Smart mobility: in viaggio verso il futuro

Smart mobility: in viaggio verso il futuro

Utilizzare le moderne infrastrutture tecnologiche per innovare la mobilità urbana e renderla più sostenibile, accessibile ed efficiente: in poche parole, più intelligente, come suggerisce il termine smart mobility. Ecco come questa rivoluzione si farà strada nelle nostre città, tra enormi vantaggi e sfide da superare.

Cattiva qualità dell’aria, inquinamento ambientale ed acustico, congestioni stradali, incidenti, ed inefficienze di vario tipo: questi sono solo alcuni dei problemi che chi vive in città sperimenta ogni giorno quando arriva il momento di percorrere il tragitto casa-lavoro o, semplicemente, muoversi per adempire le consuete faccende quotidiane. Ma c’è di più: a soffrire di tutto questo non sono soltanto i cittadini, ma anche il Pianeta stesso: secondo un’indagine del Gruppo Iren, circa il 90% dei consumi energetici, dell’inquinamento e delle emissioni di gas serra sono da imputare proprio al settore dei trasporti, di cui quello urbano costituisce un’ampia fetta.

Se però cambiamo prospettiva e cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno, questa serie di problematiche sta stimolando una radicale messa in discussione delle modalità di trasporto prevalenti, se non del concetto stesso di mobilità urbana. Ed è proprio in questo contesto che, parallelamente allo sviluppo del concetto di smart city, stiamo oggi assistendo a una svolta fondamentale verso la smart mobility, in italiano “mobilità intelligente”, una transizione guidata dalla crescente connettività e automazione dei veicoli, che mira a rendere i trasporti più efficienti, sostenibili ed accessibili, migliorando al tempo stesso la qualità della vita in città.

In questo articolo, esploreremo in dettaglio significato ed applicazioni pratiche del concetto di smart mobility, per poi focalizzarci sulle principali sfide da superare per permettere la diffusione su larga scala dei mezzi di trasporto intelligente.

Smart mobility: significato del termine “mobilità intelligente”

Crescente connettività e automazione dei veicoli, ma anche un forte accento su forme di trasporto condivise, sostenibili ed efficienti: questi i fondamenti della smart mobility, una vera e propria rivoluzione del concetto di mobilità urbana per come lo abbiamo inteso negli ultimi decenni, che implica necessariamente un ripensamento non solo delle modalità con cui ci spostiamo, ma anche delle infrastrutture stesse che permettono questi spostamenti, nonché degli spazi urbani che abitiamo.

Una risposta alle crescenti sfide sociali, ambientali ed economiche che stanno colpendo in maniera sempre più preoccupante le nostre città e che ha come obiettivo ultimo il benessere dei cittadini e del Pianeta – i primi, assieme ad amministrazioni locali ed organizzazioni non governative, attori primari di questo stesso cambio di paradigma, il secondo una delle principali vittime del modo in cui ci muoviamo ed abitiamo le città.

La chiave per raggiungere questi ambiziosi obiettivi sta quindi nell’integrazione di diverse forme di trasporto, potenziate e rese possibili da una complessa infrastruttura alimentata dagli sviluppi più recenti del cosiddetto “Internet delle Cose” – o Internet of Things, (IoT) – ovvero una rete di oggetti e dispositivi dotati di sensori, attuatori e software che permettono loro di raccogliere diverse tipologie di dati dall’ambiente circostante, interagire con esso e scambiare poi le informazioni ottenute con altri dispositivi o sistemi dello stesso tipo.

Questi dispositivi consentono la raccolta di dati in tempo reale che vengono poi utilizzati per ottimizzare il traffico, migliorare la sicurezza stradale e ridurre le emissioni. Inoltre, l’intelligenza artificiale (IA) e il machine learning giocano un ruolo cruciale nell’ottimizzazione dei sistemi di mobilità, prevedendo pattern di traffico e fornendo in tempo reale soluzioni ai problemi più comuni legati ai congestionamenti urbani.

Internet delle Cose, dispositivi connessi e infrastrutture digitali: le fondamenta della smart mobility

Le cosiddette tecnologie abilitanti – quali l’Internet delle cose (IoT), i sensori, l’intelligenza artificiale (IA) e il machine learning – rappresentano la vera e propria spina dorsale della smart mobility, in quanto forniscono le infrastrutture fisiche e digitali che supportano non solo la circolazione di veicoli connessi e “intelligenti” (come quelli a guida autonoma), ma anche la sicurezza dei tradizionali mezzi di trasporto (pubblici e non) e dei cittadini nel mondo reale.

Analizziamo più nel dettaglio in che modo ciascuna di queste tecnologie può permettere la diffusione di forme di trasporto più intelligenti.

