
Sughero: dalla semina della pianta ai tappi, ci vogliono 43 anni
Come si producono i tappi di sughero e perché ci vogliono così tanti anni per produrre un tappo di sughero di qualità?
La produzione di tappi di sughero comincia con la decortica, un’operazione di raccolta della corteccia delle querce da sughero, che avviene ogni anno tra maggio e luglio nel bacino del Mediterraneo.
È infatti in questo periodo (da maggio a fine luglio) che le querce da sughero trattengono maggiormente i liquidi creando così uno strato di linfa tra la corteccia e il tronco, facilitando le operazioni di decortica e permettendo di ridurre al minimo le possibilità di danneggiare le piante.
Se fatta secondo i criteri di sostenibilità e con le dovute certificazioni delle foreste di querce da sughero in cui si effettua, la decortica è una pratica che non danneggia, anzi fa bene alle piante perché permette loro di rinforzarsi e rigenerarsi. È, infatti, proprio grazie a questa operazione che le piante possono rinnovarsi e fornire nuovo sughero di ottima qualità. D’altro canto, come sono soliti ricordare in Sardegna, la decortica sta al sughero come la tosatura sta alla pecora.
Il Mediterraneo è l’ecosistema ideale per la proliferazione delle querce da sughero. La graduatoria dei maggiori produttori mondiali di sughero è guidata dal Portogallo con oltre il 50% sul totale e comprende la Spagna, le regioni dell’Africa settentrionale, la Sardegna, la Sicilia e la Corsica. Il Portogallo è storicamente produttore di tappi da sughero, che venivano utilizzati nell’industria del famoso vino dolce portoghese: il Porto.
Il tempo della natura
Ma la natura non restituisce nulla se non se ne rispettano i ritmi. E il discorso vale anche per il sughero. Dalla semina alla prima decortica occorre, infatti, attendere almeno 25 anni. Il primo sughero di alta qualità sarà, però, disponibile solo alla terza decortica. Calcolando che la decortica viene effettuata ogni 9 anni, il conto è presto fatto… ben 43 anni per il primo sughero utilizzabile per la produzione del prodotto per eccellenza: il tappo!
Altro aspetto da non sottovalutare è la possibilità di riciclare al 100% questo prezioso materiale. Il riciclo dei tappi da sughero è una attività divertente e stimolante. Grazie a una veloce ricerca su internet, è possibile entrare in contatto con associazioni e aziende della propria zona che sanno come riutilizzare e dare nuova vita a un materiale dalle infinite risorse.
Come si produce il sughero
Fase 1 – la decortica
La lavorazione e l’asportazione delle cortecce è un intervento dalle origini antichissime che richiede professionalità, pazienza e rispetto dei ritmi naturali. L’asportazione della corteccia dalle querce da sughero avviene infatti ancora manualmente e artigianalmente, tramite particolari accette che incidono la pianta e, grazie al manico a cuneo, permettono di fare leva nella fessura per un’asportazione ottimale. Questa può sembrare un’operazione semplice, ma occorrono anni e anni di esperienza per non intaccare la pianta e svolgere un lavoro impeccabile. L’operazione è talmente complessa che la professionalità dedita alla decortica è tra le meglio retribuite al mondo in campo agricolo.
Guarda il video su come si fa la decortica
Fase 2 – dalla corteccia al tappo di sughero
Una volta raccolta la corteccia della quercia da sughero in foresta, questa verrà raccolta e messa a stagionare per un periodo che va dai 6 ai 12 mesi. Una volta finita la fase della stagionatura, c’è la fase della bollitura che è molto importante perché permette al sughero di ammorbidirsi e di gonfiarsi e di essere lavorato. Una volta bollito, il sughero viene vaporizzato a una temperatura di 135 gradi, ed è così pronto per essere tritato e tagliato nelle diverse forme: a forma di rondella o direttamente a forma di tappo da sughero. Ogni plancia di sughero viene tagliata e fustellata nella misura del tappo che si desidera artigianalmente: il processo viene infatti svolto manualmente da operai specializzati.
Guarda il video su come si produce un tappo di sughero:
I molteplici utilizzi del sughero
Visti i tempi lunghissimi e le difficoltà per ottenerlo, il sughero è senza dubbio un materiale prezioso.
Su 100 kg di sughero prodotti, solamente 30 kg danno origine a un tappo di sughero. Dove finiscono gli altri 70 kg di un materiale che abbiamo visto essere così prezioso? Per fortuna niente viene buttato. Il materiale di scarto viene utilizzato per produrre i “tappi tecnici” e “tappi da spumante” e una buona quantità di materiale di scarto viene infine dato all’industria, in particolare quella edilizia e d’abbigliamento.
Il sughero infatti è un materiale che ben si presta per la produzione di accessori e capi d’abbigliamento (pensate alle zeppe delle scarpe ad esempio) e per pavimenti e pareti insonorizzate che sfruttano le ottime qualità isolanti del sughero.
Infine dobbiamo dire che anche un settore dalle origini ataviche come quello del sughero, non manca di innovazione e ricerca tecnologica. Negli ultimi anni diverse aziende (anche italiane) hanno iniziato a utilizzare tappi che permettono di evitare il classico inconveniente del vino che sa di tappo. Questa attenzione alla ricerca e alla sperimentazione permette al sughero di contrastare e reggere il confronto con la concorrenza segnata dai tappi in plastica.
Fra le più innovatrici ci sono importanti aziende vinicole di riferimento dell’enologia nazionale come Marchesi Antinori, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Mastroberardino, Cavit o Fontanafredda, che hanno deciso di adottare le cosiddette chiusure Diam, prodotte in Francia: tappi in sughero trattati con anidride supercritica e senza tricloroanisolo, la molecola incriminata quando si sente “puzza di tappo” annusando o assaggiando un vino.
Guarda il video dei tappi Diam
