
Dagli scarti dell’olio di palma si ricava mangime per gli animali
Gli scarti dell’olio di palma possono essere riutilizzati per produrre mangime per gli animali.
Secondo un recente studio, dalla fibra di palma pressata e da altri residui di produzione ricchi di cellulosa, è possibile ricavare proteine destinate all’alimentazione degli animali d’allevamento, rendendo (un po’) più sostenibile questo prodotto.
Quando si discute della sostenibilità dell’olio di palma, in genere si pensa all’impatto delle piantagioni sulle foreste e sulla biodiversità. C’è però anche un altro aspetto potenzialmente critico: la gestione degli scarti organici di produzione.
Oggi, nella migliore delle ipotesi, gli scarti di produzione dell’industria dell’olio di palma vengono trasformati in pellet per la produzione di calore o, quando possibile, in fertilizzanti. Purtroppo, spesso vengono ancora bruciati a cielo aperto o smaltiti in discariche senza adeguati trattamenti preliminari, mettendo a rischio il suolo e le falde acquifere.
Una sperimentazione condotta dall’Universiti Malaysia di Perlis, pubblicata sul Pertanika Journal of Tropical Agricultural Sciences, lascia prevedere un futuro diverso, nel quale questi scarti diventeranno risorsa per sostenere l’allevamento locale, migliorando l’alimentazione del bestiame a costi ridotti.
Tutto dipende da un particolare ceppo del fungo Aspergillus terreus selezionato dalla School of Bioprocess Engineering dell’ateneo malese, in grado di far fermentare la fibra di palma pressata e il cosiddetto decanter cake, ossia ciò che resta dei frutti dopo la spremitura: a seguito di questa fermentazione, la quantità di proteine originariamente contenuta nei residui di palma risulta raddoppiata o triplicata. Quelle ottenute sono tecnicamente bioproteine, e cioè proteine alimentari “non convenzionali”, derivate dall’azione di colture di microrganismi su sottoprodotti dell’agricoltura. Non adatte al consumo umano, sono ideali per integrare i mangimi per animali, in quanto risultano molto nutrienti e facilmente digeribili. E i ricercatori sono certi che, una volta affinata la tecnica, i risultati saranno ancora più soddisfacenti.
I residui di palma e il processo di fermentazione sono poi estremamente economici: i mangimi di qualità così ottenuti potranno essere alla portata anche dei piccoli allevatori, a differenza di quelli importati dall’estero.
Presto, dunque, alla discussa filiera dell’olio di palma si potrà aggiungere un nuovo anello. Un piccolo passo che va nella direzione giusta, quella della sostenibilità.
