
Sei bellissimi cuccioli di orso bruno in Abruzzo!
Sono sei i cuccioli di orso bruno marsicano nati nel corso del 2015 nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
Una buona notizia che fa tirare un sospiro di sollievo agli enti del parco, preoccupati per il futuro di questa specie, da anni ormai a rischio d’estinzione.
Simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, la specie endemica di orso continua a sopravvivere e a riprodursi. La conta di femmine con cuccioli è stata realizzata grazie alla metodologia sviluppata dal Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università “La Sapienza” di Roma e applicata insieme al PNALM (Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), al Corpo Forestale dello Stato e all’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro. Il metodo si basa su diverse tecniche, dalle video trappole alle sessioni di avvistamento mirate e casuali, e ha visto il coinvolgimento di ben 135 operatori, di cui 65 volontari.
Dal 2006, anno della prima applicazione del metodo, il numero di nati è arrivato a 70: nonostante questi dati siano confortanti perché testimoniano un buon tasso di natalità dell’orso bruno, resta comunque alto il tasso di mortalità della specie che, unito all’esiguo numero di esemplari attualmente in vita, continua a destare preoccupazione.
L’orso bruno marsicano
In Italia esistono tre nuclei di orso bruno, appartenenti a due specie distinte: l’orso bruno europeo (Ursus arctos arctos), presente nella zona delle Alpi, in Trentino e nel Tarvisiano, al confine con la Slovenia; e l’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), presente negli Appennini, che vive in particolare all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo e nelle aree limitrofe.
L’orso bruno marsicano può arrivare a pesare fino a 150 kg e ha un’altezza che oscilla fra i 150 e i 180 cm. Pur essendo onnivoro, si nutre prevalentemente di miele e vegetali (bacche, frutti di bosco, radici), anche se in vista dell’inverno è solito fare “il pieno” di energia nutrendosi di insetti e carcasse di animali.
La stagione dell’accoppiamento, è quella primaverile. La femmina d’orso può anche accoppiarsi con più esemplari maschi; il numero di nati in una cucciolata può oscillare da uno a tre: appena nati i cuccioli di orso pesano meno di 500 g. Per un anno vivono a stretto contatto con la madre all’interno della tana, quando ne escono hanno qualche chiletto in più. Un adulto può arrivare a 200 kg di peso e una dentatura che conta ben 38 denti.
Qualcuno salvi l’orso!
Sebbene l’uomo non rientri fra i cibi preferiti dell’orso, nel corso della storia sono stati numerosi i casi di conflitto uomo-orso e l’animale selvatico è sempre stato una ghiotta preda per cacciatori e bracconieri. Fra il XIX e il XX secolo, in particolare, il numero di esemplari si è ridotto drasticamente.
La situazione è particolarmente drammatica per l’orso bruno marsicano: per più di 400 anni, infatti, questa specie ha vissuto un isolamento geografico e sociale che, se da una parte ha favorito una sua classificazione genetica a se stante, dall’altra ha fatto sì che la sua popolazione, concentrata esclusivamente nella zona degli Appennini, andasse incontro a un progressivo processo di estinzione.
Al momento si contano solo 40 esemplari
L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha inserito l’orso bruno marsicano nella sua lista rossa nella categoria “in pericolo critico”. Fra le principali cause vanno sicuramente menzionati la caccia dei bracconieri, gli investimenti automobilistici (soprattutto nelle aree intorno al parco), la presenza di impianti che hanno un impatto negativo sull’habitat naturale, l’avvelenamento delle carcasse, la diffusione di malattie endemiche come a esempio il cimurro.
Fra il 2010 e il 2014, importanti passi per la tutela dell’orso sono stati fatti grazie alla creazione del progetto Life Arctos, finanziato dalla Commissione Europea e dedicato al monitoraggio della specie, alla limitazione dei danni dovuti alla presenza di orsi problematici e all’incremento della sua presenza nelle aree dell’Appenino.
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La sezione italiana del WWF, infine, ha creato mediatori culturali, detti proprio avvocati dell’orso con il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica, le aziende e le istituzioni sul tema della convivenza uomo-orso.