  • Internet delle cose (IoT)
    L’Internet delle cose è una rete di dispositivi fisici connessi tramite Internet, capaci di raccogliere e condividere dati in tempo reale. Nella smart mobility, l’IoT gioca un ruolo cruciale poiché consente la comunicazione e la condivisione di informazioni tra veicoli, infrastrutture stradali e sistemi di gestione del traffico. Ad esempio, i semafori intelligenti possono comunicare con i veicoli per regolare il flusso del traffico in base alle condizioni registrate in tempo reale.
  • Sensori
    I sensori sono dispositivi in grado di rilevare dati ambientali, come temperatura esterna, velocità e posizione dei veicoli e molto altro ancora. Quando questi sensori vengono applicati sui comuni mezzi di trasporto (quali automobili, bus, moto, ma anche biciclette e monopattini elettrici), permettono raccogliere dati chiave per l‘adattamento in tempo reale delle strategie di mobilità, migliorando la sicurezza e l’efficienza complessiva delle reti stradali.
  • Veicoli connessi
    Grazie a sofisticati sistemi di comunicazione wireless, le cosiddette “auto connesse” sono in grado di scambiare dati con altri veicoli e con le stesse infrastrutture stradali, contribuendo a prevenire incidenti e ridurre la congestione del traffico e migliorando di conseguenza la sicurezza stradale. Da un punto di vista pratico, un veicolo connesso non è necessariamente un veicolo a guida autonoma, sebbene lo sviluppo di entrambi debba comunque idealmente andare di pari passo.
  • Intelligenza artificiale (IA)
    L’intelligenza artificiale è una tecnologia che consente ai sistemi di apprendere dai dati e prendere decisioni autonome in modo molto simile a quanto avviene all’interno della mente umana. Nella smart mobility, l’IA è utilizzata per analizzare grandi quantità di dati provenienti da sensori e dispositivi connessi, al fine di identificare modelli di traffico, prevedere congestioni stradali e ottimizzare le rotte dei veicoli. Ad esempio, i sistemi di gestione del traffico basati sull’IA possono regolare i semafori in tempo reale per migliorare il flusso del traffico.
  • Machine Learning
    Il machine learning è una branca dell’IA che si concentra sull’abilità delle macchine di apprendere dai dati e migliorare le proprie prestazioni nel tempo. Nell’ambito della mobilità intelligente, il machine learning può essere utilizzato in svariate applicazioni, come ad esempio lo sviluppo di algoritmi di guida autonoma, ma anche per prevedere la domanda di trasporto pubblico e ottimizzare le strategie di condivisione dei veicoli. Tutto questo permette di creare sistemi di mobilità più efficienti e adattabili alle esigenze in continua evoluzione delle nostre città.

Un esempio concreto dell’applicazione concertata di tutte queste tecnologie potrebbe essere un sistema di trasporto pubblico intelligente che utilizza sensori per monitorare la densità dei passeggeri sui mezzi di trasporto e l’IA per prevedere la domanda in tempo reale. Questo sistema potrebbe quindi adattare automaticamente le frequenze e le rotte dei mezzi pubblici per garantire un servizio ottimale, riducendo al minimo i tempi di attesa e il disagio per i passeggeri.

Smart mobility: i principali sistemi di mobilità intelligente

Al tempo stesso, la smart mobility si propone di integrare diversi sistemi di mobilità – sia urbana che extraurbana – circoscrivibili in cinque grandi macro-categorie:

  1. E-mobility: la E-mobility, o mobilità elettrica, si concentra sulla promozione dell’utilizzo di veicoli alimentati da energia elettrica, come auto elettriche, scooter, monopattini e biciclette elettriche, in modo da ridurre l’impatto ambientale collegato ai trasporti urbani e contribuire così a migliorare la qualità dell’aria e, più in generale, la vivibilità delle città;
  2. Sharing mobility: la sharing mobility -in italiano “mobilità condivisa”- vede nella condivisione dei veicoli (al posto dell’acquisto di veicoli privati) un servizio utile non solo al singolo, ma anche alla collettività. Servizi come il ride-sharing, il car-sharing, bike-sharing e scooter-sharing non solo contribuiscono a ridurre le emissioni di CO2 legate alla circolazione stradale, ma anche a migliorare l’utilizzo delle stesse risorse di mobilità e l’accessibilità delle strade, rese più scorrevoli dal numero inferiore di veicoli circolanti;
  3. Trasporto intermodale: la mobilità intermodale altro non è che l’uso integrato di diversi mezzi di trasporto, come bus, treni, biciclette e servizi di ride-sharing, con il fine di semplificare il viaggio dei passeggeri e delle merci, rendendolo più conveniente, agile e fluido.
  4. Micromobilità: come suggerito dal nome, la micromobilità promuove l’utilizzo di veicoli leggeri e compatti, come monopattini elettrici, microcar, segway e hoverboard. Questi mezzi, pensati per tratte medio-brevi, sono un’ottima soluzione per muoversi in modo agile ed ecologico all’interno degli spazi urbani e permettono non solo di ridurre i tempi di viaggio, ma anche di evitare le congestioni stradali tipiche delle ore di punta.
  5. Mobility as a Service (MaaS): infine, troviamo la MaaS (Mobility as a Service, in italiano “Mobilità come Servizio), MaaS), un approccio olistico alla mobilità che mira a integrare tutte le opzioni di trasporto in un’unica piattaforma. Questo permette ai viaggiatori di pianificare, prenotare e pagare viaggi multi-modalità in modo semplice, utilizzando un’applicazione o un servizio centralizzato. L’obiettivo ultimo è, ancora una volta, di rendere la mobilità più accessibile ed efficiente per gli utenti.

