Zone 30 in Italia: rallentare per salvare il Pianeta e migliorare la mobilità urbana

Zone 30 in Italia: rallentare per salvare il Pianeta e migliorare la mobilità urbana

Dopo Milano, Bologna e Roma, cresce il numero di città italiane che hanno deciso di implementare – non senza resistenze – le cosiddette “zone 30”, aree urbane con limite di velocità fissato a 30 km/h. Scopriamo perché rallentare può salvare vite umane e ridurre l’inquinamento ambientale.

Abbassare i limiti di velocità a 30 km/h orari per prevenire incidenti stradali, agevolare la mobilità a piedi ed in bicicletta, agevolare il traffico, e migliorare la qualità dell’aria? Una soluzione che pare davvero funzionare! Molteplici sono infatti gli esempi di città che hanno implementato con successo le cosiddette “zone 30”, ovvero aree urbane in cui la velocità massima consentita è di 30 km/h invece dei canonici 50. Tra queste, troviamo sia le italiane Olbia, Trento e Reggio Emilia, che molteplici città europee, quali Copenhagen, Berlino e Bruxelles, vere e proprie pioniere della mobilità slow.

Perché, allora, la scelta di trasformare una grande e trafficatissima metropoli come Milano, che non brilla certamente per qualità dell’aria (dati recenti hanno classificato il capoluogo meneghino come la terza città più inquinata del mondo, dopo Teheran e Pechino), in una città a zona 30 ha suscitato l’indignazione di una larga fetta della popolazione, nonché di un considerevole numero di esponenti politici attualmente eletti al Parlamento?

In questo articolo, scopriremo quali sono, da una parte, i vantaggi della riduzione dei limiti di velocità a 30 km/h e, dall’altra, quali sono le principali critiche mosse a provvedimento di questo tipo, e perché queste sono spesso infondate. Inoltre, come vedremo, i benefici derivanti dalle zone 30 sono tantissimi, eppure c’è ancora bisogno di un cambiamento culturale per poterli davvero apprezzare.

Zone 30: che cosa sono e come funzionano?

Come intuibile dal nome, le zone 30 altro non sono aree circoscritte di una città in cui il limite di velocità massimo consentito viene abbassato dagli abituali 50 km/h generalmente previsti sulla rete stradale urbana a 30 km/h.

Queste aree, che sono generalmente racchiuse entro le maggiori arterie di viabilità cittadine, e segnalate da appositi cartelli sia in entrata che in uscita, nascono – come vedremo meglio in seguito – con lo scopo principale di migliorare la sicurezza stradale urbana, soprattutto alla luce dell’alto numero di incidenti (talvolta anche gravi) che ogni anno coinvolgono centinaia migliaia di autoveicoli a motore, pedoni e velocipedi (biciclette, monopattini elettrici).
I dati più recenti a nostra disposizione (ISTAT, 2022) parlano addirittura di un aumento nel numero di incidenti stradali nel semestre gennaio-giugno 2022 rispetto all’anno precedente, con lesioni a persone pari a 81.437 persone (+24,7%), numero di feriti pari a 108.996 individui (+25,7 %) e morti entro il sinistro entro il trentesimo giorno dal sinistro di 1.450 (+15,7%), ovvero una media di 450 incidenti, 602 feriti ed 8 morti al giorno. inoltre, secondo dati Istat, 7 incidenti su 10 avvengono proprio all’interno della rete stradale urbana.

Potrebbe interessarti:  Batterie auto elettriche: come sono fatte e quanto durano

Numeri che vanno a cozzare contro il quadro strategico per la sicurezza stradale europea, approvato dal Parlamento Europeo nell’ottobre 2021, che prevede il dimezzamento di feriti gravi e decessi entro il 2030 rispetto al 2019.

Al fine di raggiungere questo ambizioso obiettivo ed invertire il trend degli ultimi anni, le zone 30 dovrebbero includere anche la progettazione di interventi che favoriscano la circolazione a piedi ed in bici, come ad esempio l’incremento del numero di piste ciclabili, piazze pedonalizzate ed aree pedonali.

