
Salmone OGM: gli Stati Uniti danno il loro ok
L’agenzia statunitense Food and Drug Administration ha dichiarato che il salmone geneticamente modificato è adatto al consumo alimentare, poiché non costituisce pericolo né per gli ambienti marini né per la salute dell’uomo.
Ci vorrà qualche anno prima che il commercio di salmone OGM venga realmente avviato, ma potrebbe essere il primo animale transgenico a finire sulle tavole americane.
Una specie di salmone, quello atlantico, è stata modificata da un’azienda del Massachusetts, la AquaBounty Technologies, con un gene di un altro animale marino, simile all’anguilla.
La specie di partenza era già stata ingegnerizzata con un gene dell’ormone della crescita di un salmone reale a partire dagli anni ’80.
Rispetto a un salmone “tradizionale”, l’animale rimaneggiato in laboratorio, battezzato “AquAdvantage”, diventa adulto nella metà del tempo: cresce infatti in appena 18-20 mesi rispetto ai 28-30 impiegati finora e, di conseguenza, consuma meno risorse. Porterebbe quindi ad un risparmio di tempo, ma anche di costi di allevamento e mantenimento, coprendo più facilmente la richiesta di pesce in tutto il mondo.
Cosa significa geneticamente modificato?
Le tecniche di ingegneria genetica intervengono sul patrimonio genetico di un organismo vivente, aggiungendo, eliminando o semplicemente modificando gli elementi, e dando vita a un “organismo geneticamente modificato”, ma in laboratorio, non frutto quindi di processi spontanei. Il primo organismo ottenuto da questi esperimenti risale al 1973, quando due ricercatori americani riuscirono a clonare un gene di rana.
I prodotti OGM sulla nostra tavola
Con gli ortaggi e la frutta questo processo di modifica avviene già: alcuni dei prodotti che arrivano sulla nostra tavola potrebbero essere OGM, i cosiddetti “alimenti di derivazione vegetale e animale” (per esempio la soia, il grano o il latte) dicitura con cui la normativa europea chiede di specificare in etichetta.
Si tratta di alimenti che contengono non più dello 0,9% di transgenici e che comunque sono importati dall’estero e non prodotti in Italia, dove la coltivazione di OGM è bandita.
L’Efsa, l’Autorità europea per il controllo alimentare, è l’agenzia che, nel vecchio continente, vigila sulla sicurezza degli alimenti.
Negli Stati Uniti, invece, non solo è consentita la coltivazione, ma non è neppure obbligatoria l’indicazione specifica in etichetta.
Per la prima volta la carne animale
In questo caso, però, trattandosi del consumo di carne animale da parte dell’uomo, negli USA è necessaria l’approvazione da parte della Food and Drug Administration prima di avviare la produzione.
Sono stati quindi valutati i gradi di sicurezza sia per l’uomo ma anche per l’animale stesso, i produttori e l’ambiente.
Chi solleva dubbi sulla necessità dell’impiego di specie modificate preme perché l’origine del salmone venga dettagliato in etichetta. Sarà invece più facile, probabilmente, che le aziende produttrici di salmoni catturati in natura saranno più propense a rendere note le origini dei loro prodotti, facendo così la differenza per il consumatore.
Gli allevamenti autorizzati
È stato appurato che l’allevamento di salmoni geneticamente modificati non comporta conseguenze per l’ambiente; il rischio maggiore è che i salmoni transgenici fuggano dalle vasche per mescolarsi con le specie esistenti in natura, generando possibilità di incroci. È stata quindi pianificata la sterilità dei salmoni femmina. Ma anche su questo aspetto i ricercatori si dividono, affermando che non è possibile garantirla con assoluta sicurezza.
I controlli restano comunque molto serrati e anche le condizioni per la produzione: al momento è autorizzata solo in due allevamenti in Canada e a Panama, completamente isolati rispetto all’ecosistema marino.
Ma nonostante i controlli, l’unica certezza è che, al momento, quei salmoni OGM non risaliranno la corrente… fino all’Italia.
Immagine di apertura: © Marco Jimenez | Dreamstime.com