Tra i pilastri alla base del concetto di smart mobility troviamo quindi non solo un marcato orientamento verso forme di mobilità attiva (ovvero che comportano uno sforzo attivo da parte del soggetto, ad esempio recarsi in ufficio a piedi o in bicicletta), ma anche verso la promozione dei mezzi di trasporto pubblici (bus, tram, metro e treni) e di quelli condivisi (la cosiddetta sharing mobility), visti come antidoto alla iper-saturazione delle strade che è ormai tristemente diventata più la regola che l’eccezione nelle nostre città. Al tempo stesso, forte è anche l’enfasi sull’accessibilità e la democratizzazione degli spazi urbani, ad oggi ancora limitata per chi non possiede mezzi di proprietà o non ha accesso a mezzi di trasporto pubblici affidabili e comodamente accessibili dalla propria abitazione.

Le varie forme di smart mobility elencate sopra promettono non solo di ovviare a queste problematiche e fornire ai cittadini maggiore flessibilità, efficienza, sicurezza ed agilità, nonché una marcata riduzione dei tempi di percorrenza e dell’impatto sull’ambiente dei trasporti urbani, ma sono altresì funzionali al raggiungimento degli obiettivi insiti nel concetto di smart city.

Smart city e smart mobility: perchè sono strettamente connesse?

Le smart cities, o città intelligenti, sono comunità urbane che tendono verso l’integrazione delle ultime tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nelle proprie reti ed infrastrutture al fine di migliorare in modo concreto la qualità di vita dei propri cittadini, ottimizzare la qualità dei servizi pubblici e di quelli offerti dalle imprese e promuovere la sostenibilità ambientale.

Attraverso la raccolta e l’analisi in tempo reale di una vasta mole di dati, queste tecnologie consentono infatti di semplificare e ottimizzare la gestione di svariati settori cardine per il buon vivere comune come, per l’appunto, quello dei trasporti,ma anche quello energetico, la gestione dei rifiuti e la sicurezza dei cittadini su tutto il suolo urbano.

In tal senso, la smart mobility – anziché essere considerata in maniera isolata – è un aspetto integrante dei piani di sviluppo di una città intelligente ed è parte di una strategia più ampia volta al miglioramento della vita cittadina. Ad esempio, una smart city può pianificare la costruzione di una rete di trasporto pubblico avanzata, con l’implementazione di bus a emissioni zero e stazioni di ricarica per veicoli elettrici, e allo stesso tempo utilizzare sistemi di gestione del traffico basati su dati raccolti in tempo reale per ottimizzare le rotte dei mezzi e ridurre la congestione stradale.

Vista questa comunanza di obiettivi, -in primis trovare risposte sostenibili e di ampio spettro alle problematiche economiche, sociali e ambientali legate alla crescente urbanizzazione che sta interessando pressoché tutti i Paesi del globo– l’implementazione di soluzioni di mobilità intelligente è fondamentale per il successo di una smart city e, dall’altro canto, il sistema di infrastrutture di una smart city è altresì fondamentale per il pieno funzionamento dei mezzi di trasporto smart.

La sfida è dunque quella di investire in maniera mirata e consapevole in modo da consentire lo sviluppo in parallelo sia di rete infrastrutturali che possano supportare mezzi di trasporto connessi e/o a guida autonoma sia, al contempo, migliorare la sicurezza e la connettività di questi ultimi. Una sfida che richiederà tempo e impegno, sia da parte di governi e amministrazioni comunali, ma anche di cittadini, aziende e investitori privati, tutti attori essenziali per una rivoluzione urbana davvero duratura e sostenibile nel tempo.

