inoltre, per ragioni di sicurezza, il limite di velocità su strada è fissato a 25 km/h, mentre quello su aree pedonali si abbassa ulteriormente a 6 km/h. Il monopattino deve inoltre essere dotato di luci bianche e gialle per segnalare la propria presenza in condizioni di scarsa luminosità.

Il Decreto Infrastrutture e Trasporti 2021

A novembre 2021 sono state poi introdotte ulteriori modifiche al Codice Stradale attraverso il “Decreto Infrastrutture e Trasporti”. Queste modifiche, entrate in vigore a partire dal luglio di quest’anno, sono volte ad integrare il precedente decreto mobilità elettrica.

In particolare, è stato introdotto il divieto di sosta e circolazione sui marciapiedi destinati ai pedoni, dove è consentita solo la conduzione a mano, e quello di circolazione contromano, consentita solo nelle strade con doppio senso ciclabile.

In aggiunta, è stato introdotto l’obbligo di stop e frecce direzionali, mentre è stato abbassato il limite di velocità massima su strada da 25 km/h a 20 km/h.

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Cosa resta da chiarire

Nonostante la normativa sulla micromobilità elettrica abbia fatto dei passi da gigante negli ultimi due anni, restano ancora alcuni punti controversi che necessitano di maggiori specifiche.

In particolare, uno dei punti più spinosi riguarda la circolazione su strade provinciali e statali, consentita a patto che non sia presente una pista ciclabile a fianco della carreggiata, con tutti i rischi connessi alla presenza dei mini-veicoli su questo tipo di strade, specie se molto trafficate.

Discutibile è anche l’assenza di obbligo di copertura assicurativa e di targa identificativa sui mini-veicoli elettrici. Questa mancanza spesso ostacola la possibilità di identificare e sanzionare i proprietari di veicoli elettrici che mettono in atto comportamenti non conformi alle norme.

Il futuro dei mini-mezzi elettrici: l’esempio della micromobilità elettrica a Milano

I veicoli elettrici stanno assumendo – e assumeranno – un ruolo sempre più importante nel contesto della mobilità urbana, vuoi per il loro essere ecologici, affidabili e sicuri, o anche soltanto per la loro convenienza in termini economici.

Complice anche la moltiplicazione dei servizi di micro-sharing ed i bonus approvati dal governo per l’acquisto di veicoli per la micromobilità elettrica, che stanno rendendo la fruizione di questo tipo di mezzi di trasporto sempre più semplice e alla portata di tutte le tasche.

Naturale conseguenza della transizione verso questo nuovo tipo di mobilità è la necessità di riprogettare il tessuto urbano, potenziando i percorsi ciclopedonali, introducendo corsie dedicate alla loro circolazione e predisponendo colonnine atte alla ricarica dei mini-mezzi elettrici.

Apripista in questo riguardo è la città di Milano, che ha da poco deciso di prorogare fino al 26 luglio 2023 la sperimentazione in materia di micromobilità elettrica cominciata ancora nel 2019. La sperimentazione prevede non solo l’individuazione di soggetti pubblici o privati interessati a svolgere servizi di mobilità in sharing, ma anche l’ampliamento del numero di mezzi elettrici ammessi alla circolazione. Attualmente il numero complessivo di questi ultimi è di 6000 mezzi, con 7 operatori attivi nella città.

La azioni volte alle promozione della micromobilità elettrica a Milano sono un chiaro esempio di come questo tipo di servizi siano fondamentali nell’offrire maggiori possibilità di spostamento ai cittadini, contribuendo a diminuire l’uso delle auto private e, di conseguenza, a migliorare lo stato della viabilità urbana. Inoltre, il passaggio verso forme di mobilità più ecologiche e “pulite” appare come particolarmente rilevante in una città che non brilla certamente per qualità dell’aria ed acustica.

L’auspicio è che sempre più città italiane decidano di seguire le orme del capoluogo meneghino in termini di micromobilità urbana, dando un chiaro segnale a favore di una “nuova” mobilità urbana a misura d’uomo e rispettosa dell’ambiente.

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