L’obiettivo ultimo dovrebbe essere proprio quello di trasformare intere città in zone 30, come è già avvenuto nella capitale belga. A Bruxelles, infatti, dal 1 gennaio 2021 è scattato il provvedimento City 30, che prevede il limite di 30 km/h su tutta l’area metropolitana, ad eccezione di alcune arterie suburbane. Di Città 30 si sta anche parlando anche nella nostra Penisola, con Milano e Roma che dovrebbero fare i primi passi verso questa direzione entro i primi mesi del 2024.

Nonostante la decisione di abbassare i limiti di velocità sembra aver fatto storcere più di un naso in due delle città più popolose e trafficate d’Italia, i vantaggi delle zone 30 sono evidenti ed innegabili. Vediamo quali sono i principali.

I vantaggi delle zone 30: più sicurezza, meno inquinamento

Non solo più sicurezza per pedoni e ciclisti e, in generale, un miglioramento nelle condizioni della mobilità urbana, ma anche una riduzione nei livelli di inquinamento atmosferico e acustico, e -addirittura- un notevole risparmio per gli automobilisti stessi: ecco i principali vantaggi delle zone 30.

  • Maggiore sicurezza sulle strade urbane
    Come abbiamo spiegato sopra, ridurre i limiti di velocità significa tutelare gli utenti “più vulnerabili”, ovvero pedoni, ciclisti, anziani e bambini, che molto spesso sono le vittime principali degli incidenti urbani. Alcuni studi hanno evidenziato come ridurre la velocità a 30 km/h porti ad un conseguente dimezzamento nei tempi di arresto di un’automobile. Questo significa che se (sfortunatamente) si viene investiti a 30 km/h, le possibilità di uscirne incolumi si attestano al 90%, mentre se questo accade a 50 km/h, le probabilità si invertono, con soltanto un 10% di possibilità di salvarsi. Una riduzione dei limiti di velocità può dunque risultare fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale, che prevedono una riduzione del 50% delle vittime su strada entro il 2030.
  • Miglioramento della mobilità urbana
    Come abbiamo visto poco fa, le zone 30 incoraggiano la pianificazione e l’ampliamento delle zone pedonali e delle piste ciclabili, strumenti che aiutano a rendere la circolazione sulle strade più “democratica”, oltre che -come vedremo a breve- più sostenibile. Le strade tornano quindi ad essere un bene comune, sicuro ed usufruibile da tutti.
  • Meno smog ed inquinamento acustico
    Limitare la velocità aiuta anche a ridurre l’inquinamento atmosferico ed acustico. Le ragioni sono principalmente due. Da un lato, ridurre la velocità significa poter mantenere uno stile di guida più fluido ed evitare brusche frenate e ripartenze (i cosiddetti “stop and go”),le quali contribuiscono all’inquinamento acustico cittadino e sono responsabili di un ingente consumo di carburante, nonché dell’usura di freni e pneumatici. Usura che sta alla base della produzione delle pericolosissime polveri sottili. Dall’altra, le zone 30 sono un potente incentivo all’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi e green, come bici, monopattini elettrici, ma anche dei tradizionali mezzi di trasporti pubblico che, come vedremo a breve, non sembrano essere toccati in modo particolare da una riduzione nei limiti di velocità urbana.
  • Risparmio per gli automobilisti
    Collegato al punto precedente, uno stile di guida più fluido porta anche ad un minor consumo di carburante e rallenta l’usura delle pastiglie dei freni. Questo si traduce, di conseguenza, in minori spese per la manutenzione ed il rifornimento dei veicoli. Gli automobilisti risulteranno quindi anch’essi vincitori da una riduzione nei limiti di velocità massimi consentiti.
Potrebbe interessarti:  Nelle città che incentivano la mobilità elettrica la qualità dell'aria è migliore

Nonostante i guadagni che si possono trarre da un ampliamento delle zone 30 sia notevole, molte sono ancora le critiche e le perplessità espresse da cittadini ed esponenti della politica. Vediamo quali sono le principali – e perché non hanno ragione di esistere.

