
L’amministrazione Trump non crede al riscaldamento globale
Gli effetti dell’anidride carbonica (Co2) sulle temperature medie del globo sono chiarissimi: gli studi sull’effetto serra sono cominciati più di 60 anni fa, e hanno dimostrato con evidenze indiscutibili che l’incremento della percentuale di CO2 nell’atmosfera è un fattore chiave nell’incremento delle temperature. Il fenomeno è causato dall’effetto “schermo” che l’anidride carbonica svolge nei confronti delle particelle di aria calda che risalgono verso l’esterno, impedendo loro di raggiungere la stratosfera e di disperdere il calore in eccesso nello spazio. Esattamente come le copertura di una serra, permettono ai raggi solari di passare, e di scaldare l’interno, ma non al calore di dissiparsi.
Negli ultimi decenni i climatologi hanno largamente condiviso l’opinione che le attività umane abbiano avuto un ruolo fondamentale nell’incremento della Co2 che si sta verificando nell’atmosfera del nostro pianeta. Il rapido sviluppo industriale che si è verificato negli ultimi cento anni, la larga diffusione dei veicoli a motore, la crescente necessità di energia, prodotta quasi interamente attraverso l’utilizzo di combustibili fossili, hanno prodotto una quantità di Co2 mai vista nella storia del nostro pianeta.
I dati sull’andamento delle temperature medie dell’ultimo secolo sono impressionanti. Se non ci muoviamo rapidamente per mettere un freno a questa situazione i danni saranno incalcolabili. Lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari avrà conseguenze sul clima che oggi fatichiamo ancora a comprendere appieno, ma il rischio è che portiamo davvero il nostro pianeta vicino a limiti di inabitabilità.
Ci aspetteremmo che i leader del mondo prendessero molto sul serio questo problema, e che lavorassero il più possibile insieme per trovare delle soluzioni.
Ecco perché troviamo estremamente preoccupanti le dichiarazioni rilasciate giovedì scorso da Scott Pruitt recentemente nominato dal presidente Donald Trump come responsabile dell’ US Environmental Protection Agency, l’ente del governo americano che si occupa delle questioni ambientali. Pruitt, contraddicendo tutte le evidenze portate dalla comunità scientifica mondiale, ha sostenuto di non credere che le emissioni di Co2 siano la causa dell’aumento delle temperature:

“penso che misurare con precisione le attività umane riguardo al clima sua qualcosa di molto difficile, e c’è molto disaccordo sul loro impatto, per cui no, io non sono d’accordo che abbiano un contributo fondamentale sul riscaldamento globale”.
Queste le sue parole nel corso di un’intervista rilasciata alla CNBC.
L’amministrazione Obama aveva messo i problemi del clima al centro della propria azione, e aveva fortemente sostenuto la necessità che tutti i paesi del mondo si impegnassero al rispetto del Protocollo di Kyoto, il primo grande accordo internazionale sottoscritto nel 1997, che prevedeva un impegno comune per la riduzione di emissioni di anidride carbonica. Il protocollo era stato già firmato dalla grande maggioranza dei paesi del mondo, e proprio negli Stati Uniti era ancora in attesa di essere ratificato dal Congresso.
L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha evidentemente cambiato in modo radicale la posizione degli Stati Uniti su questi temi. Un esempio concreto è rappresentato dalla ratifica, sottoscritta pochi giorni fa dal presidente, dell’ordine esecutivo che prevede l’avvio della costruzione di due enormi oleodotti, il Keystone Pipeline System, e il Dakota Access, ignorando tra le altre cose le richieste delle tribu Sioux del Nord Dakota, che vedranno con quest’opera distrutte le loro riserve, e che hanno pacificamente invaso Washington per protestare. Queste opere erano state in parte sospese e in parte riviste dal governo Obama, proprio per il loro impatto ambientale.
La priorità del nuovo governo è quindi stata riportata sullo sviluppo industriale basato sui combustibili fossili, come chiedevano le grandi imprese che hanno sostenuto la campagna elettorale di Trump.
La nuova strategia energetica intrapresa dal paese con la prima economia mondiale, rappresenta indubbiamente un enorme fattore di preoccupazione. Soprattutto è sconcertante che si arrivi a negare in modo così palese evidenze che sono ormai sotto gli occhi di tutti, pur di sostenere gli affari di potentati economici e grandi gruppi industriali.
Trump è stato eletto con la promessa di mettere l’America prima di tutto. Ma che ne sarà dell’America nel mondo desertificato verso cui stiamo procedendo a tutta velocità?