Il futuro della smart mobility: le sfide da affrontare

Per concludere, ecco quali sono i principali ostacoli che stanno rallentando la diffusione dei sistemi di smart mobility nel nostro Paese.

  1. Infrastrutture obsolete: molte città italiane presentano ancora oggi infrastrutture stradali obsolete, che mal si prestano a supportare la transizione verso veicoli elettrici e sistemi di mobilità connessi. Lo stesso vale per i sistemi di trasporto pubblico, in generale ancora troppo poco digitalizzati. La necessità di aggiornare e modernizzare queste infrastrutture richiede ingenti investimenti e piani di sviluppo a lungo termine, spesso particolarmente onerosi e poco redditizi nel breve termine.
  2. Sicurezza cibernetica: la crescente connettività dei veicoli e delle infrastrutture espone i sistemi di mobilità al rischio di attacchi informatici. Garantire la sicurezza cibernetica dei veicoli connessi e delle reti di trasporto è una priorità, ma richiede un costante aggiornamento delle misure di protezione, nonché un dispendio di risorse che generalmente, almeno in una fase iniziale, tendono ad essere concentrate in altri compartimenti. Inoltre, la quantità di dati generati dai sistemi di smart mobility è enorme, e gestirli in modo efficiente e sicuro è una sfida tecnica e normativa complessa, che parte dalla definizione di chi detiene ed ha accesso a questi dati.
  3. Privacy e sicurezza dei dati: strettamente collegato al punto precedente, la vasta quantità di dati personali raccolti attraverso sensori, telecamere di sorveglianza ed altre tecnologie sono naturalmente soggetti al rischio di accessi non autorizzati o gli abusi delle informazioni personali che potrebbero mettere a serio pericolo la privacy dei cittadini. Ecco perché emerge con sempre più forza la necessità di sviluppare un quadro normativo che protegga i dati personali da eventuali fughe ed assicuri che questi vengano utilizzati in modo etico. Al tempo stesso, è ugualmente urgente revisionare l’impianto giuridico del Codice della Strada, in modo da tenere in considerazione le sfide uniche legate alla diffusione veicoli autonomi, alla condivisione dei veicoli e ad altri aspetti della mobilità intelligente.
  4. Consumi energetici: i veicoli elettrici consumano un quantitativo di energia superiore a quello dei veicoli con motore a propulsione, a cui va aggiunta quella necessaria per alimentare le infrastrutture tecnologiche e i dispositivi necessari per la loro ricarica e connessione al manto stradale. Il problema sorge quando l’energia utilizzata per questi scopi non proviene da fonti rinnovabili, con effetti negativi sugli ecosistemi naturali, nonché sulla stessa idea di sostenibilità che è alla base del concetto stesso di mobilità intelligente.
  5. Equità e accessibilità: un’altra grande sfida collegata alla diffusione della mobilità intelligente riguarda l’equità nell’accesso ai servizi di trasporto avanzati. In particolare, le preoccupazioni sollevate includono la creazione di divari sociali ed economici (non tutti i cittadini possono permettersi di acquistare o hanno la capacità di guidare veicoli elettrici o a guida parzialmente autonoma), l’accesso alle infrastrutture per le persone con disabilità e la possibilità di fornire un trasporto pubblico accessibile a tutti e a prezzi abbordabili.
  6. Cambiamenti culturali: forse la sfida più difficile da superare per l’adozione di forme di modalit più smart è però la resistenza al cambiamento, sia culturale che comportamentale, che spesso caratterizza allo stesso modo cittadini ed autorità pubbliche. Da un lato, i primi non sono disposti a rinunciare all’uso dei veicoli privati in favore di modalità di trasporto condivise o pubbliche, mentre le seconde sono cieche di fronte alla necessità di investire in un cambio di paradigma che ormai non può più aspettare a lungo.Affrontare queste sfide richiederà lo sforzo condiviso di amministrazioni comunali, cittadini e attori del settore privato, che dovranno impegnarsi non solo a mantenere una linea di comunicazione quanto più onesta e trasparente riguardo le problematiche che, inevitabilmente, sorgeranno con l’adozione delle nuove soluzioni di trasporto, ma anche a modificare le proprie abitudini in favore di un bene comune che, in fin dei conti, è anche un bene personale. La notizia positiva è che, se saremo capaci di superare queste sfide, la smart mobility potrà contribuire in modo significativo a migliorare la qualità della vita nelle nostre città, riducendone traffico e inquinamento e, al tempo stesso, migliorando l’efficienza dei trasporti pubblici e l’accessibilità ai servizi di mobilità.
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