Le principali critiche mosse alle Zone 30

«Ricordo al sindaco e al Pd che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare»: questo il Tweet dell’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini in reazione all’Odg (“ordine del giorno”) del sindaco di Milano, Beppe Sala, in cui si manifestava l’intenzione di trasformare il capoluogo meneghino in una cosiddetta “città 30” (Milano è già zona 30 al 14 %). Pensiero condiviso anche da una considerevole fetta di cittadini, che manifesta evidenti perplessità di fronte al pensiero di dover sopportare tempi di percorrenza casa-ufficio ancora più elevati di quelli attuali. Ma è davvero così?
Se partiamo dal presupposto che, nelle maggiori città italiane, la velocità media durante le ore di punta si aggira intorno ai 15-18 km/h, possiamo già capire come il problema non sia nemmeno da porsi. Inoltre, un altro grande “inganno” è dovuto al fatto che, quando guidiamo oltre i limiti urbani, spesso abbiamo la sensazione di procedere velocemente. Salvo poi dover rallentare agli inevitabili semafori, fermarsi agli attraversamenti pedonali, e così via (i cosiddetti “stop and go”). Il risultato è che tutto quello che abbiamo guadagnato nei tratti ad “alta velocità”, viene completamente perso (talvolta anche con gli interessi). In poche parole, corriamo tanto, ma a quale fine?

Al contrario, ridurre la velocità permette non solo di efficientare l’uso di carburante e delle pastiglie dei freni (con conseguente miglioramento della qualità dell’aria cittadina e ad una riduzione dell’inquinamento acustico), ma anche di far circolare all’interno del sistema stradale un numero maggiore di auto, poiché facilita la loro l’immissione all’interno delle principali arterie cittadine. Inoltre, una riduzione nei limiti di velocità potrebbe incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto più sostenibili, soprattutto per le distanze più brevi, riducendo le congestioni stradali e rendendo le vie cittadine più sicure per tutti, anziani e bambini compresi. Il risultato è che anche la libertà dei guidatori aumenta di pari passo alla riduzione dei limiti di velocità, in quanto -forse paradossalmente- si ottengono maggiori velocità medie e attendibilità migliori sui tempi di percorrenza.

Potrebbe interessarti:  La sharing economy volano per l'economia circolare

Questi vantaggi si estendono anche alla rete di trasporto pubblico, che -contrariamente a quanto si potrebbe pensare- non appare particolarmente toccato da una riduzione nei limiti di velocità. Uno studio ha infatti concluso che la riduzione dei limiti di velocità a 30 km/h e un trasporto pubblico di buona qualità sono compatibili, a patto che vengano adottate misure appropriate a garantire efficienza e puntualità delle coincidenze. Ancora una volta, questo è legato al fatto che autobus e tram viaggiano già più lentamente di quanto consentito dal limite di velocità attuale, soprattutto nelle ore di punta e nelle zone più trafficate. Insomma, le principali critiche alle zone 30 sembrano -per lo più- davvero infondate!

Zone 30 in Italia: è necessario un cambiamento culturale

In definitiva, secondo gli esperti la riduzione del limite di velocità all’interno del perimetro urbano da cinquanta a trenta chilometri orari non è collegata né ad un significativo aumento del traffico, né nei tempi di percorrenza casa-ufficio. Al contrario, l’implementazione delle cosiddette zone 30 è funzionale non solo a promuovere l’utilizzo di mezzi di trasporto più green e sostenibili, ma anche a trasformare le strade in luoghi più democratici e sicuri per tutti.

Ovviamente, tutto questo deve essere accompagnato da un adeguato sistema di controlli, dalla presenza capillare di telecamere e sistemi di rilevazione della velocità e, non da ultimo, da un’adeguata campagna di informazione rivolta alla cittadinanza, ancora oggi preoccupata che una riduzione della velocità possa soltanto significare un aumento dei tempi di percorrenza, già particolarmente elevati nelle grandi metropoli italiane.

Abbattere la resistenza culturale degli Italiani pare infatti essere uno degli ostacoli maggiori nel percorso verso una mobilità più attiva e slow, soprattutto se consideriamo che il Bel Paese è il secondo più motorizzato d’Europa dopo il Lussemburgo e che l’automobile è ancora profondamente – e morbosamente – radicata nella nostra tradizione. Fortunatamente, gli esempi virtuosi, anche sul nostro territorio, non mancano – quello che serve è solo il coraggio di seguirne le tracce!

Condividi questo articolo


Iscriviti alla newsletter di Hellogreen